Calcio
Montezemolo affonda la Juve (e Giuntoli): «Avrei preso De Laurentiis»
Montezemolo, in una intervista a la Gazzetta dello Sport, racconta la sua passione per il Bologna e ironizza su una Juventus smarrita. Dal Dall’Ara alla Champions, passando per Motta e Giuntoli: il calcio visto con disincanto.

Chi l’avrebbe mai detto che un giorno Luca Cordero di Montezemolo, blasonato cavaliere dell’industria e della ferrovia, figlio di un padre juventino, si sarebbe commosso ricordando il Bologna del 1964 come altri ricordano il primo amore? Un innamoramento che avvenne all’Olimpico — non per caso, perché certe storie d’amore nascono nei luoghi del potere, anche quando si parla di pallone. E mentre papà tifava Juventus, il giovane Luca si faceva incantare da Bernardini e da Capra, da Bulgarelli e da Haller, che poi, guarda un po’, finì alla Juventus: il triangolo sì, ma solo se passa per Torino.
Juventus, se ci sei batti un colpo
Che la Vecchia Signora non sia più quella di una volta è chiaro anche ai ciechi e agli innamorati (categorie che talvolta coincidono). Montezemolo, con quella pacata eleganza di chi sa essere caustico senza mai urlare, ci mette il dito — affilato come un tirapugni d’argento — nella piaga: «Hanno sbagliato tutto». E aggiunge che Giuntoli sarà pure un uomo di numeri, ma di calcio ne capisce quanto un analista finanziario di salsa verde. Avrebbero fatto meglio a prendere De Laurentiis, dice. E chissà se lo dice sul serio o solo per far capire quanto sono messi male da quelle parti…
Bologna, la felicità ha il sapore del ragù
Mentre la Juventus si smarrisce tra proclami da ufficio stampa e rifondazioni al sapore di plastica, a Bologna si respira aria di calcio vero. Di quello che profuma ancora di campo, di tifosi con le mani gelate e gli occhi pieni di speranza. Il Dall’Ara — che già quando si organizzava Italia ’90 pareva un gioiello — oggi brilla più che mai. Merito di Joey Saputo, che sarà canadese ma ha capito più lui del calcio italiano di quanto non abbiano fatto generazioni di presidenti nostrani.
Thiago Motta, il mistero della fede (bolognese)
Sul caso Thiago Motta, Montezemolo non la manda a dire: «Si era già messo d’accordo con la Juventus». Traduzione: parole come fedeltà e trasparenza qui non abitano più. Forse non ci hanno mai abitato. Però ci si aspetta — almeno — la decenza del silenzio. Invece, Motta ha giocato a nascondino con una città intera. Peccato, perché Bologna lo aveva amato davvero. Ma si sa, non è la prima volta che un grande amore finisce per colpa di un contratto e di un volo Torino-Caselle.
L’altra sorpresa: il calcio che non ti aspetti
Eppure, quando il destino si diverte, anche le previsioni degli esperti saltano come fusibili. Italiano — che non ha avuto bisogno di proclami né di giochetti — ha preso in mano una squadra e l’ha portata là dove nessuno avrebbe osato immaginare. Il suo Bologna gioca, corre, vince. E soprattutto, piace. Cosa rara, rarissima, in un calcio che spesso sa solo annoiare o dividere. A Bologna, invece, si sorride. Persino a Montezemolo, che per un giorno mette da parte gli Agnelli, le Ferrovie, le Ferrari e perfino la Juventus. Perché a volte la bellezza è rossa e blu. E non c’è bisogno di strisce.
Continua a leggere le notizie di DiariodelWeb.it e segui la nostra pagina Facebook
