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Un treno per Biella: tra utopia e realismo

Biella chiede un trasporto ferroviario dignitoso, con dieci corse giornaliere per pendolari e cittadini. Carlo Piacenza e Michelangelo Pistoletto lanciano un appello contro il pessimismo locale.

Redazione Biella

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Luce in fondo al tunnel
Luce in fondo al tunnel (© Depositphotos)

«Non chiediamo l’alta velocità, ci bastano dieci corse al giorno». Così Carlo Piacenza, insieme al celebre artista Michelangelo Pistoletto, ha riacceso il dibattito sul sistema ferroviario di Biella, un tema che da troppo tempo sembra avvolto in una cappa di pessimismo e rassegnazione. Le parole di Piacenza sono un grido di dignità, un appello per il ritorno alla normalità in una città che si sente sempre più isolata.

Ma se Biella si sente un’isola, non è certo per colpa del mare. Qui il mare manca, così come mancano le infrastrutture adeguate. E non si parla di grandi opere futuristiche, di quelle che promettono miracoli e poi restano sulla carta. No, i biellesi chiedono semplicemente che i loro treni arrivino in orario e che i collegamenti siano sufficienti a garantire una vita dignitosa ai pendolari.

La disfatta dei pendolari: un dramma quotidiano

È ormai consuetudine leggere sui volti dei pendolari biellesi un misto di rassegnazione e stanchezza. Chi deve recarsi ogni giorno a Torino o a Milano per lavoro o studio sa che dipendere dai trasporti pubblici significa accettare un destino incerto: ritardi cronici, soppressioni improvvise e carrozze affollate. Una condizione che mina non solo la qualità della vita, ma anche la fiducia nei confronti delle istituzioni locali e regionali.

A tal proposito, l’iniziativa di Pistoletto e Piacenza non è solo simbolica, ma rappresenta un tentativo concreto di risvegliare le coscienze. Il loro obiettivo è semplice, ma ambizioso: ottenere dieci corse giornaliere efficienti, che possano collegare Biella ai grandi centri urbani in maniera continuativa e affidabile.

Oltre la protesta: una proposta concreta

A differenza di tante battaglie che si limitano al rumore delle rivendicazioni, questa iniziativa si distingue per la sua pragmaticità. Non si chiede l’impossibile, non si invocano grandi opere che rischierebbero di finire nel pantano della burocrazia. Si chiede soltanto che Biella venga dotata di un servizio ferroviario decoroso, che consenta ai suoi cittadini di muoversi senza sentirsi prigionieri di un sistema inefficiente.

La questione dei trasporti è centrale per il futuro del territorio biellese. Senza collegamenti adeguati, ogni tentativo di rilancio economico e culturale rischia di infrangersi contro un muro di isolamento. La cultura, l’industria tessile e le eccellenze locali di Biella meritano di essere messe in connessione con il resto del mondo.

Il pessimismo che uccide la speranza

C’è un male oscuro che affligge Biella, e non è soltanto la carenza di treni. Si tratta di una sorta di pessimismo cronico, un atteggiamento di rassegnazione che ha contagiato molti cittadini. Come osservato in un editoriale della Provincia di Biella, il rischio è che questo pessimismo diventi una profezia autoavverante, soffocando ogni tentativo di cambiamento.

È giunto il momento di abbandonare le parole vuote e le promesse mancate. La fiducia dei cittadini si riconquista con i fatti. Dieci corse giornaliere possono sembrare poche, ma rappresentano un primo passo fondamentale per riavvicinare Biella al resto del Piemonte e della Lombardia.

Il coinvolgimento di figure come Michelangelo Pistoletto, da sempre impegnato nella valorizzazione del territorio biellese attraverso l’arte e la cultura, offre una speranza concreta. Non si tratta solo di una questione di trasporti, ma di una battaglia per il diritto alla mobilità e, in ultima analisi, per il diritto a un futuro migliore.

Forse non vedremo mai un treno ad alta velocità sfrecciare tra le colline biellesi, ma possiamo ancora sperare in una rete ferroviaria degna di questo nome. Se anche questa battaglia dovesse fallire, almeno nessuno potrà dire che Biella non ha tentato di cambiare il proprio destino.

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