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Calcio

Juventus, Thiago Motta e i nodi che vengono al pettine

La Juve di Thiago Motta crolla contro il Napoli al “Maradona”. Diciassette punti persi da situazioni di vantaggio e un confronto impietoso con il passato mettono a nudo i limiti della squadra e del tecnico.

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Thiago Motta, allenatore della Juventus
Thiago Motta, allenatore della Juventus (© Agenzia Fotogramma)

E alla fine, come in ogni tragedia calcistica che si rispetti, i nodi sono venuti al pettine. L’illusione di una Juventus invulnerabile si è dissolta sotto i riflettori del “Maradona”, dove il Napoli di Antonio Conte ha fatto risuonare un chiaro avviso a chi vive di alibi e mezze verità: la mediocrità non perdona.

La trama era già scritta. Un primo tempo a tratti convincente, un vantaggio illusorio, e poi il classico copione di Thiago Motta: abbassarsi, concedere, cedere. Non è solo una sconfitta, ma un manifesto di inefficacia. Diciassette punti persi da situazioni di vantaggio: un’enormità che riecheggia come un martello pneumatico nella testa di ogni tifoso. Il paragone è impietoso. Anche il Venezia, fanalino di coda della Serie A, ha fatto meglio.

Motta, lo stratega senza strategia?

Thiago Motta, l’uomo che doveva portare una ventata di innovazione tattica, sembra invece prigioniero di schemi che non funzionano e di un pragmatismo che di pragmatico ha ben poco. Rendimento sotto il 40%, una difesa colabrodo quando c’è da gestire e una classifica che urla vendetta. Le giustificazioni non mancano: il calendario, le coppe europee, gli infortuni. Ma qui si rischia di trasformare il tecnico italo-brasiliano in un novello Candide: ottimista a oltranza mentre intorno a lui tutto crolla.

Eppure, non è sempre stato così. Il confronto con il passato recente è spietato. Con Massimiliano Allegri, tanto criticato quanto efficace, la Juve era seconda a -4 dalla vetta dopo 22 giornate. Persino l’Allegri del ritorno, spesso accusato di proporre un calcio arcaico, aveva messo insieme più punti rispetto a questa versione disorientata della squadra.

Il peso delle statistiche: quando i numeri non mentono

Le cifre, a volte, raccontano più delle parole. Thiago Motta guida una Juventus che sembra aver smarrito identità e carattere. Diciassette punti buttati per incapacità gestionale gridano vendetta, ma soprattutto pongono una domanda: è davvero questa la Juventus che il presidente e i tifosi vogliono?

Al di là della classifica, che la vede in bilico tra il quinto e il sesto posto, c’è una questione morale: il DNA bianconero, fatto di grinta, cinismo e vittorie, sembra essere stato sostituito da un approccio timoroso e incerto. Una Juve senza mordente è una Juve che perde il suo stesso senso.

Ironia di un futuro incerto

Forse, il problema è proprio Thiago Motta. O meglio, la sua idea di calcio, che non sembra né carne né pesce. Tra un tiki-taka annacquato e una difesa che si sbriciola alla prima pressione avversaria, il tecnico bianconero sembra più un teorico che un uomo di campo. Le dichiarazioni post-partita, fatte di mezze promesse e giustificazioni, non aiutano. Anzi, sembrano gettare ulteriore sale su una ferita che rischia di diventare una voragine.

I nodi al pettine e il tempo che stringe

E allora, Thiago Motta, quale sarà la prossima mossa? Continuare a navigare a vista, sperando che le rivali per il quarto posto inciampino? O finalmente ammettere che la nave ha bisogno di un cambio di rotta radicale?

I tifosi, intanto, osservano. Delusi, amareggiati, ma mai indifferenti. Perché, alla fine, come insegnava Gianni Agnelli, “la Juventus non è solo una squadra, è un modo di essere”. E finché Thiago Motta non lo capirà, i nodi continueranno a venire al pettine. Uno dopo l’altro.

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