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L’ombra della Politica sui social: il caso TikTok e il dibattito sulla sicurezza nazionale

La Camera USA ha votato per bandire TikTok a meno che ByteDance non lo venda. La legge, supportata bipartisan, mira a proteggere la sicurezza nazionale dagli algoritmi controllati dalla Cina, accusata di raccogliere dati sensibili e fare propaganda.

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Ragazza con l'app di TikTok
Ragazza con l'app di TikTok (© Depositphotos)

In una mossa senza precedenti, la Camera del Congresso federale degli Stati Uniti ha votato a larga maggioranza una legge che potrebbe segnare il destino di TikTok, il social network fenomeno globale con oltre 170 milioni di utenti negli USA. Questa normativa, attualmente sotto esame del Senato, potrebbe costringere ByteDance, la conglomerata cinese proprietaria di TikTok, a vendere il social network o affrontare un bando totale sul suolo americano.

La proposta di legge rappresenta un chiaro ultimatum: o ByteDance cede TikTok a entità non cinesi, oppure il social verrà escluso da Internet e dalle app store in territorio statunitense. La decisione della Camera, dominata dalla maggioranza Repubblicana ma supportata da un voto bipartisan, evidenzia le crescenti preoccupazioni sulle ingerenze straniere e sulla sicurezza nazionale legate all’utilizzo di piattaforme social controllate da potenze rivali, come la Cina.

Le accuse mosse contro ByteDance sono gravi: propaganda, censura, e raccolta di dati sensibili sugli utenti, in particolare giovani e adolescenti americani. Questi dati includono informazioni sulla salute mentale, le preferenze politiche e le vulnerabilità personali, potenzialmente utilizzabili per campagne di manipolazione e propaganda da parte del Partito Comunista Cinese.

Il cuore della questione risiede nei sofisticati algoritmi di TikTok, controllati da ByteDance e considerati un segreto di Stato dalla Cina. La possibilità che questi algoritmi possano essere usati per fini non dichiarati, come il condizionamento dell’opinione pubblica, alimenta il dibattito sulla sicurezza nazionale e sull’influenza straniera attraverso i social media.

Steven Mnuchin, ex segretario al Tesoro e critico della proprietà cinese su TikTok, emerge come una figura centrale nel tentativo di acquisire il social network, mettendo in luce la questione della reciprocità nelle relazioni commerciali con la Cina, che sistematicamente bandisce i social network americani come Facebook e Twitter.

Il caso TikTok solleva questioni fondamentali sulla libertà di espressione, sulla sicurezza dei dati e sull’influenza dei governi nell’ecosistema dei social media. La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di tensioni geopolitiche e di battaglie per il controllo dell’informazione digitale, dove la tecnologia diventa arena di confronto strategico tra potenze mondiali.

In attesa della decisione del Senato, la situazione di TikTok negli USA diventa emblematica della complessa interazione tra politica, sicurezza nazionale e tecnologia in un mondo sempre più connesso. Questo caso evidenzia come i social network, ben oltre essere semplici piattaforme di intrattenimento, giocano un ruolo chiave nella geopolitica globale, diventando strumenti di potere, influenza e, potenzialmente, di controllo.

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