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Kiev non è Berlino. E neppure lo sarà

La destra italiana è davvero succube del trumpismo? No. Kiev non è Berlino e il conservatorismo italiano può ancora difendere i suoi valori senza abiure né compromessi.

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Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio

Kiev come Berlino Est? Il paragone, buttato lì come una profezia o una provocazione, suona più come una caricatura storica che come un’analisi geopolitica. Ma la cosa più grave non è l’analogia – debole, forzata, inquietante – bensì il tono catastrofista con cui si dichiara che la destra italiana, in particolare quella di ispirazione conservatrice, stia franando sotto le spinte di Washington o Mar-a-Lago.

È un modo di guardare alla politica internazionale come se i conservatori italiani fossero dei passivi replicanti, senza radici né pensiero proprio. Una visione che sottovaluta il livello politico e culturale di un intero movimento, e scambia il dialogo per subalternità e l’adattamento per rinuncia.

Il confronto con l’America non è una resa

Da decenni la destra italiana cerca un equilibrio tra atlantismo e autonomia. Non è una novità, non è un’invenzione del trumpismo. È la condizione naturale di una nazione come l’Italia, che vuole stare in Occidente ma vuole anche poter dire la sua.

Le parole di Kellogg e le uscite teatrali dell’ambiente MAGA devono far discutere. Ma prenderle come la nuova Bibbia del conservatorismo italiano è una forzatura intellettuale. Giorgia Meloni, da premier, ha dimostrato di saper difendere la posizione italiana anche a costo di qualche attrito.

Una destra che cresce è una destra che discute

Il dibattito aperto tra i conservatori italiani sul rapporto con l’America, sull’Ucraina, sull’Europa, non è il segno di una crisi, ma di una maturità. Anche la destra deve aggiornare i propri strumenti, senza svendere i propri principi.

Difendere Kiev, lottare contro ogni forma di neo-imperialismo russo, non significa abbandonare l’Occidente, ma rafforzarlo. E nessuna proposta isolata americana può valere come diktat.

Non servono smentite: serve forza

La destra italiana ha l’occasione di mostrare che può essere ancorata al suo passato senza diventarne prigioniera. Essere critici verso alcune derive americane non significa essere antiamericani, ma significa essere maturi.

Si può dissentire senza rompersi, costruire senza inseguire. Questa è la forza di una visione autenticamente sovrana.

Il punto non è la destra. Il punto è l’Europa

Il vero convitato di pietra è l’Europa. Se il continente saprà emanciparsi, allora la destra italiana avrà più margini per agire. Ma se si ridurrà a scegliere tra Washington e Mosca, la partita sarà persa in partenza.

Kiev non è Berlino. E chi lo ricorda con forza non sta tradendo la propria storia, la sta custodendo.

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