Opinioni
Igor La Spada: «Se si affossa il Superbonus, a rischio un milione di posti di lavoro»
Al DiariodelWeb.it parla l’ingegner Igor La Spada, presidente della Class action nazionale dell’edilizia, che domani scenderà in piazza dell’Esquilino a Roma
Il mondo dell’edilizia scende in piazza. Domani, martedì 7 marzo, in piazza dell’Esquilino a Roma è in programma la grande manifestazione promossa dal Cande, Class action nazionale dell’edilizia. La protesta metterà nel mirino i recenti provvedimenti che hanno sostanzialmente affossato il Superbonus 110% e messo in difficoltà quegli imprenditori e cittadini che in questi anni hanno usufruito della legge e vedono oggi bloccati i loro crediti. Il presidente dell’associazione, l’ingegner Igor La Spada, ha spiegato le ragioni della protesta ai microfoni del DiariodelWeb.it.
Ingegner La Spada, che cosa chiedete con la manifestazione di domani?
Quello che chiediamo ormai da un anno e mezzo a questa parte: lo sblocco definitivo dei crediti incagliati e il ripristino della normativa del Superbonus nella sua forma originaria, in particolare l’articolo 121, quello che consentiva la multicedibilità illimitata.
Perché lo auspicate con questa forza?
Perché, al di là dei colori politici, ormai è noto che la strada dell’efficientamento energetico e dell’adeguamento sismico è quella che ci impone l’Unione europea, come Stato membro. In più oggi abbiamo un altro elemento sul tavolo.
Quale?
Prima l’Eurostat e poi l’Istat si sono pronunciate in merito alla pagabilità dei crediti d’imposta, ma soprattutto ai benefici e all’impegno in termini finanziari da parte dello Stato italiano. Quindi ormai abbiamo i dati per affermare che la storia del buco, delle frodi, dei duemila euro a cittadini, che il governo va blaterando da quattro mesi, sono balle colossali. Sono stati smascherati.
Che opinione vi siete fatti della posizione del governo?
Non fa altro che cercare di affossare questa manovra esclusivamente perché l’ha creata il Movimento 5 stelle. E lo diciamo noi che non sosteniamo una parte politica piuttosto che un’altra, la nostra è un’associazione assolutamente apartitica.
Per questioni puramente politiche si rischia di affossare una norma che ha portato benefici.
Benefici mostruosi. Fino a oggi lo dicevano gli studi di enti terzi, che pure avevano la loro valenza: la Luiss Business School sosteneva che il Superbonus avesse un effetto moltiplicatore di 3,2, Nomisma arrivava a un risultato addirittura leggermente superiore, di 3,5. Adesso è arrivata pure l’Istat.
Che cosa dicono le statistiche?
Che non solo questa norma è effettivamente servita, ma addirittura ha rialzato le stime dell’incremento del Pil per il 2021 dal 6,7 al 7%. Fra l’altro il governo si è ritrovato un bel tesoretto di extragettito Iva che anch’esso può venire solo dal Superbonus. Grazie al quale il settore trainante per l’economia post-pandemica è stata proprio l’edilizia.
Che effetto rischia di avere il blocco dei crediti sulle piccole e medie imprese?
Con una sola parola, catastrofico. Ci sono in ballo 50-60 mila imprese che hanno cercato di applicare una norma dello Stato, quindi hanno investito nel lungo periodo, e circa un milione di posti di lavoro. Senza considerare il problema delle famiglie che si trovano con i lavori iniziati. E che, se continueremo con questa tendenza, non vedranno mai finire. Anzi, addirittura dovranno restituire le parti di incentivo che avevano già ricevuto.
C’è anche una questione di rispetto dei patti tra Stato e cittadini.
Lo Stato ci ha traditi fin da subito, da quando è subentrato il governo Draghi. Dal decreto antifrode in poi, è stato un continuo cambiamento delle regole in corsa. Parliamo di 24, se non 25, interventi normativi. L’edilizia non è un’attività che può essere programmata dall’oggi al domani: ha bisogno di norme certe, precise e stabili. Se le si modifica quando i lavori sono in corso di realizzazione, è logico che si incontrano problematiche non indifferenti. Tutto ciò ha creato una sfiducia mostruosa verso la cessione dei crediti e i bonus edilizi.
Voi chiedete addirittura l’impeachment del ministro Giorgetti.
Che è assolutamente inadeguato al suo ruolo. Si è laureato in Economia alla Bocconi, è vero, ma non ha lavorato un solo giorno della sua vita: ha sempre e solo fatto politica. E lo sta dimostrando con i fatti.
Non avete fiducia che possa risolvere questa situazione?
Nel modo più assoluto. Non ha né le competenze, né la comprensione del settore dei crediti fiscali. E poi è un draghiano per eccellenza, e sappiamo bene quanto quella mentalità sia contraria allo sviluppo della piccola e media impresa, che invece è il cuore pulsante del Paese.
Non è curioso che al ministero dell’Economia ci sia un draghiano, quando Giorgia Meloni ha vinto le elezioni proprio stando all’opposizione del governo Draghi?
Sì, onestamente ha sorpreso anche me che la Meloni abbia messo il ministero più importante di tutti nelle mani di un draghiano. Fra l’altro la campagna elettorale di Fratelli d’Italia è stata fatta tutta sul Superbonus, dicendo che intendevano risolvere il problema dei crediti incagliati, migliorare questa manovra e darle respiro.
Invece come è andata a finire?
Che hanno fatto due interventi: prima lo hanno portato dal 110 al 90% e poi l’hanno ammazzato completamente togliendo la cessione dei crediti. Hanno tradito il mandato elettorale.
Se dovessimo lanciare un appello alla Meloni, dunque, sarebbe al rispetto delle promesse che aveva fatto.
Non credo che abbia intenzione di farlo. Il mio pensiero personale è che questo governo sia inadeguato al particolare momento che stiamo vivendo. Nonostante sui social continuino ad autoproclamarsi salvatori del mondo, sbandierando sondaggi, finiscono per dire una fesseria dietro l’altra. Almeno in questo primo anno.
Confidate nel fatto che la vostra battaglia possa sortire degli effetti?
Sì, se non nel breve periodo quantomeno nel medio-lungo termine. La nostra associazione sta crescendo molto e la nostra battaglia non riguarda solo il Superbonus. Siamo promotori del piano europeo per rendere efficienti le nostre abitazioni, è un progetto nel quale crediamo. E siamo ottimisti che la strada sia quella. Non possiamo dire che ce lo chiede l’Europa solo quando ci conviene. Il fatto che le figure istituzionali europee abbiano a cuore l’aspetto green mi fa ben sperare.
Continua a leggere le notizie di DiariodelWeb.it e segui la nostra pagina Facebook