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Economia & Lavoro

La sfida (vera) del debito pubblico per il Governo Meloni

Il debito pubblico italiano è esploso, superando il 7,4% del PIL nel 2023. La Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione. L’inflazione ha ridotto il rapporto debito/PIL, ma il Superbonus ha aggravato il deficit.

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Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti
Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (© UE)

La recente esplosione del debito pubblico rappresenta una nuova sfida per Giorgia Meloni e il governo italiano. Non si tratta di dati manipolati da oppositori politici, bensì di informazioni ufficiali fornite da Banca d’Italia e Istat. La situazione è ulteriormente aggravata dalla decisione della Commissione Europea di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, per aver superato ampiamente la soglia del 3% del deficit/PIL. Nel 2023, il disavanzo italiano ha infatti raggiunto il 7,4% del PIL, principalmente a causa dell’onda lunga del Superbonus.

Le richieste dell’Unione Europea

La Commissione Europea ha richiesto all’Italia un aggiustamento strutturale dello 0,5% del PIL ogni anno per sette anni, pari ad almeno 10 miliardi di euro l’anno. Questo intervento è necessario per rientrare nei parametri del nuovo patto di stabilità dell’UE, che impone al nostro paese il rispetto di specifici criteri economici. La procedura d’infrazione aperta dalla Commissione di Bruxelles è un chiaro segnale della necessità di una gestione più rigorosa del bilancio pubblico.

Promesse elettorali e congiuntura internazionale

La recente campagna elettorale è stata caratterizzata da promesse elettorali ambiziose da parte di tutti i leader politici, inclusa Giorgia Meloni. Tuttavia, mantenere queste promesse sarà difficile, dato il contesto internazionale sfavorevole e le tensioni geopolitiche che influenzano negativamente le economie europee. La guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente stanno infatti incidendo sui prezzi delle materie prime e sulla stabilità dei mercati.

L’idea che i fondi del Pnrr potessero trasformare l’Italia in un eldorado si sta rivelando illusoria. I dati economici mostrano una realtà ben diversa. La statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito” di Banca d’Italia ha evidenziato un aumento del debito delle amministrazioni pubbliche di 11,5 miliardi rispetto al mese precedente, portando il totale a 2.905,7 miliardi di euro. Questo aumento è dovuto principalmente alle amministrazioni centrali, mentre il debito delle amministrazioni locali e degli enti di previdenza è rimasto stabile.

Industria in crisi e servizi in crescita

Un’analisi più approfondita rivela che l’economia italiana procede a due velocità. Istat ha segnalato un calo della produzione industriale dell’1% rispetto a marzo e un calo annuale del 2,9% rispetto all’aprile 2023. I settori più colpiti sono quelli tessili, dell’abbigliamento e dei trasporti. In contrasto, il settore dei servizi, in particolare il turismo, sta registrando una crescita significativa, nonostante le difficoltà nel reclutamento di personale qualificato.

L’inflazione e i suoi effetti sui conti pubblici

Nel 2023, la corsa dei prezzi ha avuto un impatto significativo sul PIL nominale, contribuendo in modo inatteso a ridurre il rapporto debito/PIL. Secondo l’Istat, l’inflazione ha avuto un effetto levitante sul PIL nominale, abbassando il peso del debito sul prodotto interno lordo oltre le previsioni. Nonostante le spese straordinarie del Superbonus abbiano nuovamente incrementato il deficit, l’inflazione ha giocato un ruolo chiave nel miglioramento dei conti pubblici.

Il quadro economico presentato dall’Istat nella nota sul PIL e l’indebitamento delle Pubbliche Amministrazioni (Pa) differisce notevolmente da quello previsto in autunno dalla NaDef. Il deficit ha raggiunto il 7,2% del PIL, molto al di sopra del 5,3% indicato nel programma di finanza pubblica. Tuttavia, il debito si è ridotto a quota 137,3% del prodotto, 2,9 punti sotto il livello indicato dalla NaDef, segnando una riduzione record del rapporto debito/PIL del 17,6% rispetto ai picchi del 2020.

L’impatto del Superbonus

Il disavanzo è stato significativamente influenzato dal Superbonus. La NaDef aveva previsto per la fine dell’anno scorso un indebitamento netto al 5,3% del PIL, ma il fenomeno dei crediti d’imposta per l’edilizia ha portato il disavanzo a 149,475 miliardi di euro, circa 40 miliardi in più rispetto alle previsioni. La revisione al rialzo del deficit 2022 ha mostrato un incremento dall’8 all’8,6% del PIL. Secondo l’Istat, il disavanzo legato al Superbonus nel 2023 ha raggiunto circa 76 miliardi di euro, rispetto ai 54 miliardi dell’anno precedente.

Nonostante le politiche espansive abbiano sostenuto una crescita nominale del PIL, la vera sorpresa del 2023 è stata l’inflazione domestica, misurata dal deflatore del PIL, che ha raggiunto il 5,3% secondo l’Istat. Questa accelerazione ha avuto un impatto positivo sul rapporto debito/PIL, invertendo l’effetto negativo della spesa per interessi quando la crescita del prodotto nominale supera tale spesa. Questo ha contribuito ulteriormente a migliorare i conti pubblici.

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1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    Pasquetti Mark

    21 Giugno 2024 at 16:27

    5,3%, diciamo 53% e per i soldi che mancano bastava non mandare piú soldi in Ucraina.
    Altro che nascondersi dietro al Superbonus!

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