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Lucio Malan: «È la miglior manovra possibile. Con l’aiuto degli italiani, sarà un 2023 di rilancio»

Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, commenta al DiariodelWeb.it l’attualità politica, tra i dieci anni del suo partito e il varo della finanziaria

Fabrizio Corgnati

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Il capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato, Lucio Malan (© Ansa)

A cinquantacinque giorni esatti dall’insediamento a capo del governo italiano, Giorgia Meloni ha festeggiato lo scorso weekend i dieci anni di vita del suo partito, Fratelli d’Italia. Capace, in appena un decennio, di conquistarsi contro ogni pronostico il ruolo di prima forza politica del Paese. Intanto, domani arriverà in aula il disegno di legge di Bilancio, il primo importante atto del nuovo esecutivo. Il DiariodelWeb.it ha fatto il punto sull’attualità politica in questa intervista al capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, il senatore Lucio Malan.

Senatore Lucio Malan, Fratelli d’Italia ha appena festeggiato il suo decennale. Lei, dall’alto della sua esperienza politica, che all’epoca militava in un altro partito, si sarebbe mai aspettato un boom del genere?
Era davvero difficile prevederlo. Fu un atto di grandissimo coraggio, ma armato di coerenza e di idee chiare, per questo è stato premiato dagli elettori. Il decennale non poteva cadere in un periodo migliore, con Fratelli d’Italia alla guida del governo, con il presidente del Senato, presidenti di Regione, ministri e tante altre posizioni importanti all’attivo. Un momento veramente straordinario.

Alla festa dello scorso weekend, Giorgia Meloni si è detta «soddisfatta» della manovra economica. Lo è anche lei?
Sicuramente. La finanziaria non è il libro dei sogni, specialmente quando ti capita di doverla fare a un mese dall’insediamento. Semmai, rappresenta quello che si può fare oggi, come del resto vale per ogni atto politico, per ogni norma.

E oggi non si poteva fare di meglio?
Non solo, francamente era difficile pensare che si potessero realizzare tutti questi interventi. Per giunta tenendo i conti in ordine: dopo tre anni in cui si sono fatti 335 miliardi di nuovo debito, stavolta se ne fa enormemente di meno. E allo stesso tempo si danno impulsi importanti a favore delle imprese, delle famiglie, delle categorie più deboli. Pur dovendo destinare la maggior parte delle risorse a combattere il caro energetico: i prezzi dell’energia restano ben più alti rispetto a uno o due anni fa, ma grazie a questi interventi si evitano problemi gravi.

In un’intervista ha denunciato il clima d’odio e violenza contro il governo Meloni. A cosa si riferisce?
Alle manifestazioni, alle minacce rivolte a Guido Crosetto, a Giorgia Meloni, addirittura a sua figlia. Ma anche al manichino appeso, che doveva raffigurare la Meloni in una condizione sanguinolenta, con un notevole gusto dell’orrido. Inevitabilmente gli autori di questi gesti si sentono giustificati davanti a certa propaganda.

Chi ne sarebbero i mandanti e perché?
È giusto e normale che l’opposizione critichi il governo. Ovviamente difenderemo sempre il diritto di ciascuno di manifestare le proprie idee, anche contrarie alle nostre, benché non tutti lo abbiano sempre garantito negli anni scorsi. Ma diffondere menzogne è un’altra questione.

Circolano fake news che vi riguardano sui social?
Ho visto le immagini di madri di cinque o sei figli, corredate da una didascalia in cui si diceva che a queste donne verrà tolto il reddito di cittadinanza. Invece a nessuno dovrebbe sfuggire che la norma prevede che alle persone con minori in famiglia non verrà interrotto. Questi sono veramente atti disonesti. Conditi peraltro dalle accuse di aver fatto la guerra ai poveri.

Parole pesanti.
Se qualcuno si ritiene povero e gli viene detto che il governo gli avrebbe dichiarato guerra… In guerra si compiono azioni che non si dovrebbero compiere in democrazia. Gli attacchi possono essere anche forti, ma almeno si basino su notizie vere. Altrimenti si finisce per incoraggiare chi, per debolezza psicologica o per naturale propensione, sfocia nelle parole violente o nelle minacce, che per altro in sé rappresentano un reato.

L’opposizione, peraltro, in questi giorni deve fare i conti con il caso Qatar, per il quale il gruppo di Fratelli d’Italia ha presentato una mozione, e quello di Soumahoro. Insomma, la presunta superiorità morale della sinistra è definitivamente caduta?
La superiorità della sinistra è stata sicuramente mediatica. Nel controllo dei mezzi di produzione delle idee e delle opinioni, per usare un linguaggio marxista. Questa è stata palese: tanto è vero che il Pd, travolto da scandali almeno quanto gli altri partiti, se non di più, si è sempre ammantato di questa superiorità morale.

Quest’idea risale molto indietro nel tempo.
Al periodo in cui il Partito comunista prendeva i soldi dall’Unione sovietica, che teneva decine di migliaia di prigionieri di opinione al confino in Siberia. Già allora di superiorità morale sarebbe stato meglio non parlare. Invece nessuno ha mai chiesto scusa, anzi, oggi si dicono anticomunisti anche quelli che sono stati iscritti al Pci per quarant’anni.

Lo stesso vale per la presunta superiorità culturale?
Ciascuno pensa che le proprie idee siano migliori di quelle degli altri. Per quanto, se fosse vero, non dovrebbero cambiarle ogni dieci anni. Ma, a parte questo, in democrazia si dovrebbe ammettere che tutte le opinioni hanno diritto di cittadinanza. E la superiorità la decidono i cittadini.

Sarà anche perché l’opposizione non vive un momento di forma smagliante che Giorgia Meloni si è spinta a prevedere che il suo governo «durerà cinque anni». Condivide il suo ottimismo?
Certo che sì. Con un mandato così chiaro da parte degli elettori, è dovere di tutti i parlamentari della maggioranza, a maggior ragione del presidente del Consiglio, porsi questo obiettivo. Governare cinque anni per realizzare tutto il programma al quale ci siamo impegnati con gli elettori, per dare una svolta a questa nazione.

Tuttavia non possiamo nasconderci le frizioni latenti nella maggioranza. Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi ha lamentato di non aver assunto quel ruolo istituzionale che meritava. Lo pensa anche lei, che è stato a lungo esponente di spicco di Forza Italia?
Berlusconi avrebbe sicuramente meritato un ruolo, nessuno può contraddirlo. Per la sua storia, il suo prestigio, il ruolo decisivo che ebbe nella nascita del centrodestra: lo inventò lui, così come lo intendiamo oggi. Poi, lui stesso ha chiarito di non averlo chiesto. Anzi, abbiamo sentito esplicite smentite riguardo l’eventualità di una sua elezione a presidente del Senato, né il suo nome è mai stato tra i possibili ministri. Si suppone che Forza Italia non l’abbia mai proposto, altrimenti non sarebbe passato inosservato.

Si chiude un 2022 ancora molto duro, tra la coda della pandemia, la crisi economica e la guerra in Ucraina. Che 2023 si aspetta per l’Italia?
Non sarà facile. Ma, con l’impegno e ricercando la collaborazione di tutti gli italiani, potrà essere un grande anno di rilancio della nostra nazione.

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