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Bibbia, Patria e Latino: le radici che costruiscono il futuro

Lo studio di Bibbia, patria e latino per formare studenti consapevoli e radicati. Dall’identità culturale alle competenze digitali: un equilibrio che valorizza passato e futuro nella scuola italiana.

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Il Ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara
Il Ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara (© Agenzia Fotogramma)

Sono lieto che si discuta nuovamente di Bibbia, patria e latino come proposte decisive per rinnovare la formazione nella scuola italiana. Sì, avete capito bene: ritengo che queste tre componenti, se ben inserite e sviluppate, possano rappresentare la linfa vitale di un’educazione capace di conciliare il meglio del passato con le esigenze del presente.

In questi mesi, la commissione di esperti incaricata dal MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito) sta delineando i contorni della scuola del 2026. E fra le novità spicca proprio l’intenzione di rafforzare la presenza di ciò che è stato definito, con qualche ironia, il “tris antico”: Bibbia, patria e latino.

Perché la Bibbia fa bene allo spirito critico

Sostenere lo studio della Bibbia non significa, come qualcuno teme, imporre una prospettiva confessionale. Al contrario, significa riconoscere il ruolo di un testo millenario che ha permeato arte, letteratura, filosofia e tradizioni di gran parte del mondo occidentale – e non solo. Leggere e interpretare la Bibbia con sguardo critico e culturale permette ai ragazzi di esercitarsi in un’analisi che supera la dimensione strettamente religiosa e li allena alla comprensione dei simboli e dei riferimenti che popolano ogni settore del nostro patrimonio artistico e letterario.

Il valore di un amore di Patria maturo

Passiamo poi alla patria. Qualcuno obietterà che tale parola sia superata, intrisa di retorica ottocentesca; a me, invece, pare che la questione sia di vitale importanza. Parlare di patria vuol dire insegnare il senso di appartenenza a una comunità, senza tuttavia scadere in nazionalismi esasperati. Significa ricordare che l’Italia è il frutto di un intreccio di popoli, culture e visioni, e che difendere le proprie radici non è in antitesi con l’aprirsi al mondo.

Anzi, un genuino amore di patria può aiutarci a non rassegnarci davanti all’indifferenza civica e all’astensionismo dilagante, specialmente tra i più giovani. Approfondendo la storia del Risorgimento o esplorando le pagine della Costituzione, i ragazzi scoprono che la partecipazione e l’identità sono leve fondamentali per una società democratica.

Il Latino come palestra di logica e pensiero

Infine, che dire del latino? Ebbene, questa antica lingua non è soltanto il fondamento etimologico dell’italiano, ma costituisce una straordinaria scuola di logica. Tradurre dal latino obbliga a un rigore e a un’attenzione linguistica che formano lo spirito critico. Inoltre, la letteratura latina – da Marco Tullio Cicerone a Publio Virgilio Marone – è costellata di riflessioni che continuano a parlarci anche oggi, offrendoci un punto di vista universalmente valido su politica, etica, rapporti umani.

Una scuola proiettata al futuro, senza rinnegare il passato

Potrà sembrare strano esaltare la Bibbia, la patria e il latino in un’epoca dominata dall’Intelligenza artificiale e dal mondo digitale. Eppure, è proprio confrontandoci con le nostre radici che possiamo capire meglio dove vogliamo andare. Gli strumenti tecnologici, la capacità di fact checking, lo sviluppo del pensiero critico e l’educazione relazionale e sessuale restano traguardi imprescindibili, ma nulla vieta che questi obiettivi convivano con uno sguardo rispettoso e curioso verso il passato.

Scommettere su un approccio formativo che tenga insieme tanto la storia antica quanto le competenze digitali è una strada impegnativa, ma capace di creare studenti flessibili, aperti, e fortemente radicati nella propria identità.

Il coraggio di coltivare le nostre radici

Credo che la commissione del MIM stia lavorando in una direzione che restituisce dignità a ciò che molti consideravano vetusto. Perché privare i nostri ragazzi di un contatto diretto con le storie bibliche, di un senso di appartenenza al Paese in cui vivono, di una lingua che ci ricorda da dove veniamo? In fondo, chi si radica con solide basi non teme gli stimoli della modernità; anzi, li affronta con consapevolezza.

Ripartire da Bibbia, patria e latino, allora, non è un balzo indietro, ma un modo per gettare nuove fondamenta. L’importante è che a queste si affianchino, con pari passione, la volontà di innovare la didattica, la ricerca di metodi stimolanti e la capacità di interpretare un mondo in vertiginosa evoluzione. In sintesi, si può avanzare solidi e fieri se non si teme di guardare alle proprie radici, forti di una storia che non è mai immobile, ma si rinnova ad ogni passo nel futuro.

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