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Europa

Meloni e von der Leyen tra slogan e svolte obbligate

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen affrontano sfide su industria e Green Deal. Tra proclami e necessità, l’Italia cerca spazio in Europa mentre Bruxelles bilancia interessi nazionali e sfide globali.

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Ursula von der Leyen e Giorga Meloni
Ursula von der Leyen e Giorga Meloni (© Agenzia Fotogramma)

Quando si parla di industria e sovranità europea, si entra in un terreno scivoloso, dove il pragmatismo degli interessi nazionali si scontra con le promesse di un’Europa unita. In queste ultime settimane, lo scontro – o meglio, il balletto diplomatico – tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen sulla questione industriale e climatica ne è la prova più lampante.

Le tensioni sull’industria: un braccio di ferro silenzioso

Da un lato, abbiamo un’Italia che tenta di ritagliarsi uno spazio come leader manifatturiero europeo, puntando sul sostegno all’industria pesante e alla transizione energetica. Dall’altro, c’è l’Unione Europea, incarnata da una von der Leyen decisa a mantenere la barra dritta sul Green Deal, nonostante il dissenso serpeggiante tra gli Stati membri.

La recente apertura di Bruxelles a una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato – leggasi, il “modello francese” per sostenere le imprese strategiche – è stata vista da molti come un cedimento. Ma è davvero così? La realtà è che la competizione globale con colossi come Stati Uniti e Cina sta spingendo l’Europa a scelte non negoziabili, e non certo per benevolenza verso i singoli Stati.

Per approfondire questo tema, leggi l’articolo sul Green Deal e le sfide europee.

Meloni e la retorica del fare

Giorgia Meloni si è presentata sulla scena europea come la paladina di una nuova politica industriale. Eppure, l’eco dei suoi proclami si infrange spesso contro il muro della realpolitik. La promessa di difendere gli interessi delle imprese italiane si scontra con la necessità di evitare sanzioni o esclusioni dai tavoli decisionali europei.

Un esempio su tutti è la questione della riforma del Patto di stabilità, un nodo che lega mani e piedi non solo l’Italia, ma anche altri Paesi in difficoltà finanziaria. Se Meloni vuole davvero “rivoluzionare l’Europa dall’interno”, dovrà andare oltre i proclami, trasformando le parole in strategie concrete.

 

Von der Leyen e il ruolo della Germania

Dall’altro lato della barricata c’è Ursula von der Leyen, un nome che, per molti, è sinonimo di una politica europea modellata sugli interessi tedeschi. Ma è davvero così? La Presidente della Commissione Europea sta cercando un difficile equilibrio tra la spinta dei Paesi del nord, poco inclini a concessioni, e le richieste del sud, tra cui spicca proprio l’Italia.

Se è vero che la Germania rimane un gigante industriale con enormi margini di manovra, non si può negare che il contesto geopolitico stia limitando anche Berlino. La crisi energetica e la competizione con i sussidi americani del CHIPS Act obbligano la von der Leyen a scelte più flessibili, anche a costo di scontentare i suoi elettori più conservatori.

 

Tra illusioni e necessità

In definitiva, sia Meloni che von der Leyen sono vittime e protagoniste di un sistema europeo che non può più permettersi di navigare a vista. I loro scontri, così come le loro alleanze, sono il riflesso di un continente in bilico tra declino e rilancio. Ma attenzione: il tempo della retorica sta finendo. O si passa ai fatti, o il prezzo lo pagheranno tutti, italiani in primis.

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