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Opinioni

Franco Fracassi: «Vi svelo chi impedisce la pace tra Israele e Palestina»

Al DiariodelWeb.it il giornalista Franco Fracassi, che nel suo ultimo libro «Guerra alla pace» ha condensato dieci anni di inchiesta sul conflitto israelo-palestinese

Fabrizio Corgnati

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Un recente corteo a sostegno della Palestina a Milano (© Fotogramma)

Anche nel conflitto tra Israele e Palestina sono scese in campo le fazioni di tifosi, sia nell’opinione pubblica che tra gli Stati. C’è chi difende a spada tratta l’una e l’altra parte, omettendo o addirittura distorcendo a proprio vantaggio i fatti storici. In un caos di opposte propagande, cercare di capire come stiano davvero le cose è molto difficile: ci ha provato il giornalista Franco Fracassi, conducendo un’inchiesta importante, durata per quasi dieci anni in giro per il mondo. Così ha scoperto come è nata davvero la guerra in Medio Oriente, ma soprattutto chi ha interesse a non farla finire. Il DiariodelWeb.it lo ha intervistato per presentare il libro che ha dedicato a questo tema, intitolato «Guerra alla pace», che si può reperire solo scrivendo alla sua email francofracassi1@gmail.com.

Franco Fracassi, la sua inchiesta comincia ben prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso.
Premetto che seguo le vicende israelo-palestinesi ormai dalla fine degli anni ’80. Ho iniziato studiando tutti i documenti a disposizione, poi ho girato molti Paesi del mondo: Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Egitto, Giordania, Israele e Palestina. Ho raccolto materiale e incontrato un centinaio tra esperti, storici, testimoni, agenti dei servizi segreti, terroristi.

La domanda che si pongono tutti è: perché è così difficile arrivare a una pace tra israeliani e palestinesi?
Mi sono reso conto che la ragione non è la mancanza di volontà dei due popoli. Semmai, ci sono altri soggetti che impongono la guerra perpetua a tutti i costi, per mantenere il proprio potere, per guadagnare denaro, in alcuni casi addirittura per continuare a esistere.

Quali sono questi soggetti?
In Palestina sicuramente Hamas e una parte di Fatah, che in questo momento governa in Cisgiordania. In Israele le forze armate, dalle cui file vengono la stragrande maggioranza dei primi ministri e che dunque hanno un enorme potere nello Stato, ma anche i servizi segreti, Mossad e Shin Bet, oltre a tutto il comparto industriale della sicurezza.

Cosa c’entra la sicurezza?
Israele è leader nel mondo in questo settore: vi si rivolgono le polizie e gli eserciti, molti leader politici, i magnati della finanza mondiale, e organizzazioni di qualsiasi evento internazionale, dalle Olimpiadi ai Mondiali di calcio. Stiamo parlando di appalti giganteschi, da miliardi di euro. È la guerra perpetua che gli consente di sperimentare quotidianamente tutto quello che insegna, altrimenti sarebbe un Paese come un altro.

E poi?
C’è l’industria dei diamanti, floridissima, che da decenni ha assunto un ruolo chiave per la posizione ideologica dei sionisti più estremi di farla finita con i palestinesi. E c’è quella dell’acqua del fiume Giordano, che in una zona arida del mondo è quasi tutta sfruttata dagli israeliani, anche per la loro l’importante industria agricola.

Uscendo da Israele e Palestina, chi altro ci guadagna da questa guerra?
I Paesi musulmani, dalla Giordania all’Iran, che facendo il pianto greco sulla condizione dei palestinesi hanno costruito tutte le loro fortune, salvo poi ignorarli completamente. L’Arabia Saudita e le altre nazioni del Golfo per via del prezzo del petrolio, che in momenti di conflitto tende a salire.

In Occidente?
Francesi e inglesi hanno intrecciato affari giganteschi con gli israeliani, nel campo della sicurezza e dello sviluppo nucleare. Mentre negli Stati Uniti la questione, più che economica, è ideologica.

In che senso?
Esiste un’enorme base elettorale, stiamo parlando di 75 milioni di persone, formata dai cristiani evangelici. Quelli, per intenderci, che fanno le adunate negli stadi con i predicatori. Hanno una potenza di fuoco di oltre 450 stazioni radio e 150 televisioni, sono talmente tanti che possono decidere l’elezione di un candidato alla Camera, al Senato o alla presidenza.

E cosa c’entrano con la guerra in Medio Oriente?
La loro convinzione religiosa è che il popolo eletto sia quello statunitense, ma la terra eletta sia la Terra santa. Che, nella loro idea, deve essere custodita dagli israeliani, mentre i musulmani sono gli infedeli. Paradossalmente, sono loro i sionisti più forsennati.

Quindi sono loro, non gli ebrei, a spostare gli Usa così fortemente da parte di Israele?
Esattamente. Gli stessi, tanto per capirci, che appoggiano la lobby delle armi, per cui non si può vietare l’acquisto di un carro armato da parte di un privato.

Lei ha scoperto anche un legame incredibile tra Israele e i nazisti.
Non è un segreto che i nazisti fossero antisemiti. Alla fine della seconda guerra mondiale, alcuni di loro scapparono in Medio Oriente. Presero base in Egitto e in altri Paesi arabi, fomentando il conflitto contro Israele. Ma poi successe l’impensabile.

Ovvero?
Che, per sabotare i nazisti che stavano con gli arabi, gli israeliani si rivolsero ad altri nazisti. In particolare a Otto Skorzeny, quello che liberò Mussolini al Gran Sasso, il capo della rete spionistica del terzo Reich, un vero e proprio criminale di guerra ricercato in almeno quattro Paesi, uno dei nemici numero uno dei cacciatori di nazisti.

Mi sta dicendo che un personaggio del genere fu assoldato da Israele?
Esatto. Fino alla sua morte Skorzeny lavorerà per il Mossad. Ora, io capisco le esigenze della guerra, ma ricordo che la retorica dell’Olocausto è stata abbondantemente usata per giustificare il comportamento di Israele. Se ne fai una tua bandiera, poi è osceno che ti rivolgi a uno dei maggiori responsabili per trarre dei vantaggi geopolitici. Una follia.

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