Medio Oriente
Pausa umanitaria a Gaza: l’annuncio dell’IDF e il rifiuto di Netanyahu, scoppia la polemica
Israele annuncia una pausa tattica a Gaza per motivi umanitari, ma il governo di Netanyahu la critica duramente. Tensioni interne e la minaccia di Hezbollah complicano la situazione.
Israele ha recentemente annunciato una pausa tattica nelle operazioni militari nella Striscia di Gaza, con l’obiettivo di permettere la consegna di aiuti umanitari. Questa decisione, descritta dall’Israel Defense Force (IDF) come una “pausa tattica a Gaza dell’attività militare per scopi umanitari”, prevede uno stop quotidiano delle ostilità dalle 8 alle 19 fino a nuovo avviso.
Lo “scontro” Governo-Esercito
Nonostante l’annuncio, la situazione sul campo resta complessa. Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, ha espresso disappunto per la pausa, definendola “inaccettabile”. Anche il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha dichiarato di non essere stato informato della decisione. L’ultradestra, rappresentata dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ha criticato duramente la pausa, definendola “un annuncio delirante”.
L’obiettivo dichiarato della pausa è umanitario: permettere il passaggio di aiuti attraverso il valico di Kerem Shalom. La situazione umanitaria a Gaza è drammatica, con due milioni di sfollati in condizioni precarie. Nell’ultimo mese, il numero di camion di aiuti è drasticamente diminuito, rendendo la pausa una necessità per evitare ulteriori sofferenze e possibili epidemie.
Sale la tensione con il Libano
La pausa a Gaza sembra anche motivata dalla necessità di rafforzare le truppe israeliane sul fronte nord, in previsione di un possibile conflitto con Hezbollah in Libano. La tensione è alta, con frequenti attacchi di razzi e l’assassinio del comandante militare di Hezbollah, Abu Taleb. L’inviato speciale americano Amos Hochstein e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant sono impegnati in intensi colloqui diplomatici per prevenire un’escalation.
L’annuncio della pausa ha scatenato un’ondata di proteste interne contro il governo Netanyahu. I manifestanti chiedono nuove elezioni e accusano il governo di malgestione del conflitto. La tensione politica interna è palpabile, con scontri tra il gabinetto di guerra e i vertici militari che aggiungono incertezza alla già delicata situazione.
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