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Europa

Putin e la strategia del “dialogo condizionato”

La Russia intensifica gli attacchi in Ucraina colpendo siti energetici, mentre Putin rilancia il dialogo con gli USA. Intanto l’Europa resta in balia della crisi energetica e delle pressioni geopolitiche.

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Vladimir Putin e Donald Trump
Vladimir Putin e Donald Trump (© Agenzia Fotogramma)

Vladimir Putin ha rilanciato una proposta di dialogo: “Tratteremo solo con gli USA”. Un’affermazione che suona come una sfida aperta all’Unione Europea, la quale si trova, ancora una volta, relegata a spettatrice di uno scontro diplomatico tra i due colossi globali. Mentre in Ucraina continuano a piovere missili russi, con un recente attacco che ha colpito i siti energetici di Leopoli, il Cremlino gioca la sua carta più potente: l’energia.

Il messaggio di Putin non è soltanto indirizzato a Washington, ma cela una critica implicita al ruolo marginale della UE nel panorama geopolitico. Se da un lato gli Stati Uniti continuano a fornire supporto militare a Kiev, dall’altro il Cremlino vuole imporre condizioni precise, consapevole del potere che esercita grazie alle risorse energetiche.

Gasdotto TurkStream: sabotaggio o pressione economica?

Nel frattempo, si fanno strada sospetti su un possibile attacco al gasdotto TurkStream, una delle arterie principali che trasporta il gas russo verso l’Europa meridionale. Non è la prima volta che si ipotizzano operazioni di sabotaggio contro le infrastrutture energetiche russe, ma questa volta l’accusa assume una piega diversa: secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe una “UE che lavora per mantenere alti i prezzi del gas su richiesta degli USA”.

Siamo di fronte a una guerra energetica dove ogni attore gioca le proprie carte per ottenere vantaggi strategici. Se il gas diventa l’arma principale di Putin, l’Europa si trova intrappolata tra il bisogno di mantenere una posizione unitaria e le pressioni esterne, principalmente da parte degli Stati Uniti, interessati a vendere il proprio GNL a prezzi più elevati.

L’Europa: vittima o complice del grande gioco?

La domanda cruciale è: l’Europa è davvero in grado di difendere i propri interessi? A giudicare dalla situazione attuale, sembra più una pedina in un gioco dominato da potenze esterne. Le divergenze interne tra gli Stati membri e la dipendenza energetica da fornitori esterni hanno reso la UE fragile e poco incisiva.

Non si tratta solo di diplomazia: è in gioco il futuro energetico del continente. Con l’inverno alle porte e le riserve di gas che potrebbero non bastare, la popolazione europea rischia di pagare il prezzo più alto di una politica estera debole e divisa.

Verso un nuovo equilibrio globale?

La crisi energetica e il conflitto in Ucraina stanno ridisegnando gli equilibri mondiali. Russia e Stati Uniti si contendono il controllo delle risorse, mentre la UE arranca nel tentativo di trovare una via autonoma. In questo scenario, una cosa appare chiara: senza una strategia comune e una leadership forte, l’Europa continuerà a subire le conseguenze di decisioni prese altrove.

Forse è giunto il momento che Bruxelles smetta di essere spettatrice e diventi protagonista, prima che il filo sottile che lega energia e diplomazia si spezzi definitivamente.

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