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Politica

Il Senato approva la riforma del Premierato, protesta dell’opposizione

Il governo italiano avanza con le riforme del Premierato e dell’Autonomia differenziata. Queste modifiche strutturali puntano a rivoluzionare l’organizzazione dello Stato, suscitando forti reazioni politiche.

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Giorgia Meloni
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e Presidente del Consiglio (© Agenzia Fotogramma)

In vista dei prossimi ballottaggi che decideranno le sorti di importanti amministrazioni cittadine, il centrodestra si presenta con un nuovo “trofeo” in campagna elettorale: due riforme destinate a rivoluzionare l’organizzazione dello Stato e l’equilibrio dei poteri. Queste riforme, tuttavia, dovranno passare attraverso diversi passaggi attuativi prima di diventare pienamente operative.

In poche ore, il Senato e la Camera dei Deputati hanno dato il via libera alla riforma del Premierato e a quella sull’Autonomia differenziata. La riforma del Premierato, che modifica la Costituzione, è al primo passaggio parlamentare su quattro e, senza la maggioranza dei due terzi, richiederà un referendum confermativo. La riforma dell’Autonomia differenziata, invece, è già legge, approvata con 172 sì, 99 voti contrari e 1 astenuto.

Riforma del Premierato

La riforma del Premierato prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, con significative modifiche al sistema politico italiano. Il Premier potrà essere eletto per un massimo di due mandati consecutivi, ciascuno della durata di cinque anni. Avrà il potere di nominare e revocare i ministri, ma sarà il Presidente della Repubblica a conferire ufficialmente l’incarico di formare il governo. In caso di sfiducia, il Presidente della Repubblica dovrà sciogliere le Camere.

Autonomia differenziata

La riforma dell’Autonomia differenziata attua il Titolo V della Costituzione e definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Questa riforma mira a redistribuire le risorse più equamente tra le regioni, trasferendo funzioni e risorse alle Regioni solo dopo la determinazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep).

Le reazioni politiche

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Matteo Salvini ha definito l’approvazione della riforma dell’Autonomia differenziata una “giornata storica”, mentre la premier Giorgia Meloni ha celebrato il progresso verso una maggiore autonomia, coesione e sussidiarietà. Dall’altro lato, l’opposizione, guidata dalla segretaria del Pd Elly Schlein, ha criticato duramente le riforme, accusando la maggioranza di creare disuguaglianze tra cittadini di serie A e serie B a seconda della regione di nascita.

La strada per la riforma del Premierato è ancora lunga e richiederà ulteriori votazioni parlamentari e probabilmente un referendum. La riforma dell’Autonomia, invece, avrà un impatto immediato sulla credibilità del Paese, mettendo alla prova le contraddizioni di uno Stato centralista. Il successo di queste riforme dipenderà dalla capacità di premiare il merito e incentivare le virtù delle regioni ben amministrate, evitando di alimentare il parassitismo che rappresenta una zavorra per l’economia del Paese.

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