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Vaticano

Papa Leone XIV, la forza mite dell’erede silenzioso

Sarà davvero l’erede di Leone XIII? Papa Leone XIV esordisce con mitezza e rigore, evocando la giustizia serena di San Michele: meno spettacolo, più sostanza. Un nuovo stile per tempi inquieti.

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Papa Leone XIV il cardinale americano Robert Francis Prevost successore di Papa Francesco
Roma, Italia 08-05-2025: Il nuovo pontefice si affaccia sul balcone centrale della basilica di San Pietro è Papa Leone XIV il cardinale americano Robert Francis Prevost successore di Papa Francesco (© Marco Iacobucci / IPA)

C’è una lezione eterna che si annida nel pennello di Guido Reni, in quel San Michele che abbatte il demonio senza contrarre un solo muscolo del volto. Non vi è traccia d’ira, di fatica, di urlo. Il suo volto è calmo, quasi assorto, come chi sa di essere nel giusto e non ha bisogno di ostentare. È l’icona del potere che non esibisce sé stesso, della giustizia che non ha bisogno di muscoli per farsi valere.

Questo volto è tornato a farsi vedere, inaspettatamente, nei primi minuti del pontificato di Leone l’Americano. Nulla di ciò che il nostro tempo premia: niente spontaneità recitata, niente slanci da palcoscenico, nessun culto del sé. Solo il testo di un discorso tremante, tenuto con entrambe le mani, come chi ha il senso della misura e della responsabilità. E una parola su tutte, ripetuta nove volte: pace.

L’apparente debolezza

Viviamo in un’epoca in cui la fragilità viene equivocata. La mitezza è scambiata per debolezza, la sobrietà per freddezza. Ma se c’è un’arte antica, che la Chiesa non ha mai del tutto disimparato, è quella di guardare lontano, al di là dell’orizzonte corto delle mode. Chi oggi ha visto nel nuovo Papa solo un uomo timido, dimentica che anche le aquile si alzano in volo senza rumore.

Non si è presentato come un amico, né come un monarca, ma come un servitore raccolto, figlio di una tradizione che conosce la sobrietà dei segni e la potenza dei silenzi. In questo, non è Francesco, ma non è neppure il suo opposto. È qualcosa di nuovo che sa, però, di antico. Forse è l’erede di un altro Leone, quello che chiudeva ogni messa con l’invocazione all’Arcangelo: San Michele difendici nella battaglia.

Una Chiesa che sussurra

Nel mondo che urla, il sussurro può essere rivoluzionario. Leone XIV non si è fatto annunciare da effetti speciali, ma da una sobrietà disarmata e disarmante, con una grammatica del cuore che non cerca il consenso, ma la verità. E, nel farlo, sembra volerci ricordare che la fede non è spettacolo, che la croce non è un marchio e che la Chiesa, se vuole restare se stessa, deve imparare di nuovo a parlare piano.

Non si tratta di giudicare un pontificato da una manciata di minuti. Ma il tono, il gesto, il volto, dicono già molto più di mille parole. È il ritorno di un’autorità che non impone, ma che si lascia riconoscere per l’autenticità con cui abita il proprio ruolo.

La lotta invisibile

Nel volto mite di questo Papa — che qualcuno ha già paragonato a Toni Servillo — c’è forse la forma più pura di coraggio: quello di chi combatte senza clamore, di chi difende la verità senza aggredire, di chi crede che la giustizia possa essere ferma, ma mai violenta.

Ecco perché non va confusa la mitezza con l’arrendevolezza. Come il San Michele di Reni, si può sconfiggere il male con grazia, senza perdere compostezza, senza sporcare la propria anima col fango dell’odio. Anche le battaglie più feroci possono essere combattute da volti sereni.

Il giudizio dei secoli

La Chiesa pensa in secoli, si dice. Ma ogni Papa viene giudicato nei suoi primi istanti, quasi fosse un prodotto da lanciare sul mercato. A chi cerca l’impatto immediato, Leone XIV potrebbe sembrare fuori tempo massimo. Ma forse è proprio questo il punto: rimettere Dio al centro, e non il personaggio.

Chi ha occhi per vedere ha colto qualcosa di antico, una fierezza interiore, una bellezza che non cerca l’applauso. Forse non è il Papa che il mondo dei media si aspettava. Ma potrebbe essere proprio quello di cui abbiamo bisogno.

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1 Commento

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    Piero Cappelli Cappelli

    9 Maggio 2025 at 8:23

    sì,condivido. aggiungerei le sue due esperienze, una spirituale, quella d’essere figlio di Agostino e l’altra di essere stato missionario per 20anni in sudamerica e , aggiungerei pure l’ultima, aver collaborato con papa Francesco per la scelta dei vescovi in tutto il mondo. un’azione pastorale di discernimento importante per tutta la chiesa. Dio lo benedica.

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