Politica
Giorgia Meloni e Donald Trump: la diplomazia del necessario
Giorgia Meloni incontra Donald Trump per affrontare temi cruciali: il “bacio della morte” politico di Biden e il caso dell’ingegnere iraniano legato alla liberazione di Cecilia Sala, con tensioni USA-Italia.
Quando Giorgia Meloni vola oltreoceano per incontrare Donald Trump a Mar-a-Lago, non si tratta di un viaggio ordinario. Non è il consueto protocollo diplomatico che governa i rapporti tra un premier europeo e il prossimo presidente americano. No, questo incontro si colloca in un contesto ben più complesso, in cui gli interessi geopolitici e i rapporti di forza internazionali giocano un ruolo cruciale.
La domanda fondamentale è: perché Meloni ha dovuto affrontare questa trasferta negli Stati Uniti? La risposta, come spesso accade in politica, non è unica. Due sono le ragioni principali che giustificano questa visita, entrambe dettate dalla necessità di gestire situazioni spinose create da un servilismo verso gli USA che appare ormai inevitabile.
Il “bacio della morte” di Biden
Prima di tutto, vi è la questione della prossima visita di Joe Biden a Roma. Un incontro dall’apparenza istituzionale, ma dal sapore politico “letale”. Biden, ormai a fine mandato, ha voluto siglare una sorta di “bacio della morte” per la leader italiana, un gesto che molti osservatori interpretano come un tentativo di spezzare le ali al progetto, a metà tra il visionario e il folle, di Elon Musk di promuovere Meloni come nuova guida dell’Europa al posto di Ursula von der Leyen.
Rifiutare Biden sarebbe stato impensabile per Meloni. Un gesto del genere avrebbe inviato un segnale disastroso anche a Trump: “appena perdi il potere, smetto di obbedirti”. E questo, in politica internazionale, è un lusso che nessuno si può permettere, men che meno un leader europeo che ambisce a giocare un ruolo di primo piano nello scacchiere globale.
Il caso dell’ingegnere iraniano e il ruolo di Trump
Ma c’è un altro nodo spinoso che Meloni deve sciogliere. Gli Stati Uniti hanno chiesto l’estradizione di un ingegnere iraniano, arrestato in Italia su ordine americano. Da questa mossa, apparentemente di routine, dipende una trattativa ben più delicata: la liberazione di Cecilia Sala, una giornalista italiana detenuta in Iran. Il problema è che l’ordine di arresto arriva da quella parte di “America” a cui, nonostante tutto, persino Trump deve obbedire.
Secondo alcune fonti dell’intelligence, la situazione sarebbe stata gestita in modo approssimativo, suscitando dubbi sulla capacità operativa dei nostri 007. L’arresto dell’iraniano Abedini avrebbe dovuto essere parte di un’operazione più complessa, volta a garantire maggiore protezione per Sala. La fretta e la pressione americana hanno invece portato a una gestione caotica, che ora rischia di compromettere i rapporti con Washington.
Marco Mancini, ex responsabile dei servizi segreti, ha sottolineato come Cecilia Sala fosse già da tempo un “target” e che l’intelligence avrebbe dovuto agire diversamente, proteggendola meglio e predisponendo una strategia più efficace. La diffidenza crescente degli USA verso la capacità italiana di gestire situazioni delicate è un ulteriore motivo di preoccupazione per Meloni, che ora deve cercare di rassicurare Trump sulla nostra affidabilità.
Riuscirà Giorgia a ottenere il via libera da Trump per evitare questa estradizione? La risposta non è affatto scontata. Trump potrebbe essere ben disposto ad aiutare, ma resta da capire se ha la forza politica per farlo senza inimicarsi quegli ambienti che ancora oggi influenzano pesantemente la politica estera americana.
Si vocifera che Elon Musk stia osservando la vicenda con interesse e potrebbe intervenire, magari dietro le quinte, per favorire una soluzione diplomatica. Per ora, non resta che aspettare e vedere come si svilupperà questa intricata partita.
Una partita a scacchi globale
L’incontro tra Meloni e Trump è molto più di una semplice visita di cortesia. È una mossa obbligata in una partita a scacchi geopolitica che coinvolge Europa, Stati Uniti e persino Iran. Meloni deve dimostrare di essere una leader capace di navigare in acque tempestose, mantenendo saldi i rapporti con entrambi i poli della politica americana e tutelando al contempo gli interessi italiani.
Se Trump accetterà di concedere a Meloni il “permesso” di evitare l’estradizione, sarà una vittoria importante per la premier italiana. Ma se così non fosse, il rischio di un’escalation diplomatica è reale. In ogni caso, la storia insegna che in politica internazionale non esistono amici, ma solo interessi comuni temporanei.
Giorgia Meloni ha ancora molte mosse da giocare, e questa partita è tutt’altro che conclusa.
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