Economia & Lavoro
Il coraggio della scelta: Trump e i dazi, tra incertezze e isterie
La scelta sui nuovi dazi USA di Trump scuote i mercati europei. Milano perde l’1,77%, cresce l’ansia per una guerra commerciale che potrebbe portare inflazione, stagnazione e pesanti ripercussioni.

C’è una verità che raramente viene raccontata, perché scomoda: i mercati finanziari odiano l’incertezza più delle cattive notizie stesse. L’annuncio della decisione sui dazi doganali da parte del presidente Donald Trump ha scatenato il panico tra gli investitori, facendo precipitare Milano in rosso di un imbarazzante 1,77%, peggiore di Parigi, Francoforte e Londra. Eppure, negli Stati Uniti, Wall Street ha reagito con più compostezza, recuperando parzialmente nel finale. Segno che, forse, oltreoceano qualcosa hanno compreso meglio.
Trump e la reciproca giustizia commerciale
Trump non è un personaggio facile da amare, certo. Ma il suo richiamo a una sorta di giustizia commerciale, definita come “reciprocità”, ha un fondo di logica che spesso l’Europa, abituata ad autocommiserarsi, ignora con ostinazione. Il Presidente americano vuole porre fine a quelle che definisce “pratiche commerciali sleali”, promettendo che ogni paese “proverà ciò che gli americani hanno provato finora”. Una visione forse semplicistica, certo, ma che tocca nervi scoperti dell’economia mondiale.
Roma spera, Bruxelles tentenna
In Italia si vive nell’attesa ansiosa che le nuove misure non colpiscano il nostro vino, gioiello da 2 miliardi di esportazioni, ma l’impressione è che al governo italiano si stia semplicemente incrociando le dita. Bruxelles, invece, appare più confusa che attendista: dopo aver preparato contromisure per i primi dazi sull’acciaio e alluminio, adesso tergiversa, sperando forse in una benevolenza americana sempre più improbabile.
L’Europa e l’incubo della stagflazione
Ma quale scenario attendersi davvero? Se Trump concretizzerà le ipotesi più estreme, con dazi generalizzati del 15%, il rischio reale è quello di una guerra commerciale senza quartiere. E questa, signori miei, non porterà altro che una sciagurata combinazione di inflazione e stagnazione – la temutissima stagflazione – capace di ridurre drasticamente gli utili delle imprese e strangolare la ripresa europea ancora fragile.
La fermezza impopolare
Quello che i mercati e forse anche certi politici europei non riescono a capire è che Trump – come sempre controverso e divisivo – ha avuto il coraggio della scelta, impopolare sì, ma forse necessaria per scuotere equilibri commerciali cristallizzati da decenni. Non ci resta che attendere con la speranza che l’Europa trovi una propria strada, possibilmente meno pavida e più lucida. Altrimenti, come sempre, a pagare il prezzo più alto sarà il contribuente comune.
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