Economia & Lavoro
Jerome Powell (FED) firma un nuovo aumento dei tassi: “l’inflazione resiste”
Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve, ha recentemente annunciato che la banca centrale americana continuerà il suo piano di rialzo dei tassi d’interesse. Nonostante l’inflazione sia scesa all’3.2% dall’8.3%, Powell sostiene che i livelli rimangono “troppo alti”.
Il Presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti, Jerome Powell, ha recentemente tenuto un discorso presso il simposio economico di Jackson Hole, Wyoming. Il messaggio centrale è stato chiaro: la Federal Reserve non ha intenzione di deviare dal suo piano di rialzo dei tassi d’interesse. Ma perché questa dichiarazione è così importante? Perché avviene in un momento in cui i mercati finanziari e le istituzioni economiche internazionali sono in attesa di indicazioni chiare sul futuro della politica monetaria globale.
Inflazione: una bestia ancora non addomesticata
Nonostante l’inflazione sia scesa dall’8,3% al 3,2% nell’ultimo anno, Powell ha avvertito che i livelli di inflazione negli Stati Uniti rimangono “troppo alti”. Questa posizione contraddice le aspettative di molti analisti e media finanziari, che credevano che Powell avrebbe assunto un atteggiamento più accomodante, vista la riduzione dell’inflazione verso il target del 2%. “Siamo pronti ad alzare i tassi ulteriormente se appropriato”, ha dichiarato, aggiungendo che la politica rimarrà restrittiva finché non ci sarà fiducia nella stabilizzazione dell’inflazione.
L’effetto domino della Federal Reserve
Il discorso di Powell non riguarda solo gli Stati Uniti. La Banca Centrale Europea, la Bank of England e la Banca Nazionale Svizzera stanno anch’esse affrontando sfide simili in termini di inflazione e politica dei tassi. Tuttavia, mentre la Banca del Giappone ha mantenuto una posizione più espansiva, la Federal Reserve, alzando i tassi al 5,5% (un massimo dal 1991 e superiore al tasso chiave della BCE), mostra chiaramente chi detiene il “pallino del gioco” nella politica monetaria globale.
Cosa aspettarci dalla “Campagna d’autunno”
Con una riunione programmata per settembre, la Federal Reserve avrà l’opportunità di delineare ulteriori piani per contenere l’inflazione, che è schizzata alle stelle in seguito alla ripresa economica post-pandemica. Le decisioni prese avranno un effetto a cascata su altre banche centrali e potrebbero dare forma alla politica monetaria globale per i prossimi mesi, se non anni.
Powell e il nuovo paradigma della politica monetaria
La dichiarazione di Powell da Jackson Hole segna un punto di svolta. Al contrario delle previsioni che vedevano una possibile pausa nel ciclo di rialzo dei tassi, la Federal Reserve è determinata a proseguire sulla strada intrapresa. Questo potrebbe avere implicazioni profonde non solo per l’economia americana ma anche per il sistema finanziario globale, mettendo in risalto la posizione preminente della Federal Reserve nel dibattito economico mondiale.
Nel contesto attuale, in cui l’inflazione rimane una preoccupazione dominante e le economie si trovano a dover bilanciare la crescita e la stabilità, le parole di Powell sono più che un semplice annuncio: sono una bussola che potrebbe guidare la politica monetaria globale per il prossimo futuro.
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