Economia & Lavoro
La nona stretta della BCE: un atto incerto verso un futuro inclemente
La BCE alza i tassi dello 0,25% al 4,25%, ma con incertezze sul futuro. Inflazione e stabilità economica sono in bilico. Mercati reagiscono positivamente.
Se la nona è la sinfonia terminale di Beethoven, è invece improbabile che la nona stretta con cui ieri la BCE ha alzato i tassi di un altro quarto di punto, portandoli al 4,25%, sia l’ultima. Questo passo, pur rappresentando uno scarto dalla retorica aggressiva e granitica cui l’Eurotower è da tempo abbarbicata, lascia ancora molti dubbi e incertezze.
BCE: un cambiamento sottile, ma significativo
Non solo nelle sfumature lessicali, con l’abbandono della locuzione sul costo del denaro da “portato a livelli sufficientemente restrittivi” per piegare l’inflazione verso il target del 2%, ma anche nelle parole di Christine Lagarde. La presidente della BCE, per la prima volta, ha lasciato uno spiraglio alla possibilità che in settembre l’istituto di Francoforte possa adottare una posizione meno ferma. Questo ambiguo atteggiamento lascia aperta la strada a ulteriori strette, benché non venga esclusa completamente la possibilità di una pausa.
Navigare a vista piace ai mercati
Questo navigare a vista sembra al momento piacere ai mercati, come dimostrano le positive reazioni registrate mercoledì 26 luglio (+2,13% a Milano, +1,43% lo Stoxx600) dopo l’annuncio della BCE. Tuttavia, questa flessibilità può presto rivelarsi problematica, poiché l’assenza di chiare direttive per il futuro può generare incertezza e turbolenza nei mercati finanziari.
La Fed inaugura l’era dello “stop and go”
Mercoledì 26 luglio, la Federal Reserve ha inaugurato l’era dello “stop and go”, adottando un atteggiamento più prudente nella sua politica monetaria. La BCE sembra aver seguito l’esempio, ma in modo meno deciso e coerente. Questa mancanza di chiarezza potrebbe tradursi in difficoltà per l’economia dell’eurozona, poiché le decisioni avranno un impatto significativo sugli investimenti e sui tassi di interesse.
L’ossessione per la stabilità dei prezzi della BCE
Il peccato originale della BCE, limitata alla missione di mantenere la stabilità dei prezzi, risiede nell’ossessione di quei Paesi, con la Germania in testa, che preferiscono un’inflazione e una spesa pubblica contenute, persino a costo di tollerare derive recessive. Questa politica non trova favore in Paesi come l’Italia, dove si accusa la BCE di danneggiare imprese e famiglie, rischiando la recessione e rendendo i mutui più onerosi.
Una strategia incerta
La BCE sembra aver puntato su un avvitamento congiunturale per piegare l’inflazione, ma i nove rialzi dei tassi hanno lasciato segni sulla domanda interna, incidendo negativamente sulla manifattura e facendo perdere slancio ai servizi. Questa strategia incerta potrebbe non essere sufficiente a contenere l’inflazione e, in futuro, la BCE potrebbe trovarsi a dover affrontare scelte ancora più difficili.
Conclusioni in bilico
La BCE si trova a un bivio, e solo il tempo dirà quale sarà la sua prossima mossa. La mancanza di una forward guidance chiara e la navigazione a vista rischiano di generare ulteriori incertezze e complicazioni nei mercati finanziari. La BCE dovrà affrontare con sagacia e fermezza le sfide future, altrimenti l’inflazione potrebbe sfuggire al suo controllo e mettere a repentaglio l’economia dell’eurozona. Sarà necessario trovare un equilibrio tra la stabilità dei prezzi e il sostegno alla crescita economica, altrimenti i tassi potrebbero diventare un pericoloso bottone nucleare da evitare.
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