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Il crepuscolo di Joe Biden

Joe Biden saluta la Casa Bianca denunciando una pericolosa oligarchia, ma fra contraddizioni e tensioni – specie con Kamala Harris – l’America si interroga sul futuro della propria democrazia.

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Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti
Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti (© Agenzia Fotogramma)

È notizia di queste ore che Joe Biden, nel suo recente discorso di commiato, abbia messo in guardia gli americani dall’abuso di potere. A sentirlo, verrebbe da chiedersi chi sia stato l’artefice di gran parte delle politiche di cui oggi lui stesso sembra volersi discostare. Joe Biden ha parlato con il piglio del salvatore della patria, ma la sua presidenza rimane macchiata da numerosi capitoli controversi: dall’intervento in politica estera, tutt’altro che coerente, alla gestione ambigua dei rapporti con gli alleati europei.

La contraddizione del potere

Secondo alcuni osservatori, come quelli de Il Giornale, il vero nodo resta la “pericolosa oligarchia” che si starebbe formando negli Stati Uniti. Biden, in un tratto di pathos retorico, ha denunciato l’oligarchia come il male che minaccia la democrazia, dimenticando, però, che molti dei suoi provvedimenti hanno favorito la concentrazione di potere nelle mani di pochi. È qui che l’America si trova incastrata in un cortocircuito: il presidente uscente denuncia l’abuso di potere, ma è proprio il suo stesso partito ad aver permesso certi disegni di governo apparentemente in contrasto con le promesse elettorali.

Il ruolo di Kamala Harris

Non è un mistero che Kamala Harris, la figura che avrebbe dovuto rappresentare il volto nuovo e carismatico dei Democratici, si sia ritrovata sempre più ai margini delle scelte strategiche dell’amministrazione. Da una parte, Joe Biden la presentava come la “compagna di squadra” ideale; dall’altra, le delegava compiti spinosi senza fornirle l’appoggio necessario. Il risultato è una delusione crescente e un gelo che cala sui Democratici: la cordiale collaborazione tanto sbandierata si è trasformata in una divisione interna, preludio a un possibile terremoto politico.

Tra oligarchia e democrazia

Le parole di Joe Biden, che sottolineano come l’oligarchia sia una minaccia per la democrazia, risultano particolarmente contraddittorie se si pensa a come la sua amministrazione abbia spesso agito in modo unilaterale, soprattutto in merito a questioni come la crisi climatica, l’economia e la politica estera. È giusto denunciare la mancanza di pluralismo nei centri di potere, ma è ipocrita non riconoscere le proprie responsabilità e le proprie contraddizioni.

Una riflessione finale

In un contesto già teso, l’America che Joe Biden ha voluto salutare non è affatto unita. I contrasti interni al Partito Democratico, le accuse di un’oligarchia che sembra non risparmiare nessuno e il progressivo disincanto di personaggi di primo piano come Kamala Harris testimoniano le fragilità di un’amministrazione che, a quanto pare, non è riuscita a mantenere le promesse.

Il cittadino americano si trova così a fare i conti con un presidente che, in un atto finale, mette in guardia dall’abuso di potere ma dimentica di guardare alla condotta del proprio governo. È forse il momento, per gli Stati Uniti, di riscoprire la democrazia non come vuoto slogan, ma come impegno concreto, capace di evitare che gli eccessi di potere trasformino la voce del popolo in un’eco lontana.

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