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Economia & Lavoro

L’ossessione fiscale dell’FMI

Il FMI propone di eliminare la flat tax per i lavoratori autonomi italiani. Un’analisi critica smonta la proposta: più che un privilegio, è una difesa di chi lavora senza tutele.

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Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti
Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (© UE)

Che il Fondo Monetario Internazionale avesse una predilezione per le soluzioni lineari, lo sapevamo da tempo. È il suo mestiere: ridurre tutto a cifre, modelli e previsioni algebriche che ignorano le complessità della realtà sociale. Ma quando il FMI, in nome dell’ampliamento della base imponibile, arriva a suggerire l’eliminazione della flat tax per i lavoratori autonomi italiani, allora non si tratta più solo di economia, ma di una vera e propria miopia ideologica.

La flat tax non è un privilegio, ma un’ancora di sopravvivenza

Quella tassa piatta che oggi viene indicata come un incentivo inefficiente, in realtà rappresenta per migliaia di piccoli imprenditori, artigiani e liberi professionisti l’unico strumento di sopravvivenza in un Paese dove ogni nuova norma fiscale sembra scritta per chi ha un commercialista, non per chi ha solo una partita IVA e tanta buona volontà.

Eliminare la flat tax, come suggerisce l’FMI, non significa soltanto aumentare il gettito. Significa, molto più probabilmente, spingere nel sommerso intere categorie produttive, impoverire il tessuto economico e distruggere la fiducia già fragile che lega il contribuente allo Stato.

L’ideologia dell’equilibrio e la realtà degli squilibri

L’ossessione per l’equilibrio di bilancio è, da sempre, il feticcio preferito dell’alta burocrazia internazionale. Si guarda al deficit, al debito pubblico, ai grafici che s’impenna(va)no come febbre da cavallo, e si dimentica che dietro ogni numero ci sono persone, famiglie, attività reali.

Si predicano riforme delle pensioni e tagli alla spesa sanitaria come se fossero formule magiche da laboratorio svizzero. E ci si stupisce se poi crescono rabbia, astensione, populismo e diffidenza verso le istituzioni.

Non tutto ciò che aumenta il PIL migliora un Paese

Ecco l’equivoco eterno degli organismi come l’FMI: confondere la crescita economica con il benessere collettivo. Tagliare, uniformare, tassare di più: è davvero questo il futuro che immaginiamo per un Paese come l’Italia, che vive di microimprese familiari, di creatività artigiana, di economia sommersa che spesso non è evasione, ma disperata autodifesa?

Un Paese che invecchia, sì. Ma anche che resiste

L’Italia invecchia, dice il FMI. Bene. Ma invecchia anche con dignità, con memoria, con un’intelligenza pratica che i modelli previsionali non sanno leggere. E allora, prima di suggerire la fine della flat tax come panacea, forse varrebbe la pena capire davvero cosa significa essere autonomi in Italia oggi.

Non basta aggiungere colonne in un foglio Excel di Washington. Bisogna scendere in un laboratorio di provincia, parlare con un idraulico, un grafico freelance, un fisioterapista con il mutuo da pagare e nessuna rete di protezione. Lì, e non nei corridoi del FMI, si misura la vera sostenibilità di un sistema fiscale.

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