Opinioni
Paolo Grimoldi: «La Lega deve fare la Lega, ha perso identità e progetto politico»
Il leghista Paolo Grimoldi, ex deputato e segretario della Lega Lombarda fedelissimo di Bossi, spiega al DiariodelWeb.it le posizioni del Comitato Nord, che lui stesso guida
Dopo la batosta delle ultime elezioni politiche si è aperto il dibattito in casa Lega. Per la prima volta la segreteria Salvini, fino a questo momento indiscussa, viene messa sul banco degli imputati: colpevole, secondo i nostalgici della linea bossiana della prima ora, di avere dimenticato le istanze del nord. Non a caso, negli scorsi mesi ha visto la luce una costola del partito che si è battezzata Comitato Nord, guidata da Paolo Grimoldi, ex deputato, ex segretario della Lega Lombarda e fedelissimo di Umberto Bossi. Così al DiariodelWeb.it ha raccontato le posizioni della sua corrente.
Paolo Grimoldi, in questo momento ci sono due Leghe?
Assolutamente no. La Lega è una sola.
Quindi il Comitato Nord non è una prova tecnica di scissione?
Questo lo hanno scritto i giornali. Noi non lo abbiamo mai pensato, tanto è vero che non c’è nessuna lista del Comitato Nord che si presenta alle Regionali.
E allora qual è il vostro obiettivo?
Quello che abbiamo sempre detto: semplicemente ridare un’identità e un progetto politico alla Lega.
Salvini lo ha smarrito?
Non è un problema di persone. A livello elettorale non abbiamo premuto abbastanza l’acceleratore su un progetto politico chiaro, definito, che dovrebbe connotare il dna della Lega.
Però, se dice questo, significa che evidentemente il leader pro tempore deve aver commesso degli errori.
La mancanza d’identità non è necessariamente un errore. Lo diventa se si persevera in questa mancanza d’identità. Nella storia della Lega ci sono stati diversi momenti in cui c’è mancata progettualità politica: questo è uno di quelli. L’importante è capire.
In altre parole voi state semplicemente analizzando il segnale che è giunto dalle ultime elezioni politiche?
Esatto. Se un tuo alleato, ma competitor, prende dal doppio al triplo dei tuoi voti nel profondo nord, evidentemente o loro hanno iniziato a parlare al nord o tu hai smesso. Noi facciamo notare questa questione.
La Lega si è messa troppo a rimorchio di Fratelli d’Italia?
Non a rimorchio. Non abbiamo un progetto politico definito rispetto a loro.
C’è anche un tema relativo alla gestione interna del partito? Si accusa Salvini di essere troppo accentratore e di circondarsi solo di fedelissimi.
Il problema è che un partito autonomista come la Lega non può avere segretari nominati. Altre particolari criticità non le ravviso, ma questa sul territorio si sente.
Questo problema riguarda anche lei direttamente, che è stato avvicendato nel ruolo di segretario regionale in Lombardia.
Il problema non è l’avvicendamento, è il metodo. Il regolamento impone che il rinnovo delle segreterie avvenga tramite il voto in un congresso. Tradotto: la base deve potersi esprimere.
Nonostante questo, alle prossime elezioni regionali conferma che siete tutti convintamente a sostegno di Fontana?
Confermo.
Invece, sul piano nazionale, che idea si è fatto dei primi cento giorni del governo Meloni?
Per ora non ho nulla da dire, mi pare che stia facendo quello che deve e ne condivido l’azione. La parte del leone la fa l’economia. Con le poche risorse a disposizione e con la situazione di crisi e di guerra, si è sostanzialmente portata avanti la stessa impostazione già delineata dal governo Draghi, che è difficile da criticare.
È convinto che questo sarà il governo che porterà all’autonomia, come chiedono i vostri ministri?
Lo spero. Lo si capirà a breve.
Fratelli d’Italia, però, sembra puntare piuttosto sul presidenzialismo.
È evidente che l’autonomia sia già prevista in Costituzione, mentre per la riforma presidenziale, qualora la si faccia, dovrebbe essere modificata la Carta. Questo, in termini tecnici, prevede un iter assolutamente diverso, soprattutto a livello di tempistiche.
Quindi?
Quindi, se c’è la volontà politica di portare avanti l’autonomia, voglio credere che la si faccia nell’anno in corso, e non rimandandola a dopo un’eventuale riforma presidenziale.
Se così non dovesse essere, il suo giudizio sul governo Meloni cambierebbe?
Non posso accusare la Meloni di portare avanti il suo programma.
Non mi riferisco solo al presidente del Consiglio, ma a tutto l’esecutivo, compresa la rappresentanza della Lega…
È ovvio che la Lega deve fare la Lega. E qui torniamo alla questione della mancanza d’identità e di progetto politico.
Ma esiste davvero, nella Lega di oggi, un leader alternativo a Matteo Salvini?
Salvini ha traghettato bene il partito, come prima di lui Maroni e il padre fondatore Umberto Bossi. Fortunatamente la Lega può contare su tante persone assolutamente capaci e di spessore, spendibili per ogni ambito, in grado di dare un contributo d’idee e di supporto. Questa è la nostra forza.
Insomma, si può pensare a una Lega post-salviniana.
La Lega è nata per un progetto politico, che va al di là delle singole persone. Ha degli scopi ben precisi e per fortuna le idee sono il vero collante, non gli uomini.
Non è un partito personalistico, intende.
Salvini è il terzo segretario. Non il primo.
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ERNESTO CREMONESI
18 Gennaio 2023 at 16:35
Ormai non possono più avere parola in capitolo! Si sono dimostrati degli ignorantissimi! Devono apprendere, in assoluto, i principi di una buona politica per portare certi risultati! ormai troppo tardi! culturalmente sciatti e troppo ingordi!!!
requis
18 Gennaio 2023 at 16:52
Intervista strana, sembra quasi che si siano messi d’accordo “Tu cerchi di farmi dire ciò che non voglio dire, ed insisti. Io faccio degli slalom alla Toeni e così pareggiamo”. Si dirà che un po’ tutte le interviste, o quasi, sono di questa natura. Sarà, ma qui si è esagerato. Chissà che non vi convenga ripensarci e rifarla con uno stile diverso, tanto diverso da risultare credibile.