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Politica

Giorgia Meloni: la statista che l’Europa non voleva, ma di cui aveva bisogno

Giorgia Meloni elogiata dalla stampa internazionale per il suo ruolo sempre più centrale in Europa. Apprezzata da USA e UE per equilibrio, coerenza e leadership.

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Il Presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni (© Governo)
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (© Governo)

C’è una regola non scritta, ma scolpita nella pietra, nella grande tradizione giornalistica europea: mai fidarsi di chi viene dal basso, ancora meno se è donna, e mai, mai se è di destra. Eppure oggi, a Bruxelles come a Washington, chi pronuncia il nome Giorgia Meloni non lo fa più con diffidenza, ma con rispetto. Alcuni, con ammirazione. E perfino con timore, perché sanno che non è una comparsa del populismo, ma una protagonista della nuova Europa.

La leader conservatrice che ha domato la tempesta

Secondo Die Welt, Meloni ha dimostrato una qualità rara: il coraggio della coerenza. Ha sostenuto l’Ucraina senza tentennamenti, anche quando i suoi alleati interni tentavano goffe piroette filorusse. Non ha mai abbandonato i suoi princìpi identitari, ma li ha incanalati in una forma governabile e istituzionale, portando l’Italia a riconquistare centralità nello scacchiere europeo. E lo ha fatto senza piegarsi, ma neppure alzando inutili muri.

Dalla trincea alla diplomazia: il miracolo politico

La Meloni anti-sistema oggi siede al tavolo con il sistema, e il sistema le sta facendo spazio. Le Monde osserva che in due anni ha compiuto un tragitto che in Francia non sarebbe possibile: ha lasciato i margini ideologici e si è issata al centro della scena. Un centro, però, che non ha il sapore della rinuncia, ma dell’efficacia.

El País racconta della sua visita alla Casa Bianca come un atto di legittimazione internazionale. Nessun passo falso, nessuna provocazione. Solo la volontà di costruire, con il realismo di una patriota che ha capito che la sovranità non si difende alzando la voce, ma alzando il livello.

L’America l’ascolta, l’Europa la studia

Per Time, Meloni è la “Trump Whisperer”: capace di decifrare il linguaggio del populismo senza farsene travolgere. Ma la verità è che non traduce Trump, traduce l’Italia agli occhi del mondo. E lo fa meglio di chiunque altro abbia messo piede a Palazzo Chigi negli ultimi vent’anni.

The Guardian, pur partendo da pregiudizi anglosassoni, è costretto ad ammettere che la Meloni del potere non è la caricatura della campagna elettorale, ma una leader che conosce il peso delle istituzioni e il valore della parola data.

La vendetta dei competenti

La storia ha un modo beffardo di sistemare le cose. Quando salirono al Quirinale per darle l’incarico, alcuni pensavano che sarebbe durata sei mesi. Altri le auguravano un inciampo precoce. Lei ha risposto con serietà, preparazione, presenza costante e decisione. Ha fatto quello che in pochi sanno fare: governare senza tradirsi, cambiare forma senza perdere sostanza.

Oggi Giorgia Meloni è la prova vivente che si può essere conservatori senza essere retrogradi, patriottici senza essere nazionalisti, identitari senza essere settari.

E se l’Europa saprà imparare la lezione, forse non sarà più condannata a scegliere tra l’anarchia tecnocratica e l’estremismo da bar. Forse, grazie a Meloni, scoprirà la terza via: quella della destra ragionante, che non urla, ma convince.

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