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Opinioni

Marco Bertolini: «C’è un filo che unisce le guerre in Ucraina e in Medio Oriente»

Al DiariodelWeb.it il generale di corpo d’armata Marco Bertolini spiega il legame tra i due principali conflitti che agitano lo scacchiere geopolitico internazionale

Fabrizio Corgnati

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Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky (© Fotogramma)

C’è un filo rosso che unisce i due principali conflitti che agitano lo scacchiere geopolitico internazionale, quello tra Ucraina e Russia e quello tra Israele e Palestina. Un filo rosso che passa attraverso la politica interna degli Stati Uniti, in particolare il cambiamento di segno del governo da repubblicani a democratici, da Trump a Biden. Lo sostiene ai microfoni del DiariodelWeb.it un analista illustre come il generale di corpo d’armata Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e del Comando interforze per le operazioni delle forze speciali, oggi presidente dell’Associazione nazionale paracadutisti.

Generale Marco Bertolini, qual è il filo conduttore che identifica tra le guerre in Ucraina e in Medio Oriente?
Sono due teatri di uno stesso conflitto, che vede contrapposti gli Stati Uniti e la Russia. Da una parte la volontà di riaffermare ed estendere il predominio economico e militare statunitense, dall’altra quella di superare questo unipolarismo in favore di un multipolarismo. La causa si può far risalire al ritorno in sella dell’amministrazione democratica negli Usa.

In che senso?
Ritengo che queste guerre siano esplose con quattro anni di ritardo rispetto ai probabili programmi di Obama e Hillary Clinton. Nel 2010-2011 le primavere arabe scombussolarono il Nordafrica e scoppiò l’atroce guerra in Siria, che abbiamo colpevolmente trascurato, nonostante riguardasse il nostro bacino del Mediterraneo. Poi nacque l’Isis, in Siria intervennero Russia e Stati Uniti, finché nel 2016 contro ogni pronostico al posto di Hillary Clinton venne eletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Questa elezione cambiò il corso della politica estera statunitense.
Portò a una frenata, a quattro anni di tregua. Trump gettò le basi per il rientro dall’Afghanistan e, addirittura, diede l’ordine di ritirarsi anche dalla Siria, dove gli americani sono presenti sulla riva sinistra dell’Eufrate, nella zona dei giacimenti petroliferi, a supporto dei curdi, nonché con alcune basi nel nord del Paese. Ma questo ritiro durò appena qualche settimana, perché l’establishment era contrario.

Dopo il quadriennio trumpiano, però, sono tornati i democratici con Biden.
Ed è ripartito tutto. Il fronte dell’Afghanistan si è chiuso frettolosamente, non soltanto per faciloneria, ma anche perché bisognava recuperare forze per nuove emergenze. Subito dopo, infatti, è iniziata la pressione in Ucraina, dapprima politica, rifiutando la proposta russa della mancata annessione di Kiev alla Nato. Poi c’è stato l’incidente del Defender nel Mar Nero con il successivo intervento della Russia, fino all’inizio di questa sciagurata guerra che tuttora prosegue.

E il conflitto tra Israele e Palestina in che modo si inserisce in questo scenario?
I fronti opposti sono gli stessi, sebbene indirettamente. Gli Stati Uniti sono grandi sponsor di Israele. Pure Mosca lo è, anche per una questione sociale: gran parte della popolazione ebrea israeliana viene proprio dalla Russia. Ma i russi sono molto vicini all’Iran e a Hezbollah, con cui combatte in Siria, acerrimi nemici di Israele.

Una posizione delicata, dunque, quella di Putin.
Ritengo che la guerra di Gaza comporti un rischio per la Russia. In Ucraina è riuscita a evitare un allargamento che avrebbe evitato Zelensky, il quale ora si trova da solo a combattere un conflitto disperato. Ma se Hezbollah o l’Iran entrassero in guerra con Israele, nonostante lo stiano evitando con grande attenzione, i russi potrebbero esserne coinvolti. Questo distrarrebbe una parte delle forze attualmente impegnate sul fronte ucraino.

A questo punto l’eventuale ritorno di Trump, che allo stato attuale pare tutt’altro che impossibile, potrebbe contribuire a evitare l’escalation dei conflitti?
Sicuramente avrebbe un impatto notevole in Ucraina. Trump ha sempre detto chiaro e tondo di essere contrario a quella guerra e di volere rapporti distesi con la Russia. Dunque potrebbe trovare una soluzione, che però metterebbe in difficoltà noi europei.

Per quale motivo?
Perché ormai abbiamo tagliato i ponti con la Russia, dunque abbiamo già perso quello che potevamo perdere. Sarebbe molto difficile recuperare un rapporto con questo grande fornitore di risorse e con questo mercato in continuità territoriale, storica, culturale, religiosa con il nostro continente. Le nostre cancellerie si sono espresse in un’escalation retorica anti-russa incredibile e fare passi indietro mi pare problematico. Spero di sbagliarmi.

E sul fronte di Israele cosa succederebbe con la rielezione di Trump?
Il discorso è più complesso. Trump si è sempre schierato in maniera molto chiara con Israele: fu lui a proporre lo spostamento della capitale a Gerusalemme e un’ulteriore revisione della distribuzione dei territori a sfavore dei palestinesi. Dunque è più difficile che trovi una soluzione in Medio Oriente.

Però potrebbe favorire il disinnesco di alcune tensioni.
Sicuramente il cambiamento di governo negli Stati Uniti sarebbe importante, perché il clima potrebbe migliorare. Anche se ormai non basta cambiare la testa al comando per salvare la situazione, non esiste una formula magica. Ci vogliono altri passi, in particolare da parte dell’Europa.

Che ruolo potrebbe rivestire il vecchio continente?
Un tempo volevamo stabilirci come terzo polo tra Stati Uniti e Russia, evidentemente abbiamo rinunciato a quest’ambizione. Si parlava di esercito europeo, ma si è ridotto a un fornitore di risorse per altri.

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3 Commenti

1 Commento

  1. Avatar

    requis

    18 Dicembre 2023 at 8:54

    E’ stata messa molta carne al fuoco. Parlando di casa nostra si può dire che Giorgia Meloni non si rende conto di quanto danno abbia arrecato ai 60 milioni di fratelli d’Italia; ha seguito l’impulso del “volemmose bbene” ad ampio raggio, ingenuamente, pensando,come privo obiettivo di non urtare nessuno per tenersi tutti amici. Ha confuso la politica internazionale col chiacchiericcio da bar trasteverino. E gli italiani, nella loro maggioranza, si accontentano di affogare le loro frustrazioni frequentando, come la loro presidente, gli ambienti che, stringi stringi, possono solo offrire ilarità e pseudo consolazione.

  2. Avatar

    Pasquetti Mark

    18 Dicembre 2023 at 12:10

    Opinioni ed argomentazioni scontate.
    Quindi niente di nuovo!

  3. Avatar

    Andrea 76

    19 Dicembre 2023 at 10:50

    Il Generale Bertolini sorvola sul fatto che la nostra cara Italia ha apertamente sostenuto l’ISIS, fornendo armi, soldi e servizi ospedalieri, alla pari di USA E ISRAELE che hanno fatto la guerra alla Siria per mezzo dell’isis. come mai il “tipo” se lo dimentica sempre?
    Abbiamo sempre voluto il cambio regime in Siria, solo per far piacere ai nostri padroni USRAELE.
    Su questo tema il generale ama sorvolare, oppure preferisce dare giustificazioni stolte

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