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Thiago Motta e la Juventus: l’eco di Maifredi

Thiago Motta alla Juventus sta seguendo un percorso che richiama l’esperienza di Gigi Maifredi negli anni ’90: innovazione tattica contro la storica identità bianconera. Sarà un successo o un flop?

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Thiago Motta
Thiago Motta (© Agenzia Fotogramma)

La Juventus è un universo a sé, una galassia dove gravità e regole sembrano diverse da quelle del resto del mondo calcistico. Negli ultimi decenni, l’equilibrio bianconero si è retto su solide basi: difesa impenetrabile, pragmatismo tattico e cinismo. Tuttavia, ogni tanto, qualcuno prova a sfidare questa tradizione con idee nuove, quasi rivoluzionarie. Oggi, quel qualcuno si chiama Thiago Motta, un allenatore giovane, intraprendente, che sta cercando di imporsi come innovatore. E qui il parallelo è inevitabile: la sua storia sembra richiamare quella di Gigi Maifredi, il tecnico che negli anni ’90 tentò, invano, di portare il calcio champagne a Torino.

Un progetto ambizioso: tra sogni e rischi

Quando nel 1990, la dirigenza juventina affidò la squadra a Maifredi, l’obiettivo era chiaro: rompere con il passato e abbracciare una visione offensiva e spettacolare. Un progetto ambizioso che, tuttavia, finì in un disastro sportivo. Oggi, con Thiago Motta, l’obiettivo appare simile: costruire una squadra capace di giocare un calcio moderno, fatto di pressing alto, possesso palla e verticalizzazioni rapide.

Ma se Maifredi si scontrò con la realtà dura e implacabile della Serie A, Thiago Motta sembra consapevole del peso storico della Juventus. L’italo-brasiliano ha mostrato capacità di adattamento e pragmatismo, due qualità che al suo predecessore sembrarono mancare. Tuttavia, il rischio di fallire è sempre dietro l’angolo, e la storia insegna che non basta avere buone idee: serve anche il contesto giusto per applicarle.

La sfida dell’identità bianconera

C’è una costante che accomuna le due esperienze: il tentativo di cambiare la “mentalità Juventus”. La Vecchia Signora non è mai stata un club aperto ai cambiamenti radicali. La sua identità si fonda su valori consolidati: difesa granitica, sacrificio e gestione accorta delle partite. Ogni tentativo di scardinare questo paradigma è sempre stato accolto con scetticismo, se non con ostilità.

Thiago Motta, tuttavia, sembra avere un vantaggio rispetto a Maifredi: un contesto calcistico evoluto. Oggi il calcio europeo è molto più aperto al cambiamento tattico e all’innovazione. Inoltre, Motta ha avuto esperienze importanti come giocatore, lavorando con allenatori del calibro di José Mourinho e Carlo Ancelotti, da cui ha potuto apprendere l’arte della gestione dello spogliatoio e della pressione mediatica.

Un futuro incerto, ma affascinante

Se c’è una lezione che possiamo trarre dall’esperienza di Maifredi, è che la Juventus è una società che difficilmente accetta compromessi. O vinci, o sei fuori. Thiago Motta ha il compito di bilanciare il suo calcio offensivo con il pragmatismo richiesto dal club. È una sfida affascinante e pericolosa, che potrebbe consacrarlo come innovatore o relegarlo nell’elenco degli allenatori incompiuti.

Il tempo sarà giudice

Come accadde per Maifredi, il destino di Thiago Motta dipenderà dai risultati. La Juventus ha fame di trofei, e chiunque sieda sulla sua panchina deve portare a casa vittorie. Se Motta riuscirà a trovare un equilibrio tra il suo calcio spettacolare e il pragmatismo richiesto, potrebbe scrivere una pagina nuova e gloriosa nella storia bianconera. In caso contrario, finirà per essere ricordato come un altro tecnico dal grande potenziale, ma incapace di adattarsi a un ambiente unico e complesso come quello di Torino.

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