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Recessione in Italia e nella UE? Cerchiamo una risposta

Recessione economica post-pandemia: l’Europa affronta una fase di contrazione con indicatori PMI sotto 50. Domanda di credito debole e aumento dei tassi preoccupano il futuro economico

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Recessione, domanda di credito debole e aumento dei tassi preoccupano il futuro economico
Recessione, domanda di credito debole e aumento dei tassi preoccupano il futuro economico (apertura)

La recessione economica è uno scenario che preoccupa molti osservatori e decisori politici, soprattutto dopo il forte shock provocato dalla pandemia di Covid-19 e dalla crisi energetica che ha colpito l’Europa negli ultimi mesi, ma qual è la reale probabilità di una recessione nel 2023, sia a livello dell’Unione europea che dell’Italia? Quale sarà la sua intensità?

Ci sono degli indicatori previsionali che permettono di avere un’idea anticipata di quello che sarà l’andamento economico futuro e che ci permettono di fare delle supposizioni che possiamo confrontare con quelle degli enti economici come il FMI o la BCE, ben sapendo che nessuno ha la verità in mano.

Uno degli indicatori più seguiti per valutare la dinamica dell’attività economica è l’indice Pmi (Purchasing Managers Index), che misura il livello di fiducia dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero e nei servizi. Un valore superiore a 50 indica una percezione di espansione, mentre un valore inferiore indica una percezione di contrazione.

Segnali di ripresa nel 2023

Secondo i dati di Refinitiv Datastream, l’indice Pmi Composite dell’Eurozona, che combina i due settori, è sceso sotto la soglia dei 50 punti da luglio 2022 a dicembre 2022, segnalando una fase di recessione tecnica (due trimestri consecutivi di contrazione). Tuttavia, da gennaio 2023 si è registrata una risalita dell’indice, che ha superato nuovamente i 50 punti, grazie al miglioramento del settore dei servizi e a una lieve ripresa del settore manifatturiero.

Anche l’indice Pmi Composite dell’Italia ha seguito un andamento simile, con una fase di recessione tecnica nel secondo semestre del 2022 e una ripresa nel primo trimestre del 2023. Il settore dei servizi ha trainato la crescita, mentre il settore manifatturiero ha continuato a soffrire per le difficoltà legate alla carenza di materie prime e alla crisi energetica.

Germania: Indice PMI in iicchiata, industria in crisi

Anche la locomotiva economica europea, la Germania, si trova in una situazione simile all’Italia. L’indice PMI composite tedesco, che misura l’attività economica del settore manifatturiero, è sceso a 48,3 a luglio, il livello più basso da novembre 2022. Questa contrazione attesa dell’attività economica nel suo complesso è però segnata da un drammatico calo nell’indice dell’attività manifatturiera che è sceso a 38,4. Si tratta di valori molto bassi, legato ad un calo drammatico degli ordini. L’industria tedesca, sino a ieri il traino dell’Europa, ne è diventato un grande malato.

Valori con un andamento simile sono stati riscontrati anche negli indici della Francia,  e questo ha condotto ad un andamento negativo di tutti gli indici previsionali PMI europei.

Purtroppo questo non è il solo segnale negativo economico. Il 25 luglio la BCE ha diffuso i dati sulla domanda di credito da parte di famiglie e imprese. Si tratta di un indicatore importante: se le imprese hanno fiducia nel futuro prendono dei prestiti e lo stesso fanno le famiglie. Purtroppo i dati mostrano una contrazione nella richiesta di finanziamenti bancari che, per le attività aziendali, si presenta particolarmente forte, tanto da riportarla ai valori del 2003.

Gli indici segnalatori quindi non fanno prevedere un futuro immediato roseo per l’economia. La BCE a luglio aumenterà nuovamente i tassi e questo metterà altro piombo sulle ali della crescita. Speriamo solamente che questo sia solo una breve parentesi, ma questo dipenderà da quello che i governi e la BCE faranno nel prossimo autunno.

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