Europa
L’«Imperatore» Macron alla Sorbona: tra ambizione europea e sfide globali
Emmanuel Macron ha sollecitato un urgente rafforzamento dell’Europa nella sua recente allocuzione alla Sorbona, proponendo una difesa comune guidata dalla Francia.
Emmanuel Macron sembra aver trovato la formula magica per riscrivere i destini dell’Europa, o almeno è ciò che vorrebbe far credere con il suo recente discorso all’Università della Sorbona di Parigi. Proprio lì, davanti a un uditorio colmo, il presidente francese ha fatto appello a un rafforzamento urgente dell’Europa, una chiamata all’azione che ha sollevato più di una sopracciglia e non poche perplessità.
Parlando con un fervore quasi evangelico, Macron ha dipinto un quadro dell’Europa che sembra oscillare sull’orlo di un “pericolo mortale”. Secondo lui, senza una solida difesa comune, il continente potrebbe “morire”. Non è difficile immaginare la Francia, l’unica nazione europea dotata di bomba atomica, come regista di questa difesa. Quasi come se la deterrenza nucleare fosse una nuova forma di rispetto che gli altri paesi europei dovrebbero gratamente accettare.
Macron e i “fantasmi” imperiali
Ma non è tutto oro quello che luccica, o meglio, non è tutto uranio quello che irradia. Macron, con il suo slancio verso un’Europa unita sotto l’egida di una forza nucleare comune, si dimentica forse che il controllo francese sull’arma atomica potrebbe non essere visto tanto come un’ancora di salvezza, quanto piuttosto come un’imposizione neocoloniale. E così, mentre con una mano cerca di stringere i ranghi europei, con l’altra sembra non fare che agitare vecchi fantasmi imperiali.
L’appello del presidente francese non si ferma alla difesa. Macron vede un’Europa “troppo lenta e priva di ambizione”, e propone un cocktail rinvigorito di riforme commerciali ed economiche per competere con giganti come Cina e Stati Uniti. Un protezionismo aggressivo, insomma, che suona quasi come una dichiarazione di guerra economica, vestita però con l’abito della necessità.
In questa narrazione, l’Europa di Macron emerge come una terra di contrasti: da un lato la volontà di un intervento rapido e un’azione diplomatica unificata, dall’altro la realtà di un continente che sembra faticare a trovare una sua identità comune, stretto nella morsa tra le aspirazioni grandiose di un leader e le reticenze di stati membri che non vedono di buon occhio l’egemonia francese.
Il “sostegno” a Mario Draghi
Non mancano le ironie nel discorso di Macron, specie quando parla di difendere i valori democratici in un’Europa sedotta da modelli autoritari, mentre nel contempo il suo partito in patria naviga in acque turbolente, con sondaggi non esattamente promettenti. E poi c’è il sostegno a Mario Draghi per la Commissione europea, un endorso che suona quasi come un tentativo di piazzare pedine fedeli in posti chiave, nonostante lo stesso Draghi abbia declinato.
Ecco quindi che l’Europa di Macron si delinea non solo come un progetto politico o economico, ma come un palcoscenico su cui si recita una parte ben scritta: quella di un leader che, tra difesa comune e riforme centraliste, sembra voler modellare il continente a propria immagine e somiglianza, forse dimenticando che l’Europa è, e dovrebbe essere, un coro di voci diverse, non il monologo di un solo attore.
In definitiva, il discorso di Macron a Parigi potrebbe essere ricordato non tanto per le soluzioni proposte, quanto per la chiara illustrazione di una visione dell’Europa che, tra aspirazioni neocoloniali e sarcasmi poco velati, rischia di suonare più come un echi distanti di un’era che molti pensavano fosse passata. Una Europa che, per sopravvivere, non ha solo bisogno di difesa o riforme economiche, ma di una nuova, autentica unità che rispetti le diverse identità che la compongono.
Continua a leggere le notizie di DiariodelWeb.it e segui la nostra pagina Facebook