Calcio
I limiti della Juventus: una squadra senza qualità
La Juventus cade a Parma e la colpa non è dell’allenatore: è la rosa, povera di talento e identità, a mostrare tutti i suoi limiti. Il problema è in campo, non in panchina.

Ci si aggrappa all’effetto Tudor come a una scialuppa in un naufragio. Si pretende che un tecnico, arrivato con la stagione in corso, senza preparazione estiva, possa trasformare un gruppo stanco, disordinato e povero di talento in una macchina perfetta. Ma il calcio non funziona così.
La sconfitta contro il Parma non è la fine dell’effetto Tudor, ma solo lo specchio fedele di una realtà scomoda: questa Juventus è scarsa. E no, non è una parola troppo dura. È semplicemente la più onesta.
Chi sono, davvero, questi giocatori?
Un attacco evanescente, un centrocampo impalpabile, una difesa che concede gol di testa come se piovesse. Sono questi i protagonisti di una squadra che non ha personalità, né idee. A nulla servono i moduli, i discorsi nello spogliatoio, i cambi nel secondo tempo. In campo ci vanno i calciatori, non gli slogan o le speranze.
Colpevolizzare l’allenatore è un esercizio comodo. Serve a tenere buoni i tifosi e a spostare l’attenzione da dove dovrebbe essere: sul fallimento tecnico della rosa. I dirigenti che hanno costruito questo organico, i giocatori che lo popolano, tutti dovrebbero guardarsi allo specchio e chiedersi se hanno davvero il livello per vestire quella maglia.
Non basta la maglia per essere grandi
Una volta la Juventus faceva paura. Ora ispira compassione. I tempi cambiano, è vero. Ma non si può costruire un futuro se si rifiuta di guardare in faccia il presente. E il presente dice che il problema non è chi siede in panchina. Il problema sono quelli che entrano in campo.
Continua a leggere le notizie di DiariodelWeb.it e segui la nostra pagina Facebook
