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Politica

Caso Delmastro-Donzelli, Meloni chiede di abbassare i toni (anche ai suoi)

La Premier continua a difendere i suoi fedelissimi. Allo stesso tempo, però, si rende conto che l’invito a stemperare il clima e a perseguire un atteggiamento unitario non può essere unidirezionale

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Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (© Palazzo Chigi)

BERLINO – Magari per qualche minuto ha sperato davvero che le questioni interne non la avrebbero seguita in giro per l’Europa, che il caso Donzelli-Delmastro non avrebbe intaccato la doppia visita: quella in mattinata a Stoccolma con il premier svedese Ulf Kristersson e, soprattutto, l’esordio a Berlino e l’incontro bilaterale con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Due incontri preparatori del Consiglio europeo straordinario della settimana prossima che, sui due dossier fondamentali – ossia gestione dei migranti e risposta all’Inflaction reduction act americano – già parte in salita per Giorgia Meloni.

L’illusione comunque deve essere durata davvero poco. E non soltanto perché da giorni le opposizioni le chiedono di prendere una posizione chiara sulla diffusione, fatta da due suoi fedelissimi, di conversazioni avute in regime di 41 bis dall’anarchico Alfredo Cospito con un boss della ‘ndrangheta, ma anche anche perchè a metterci del suo è uno dei diretti interessati. In un’intervista a ‘Il biellese’, infatti, il sottosegretario alla Giustizia ha definito un “inchino ai mafiosi” le visite di quattro parlamentari dem proprio a Cospito nel carcere di Sassari.

E così, in piedi accanto al Cancelliere tedesco, la premier italiana si trova di fronte alla inevitabile domanda: condivide quelle parole? Delmastro può restare al suo posto? E Donzelli, parlando in aula dei contenuti di quei documenti della polizia penitenziaria, non ha fatto una di quelle che spesso ha definito ‘sgrammaticature istituzionali”?

La risposta della presidente del Consiglio è in realtà un rinvio. In questo caso, però, almeno a data certa. “Facciamo così, siccome non credo che la stampa internazionale sia interessata a questo dibattito, su questo rispondo domani mattina molto volentieri”. Per Giorgia Meloni – viene spiegato – poiché l’indagine interna già fatta dal ministero della Giustizia ha rivelato che quei documenti erano sì a divulgazione limitata, ma non secretati, Delmastro (ma anche Donzelli) possono rimanere al loro posto a meno che dalle indagini della Procura – nata da una denuncia di Angelo Bonelli – non emergano novità rilevanti.

La “minaccia reale” degli anarchici contro lo Stato

La strategia della presidente del Consiglio, però, è anche quella di spostare l’attenzione dalla polemica politica interna a quella che definisce la “minaccia reale” degli anarchici contro lo Stato. Tanto che di questo aspetto non si fa nessun cruccio a parlare davanti alla stampa internazionale. La premier spiega che in Italia c’è “un problema che mi pare molti stanno sottovalutando”, ossia che ci sono attacchi fatti “con l’obiettivo di rimuovere il carcere duro, obiettivo al quale punta anche la mafia” che andrebbero affrontati con un livello di discussione “più alto”.

A riprova della gravità delle minacce cita anche la decisione di assegnare una scorta ai protagonisti di questa vicenda, più il sottosegretario leghista alla Giustizia, Andrea Ostellari. Queste cose, osserva, “non sono mai una vittoria”. Insomma, la premier continua a difendere i suoi fedelissimi. Allo stesso tempo, però, si rende conto che quell’invito a stemperare il clima e a perseguire un atteggiamento unitario non può essere unidirezionale. “Faccio un appello a me stessa e a tutti a non dividerci davanti a una cosa del genere. C’è una minaccia reale, vorrei richiamare tutti alla responsabilità. E tutti vuol dire tutti”. Quindi, anche i deputati di Fdi. Insomma, dimissioni no, ma una reprimenda sì.

D’altra parte, l’invito ad abbassare i toni non le è soltanto funzionale al tentativo di uscire dall’impasse in cui il governo si è trovato dopo la bagarre in aula di lunedì, ma sarebbe stato anche fortemente sollecitato, con rigorosa moral suasion, dal presidente della Repubblica.

(con fonte Askanews)

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1 Commento

1 Commento

  1. ermanno

    3 Febbraio 2023 at 21:14

    Chi ha interesse ad eliminare il Carcere duro in questo momento? Non c’è foglia che si muova, che “Dio” non voglia.Sono per la rieducazione del detenuto – anche se nel 41 bis.

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