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Formula 1

Il giorno in cui la Ferrari capirà Hamilton, avrà capito sé stessa

Se la Ferrari riuscirà a risolvere i problemi di Hamilton, significherà che ha finalmente compreso anche i suoi. Un’analisi profonda sul presente della Rossa e il futuro del suo progetto.

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Lewis Hamilton durante il GP dell'Arabia Saudita
Lewis Hamilton durante il GP dell'Arabia Saudita (© Ferrari)

Non è Lewis Hamilton ad aver smarrito la strada. È la Ferrari ad aver costruito un labirinto. Lì dentro, ogni talento si contorce, inciampa, rallenta. Lì dentro, anche un sette volte campione del mondo può sembrare spaesato. Ma non è l’uomo a essere cambiato: è il contesto ad essere ancora una volta inadeguato.

La SF-25 non è la macchina promessa. Doveva essere il destriero per il fuoriclasse, si è rivelata un mulo capriccioso. Manca carico aerodinamico, manca equilibrio, manca quella chiarezza tecnica che distingue i costruttori dai sognatori. E invece si naviga a vista, tra tentativi e speranze, mentre il mondo guarda e la concorrenza fugge.

Un cavallo da corsa dentro una stalla buia

Hamilton ha portato con sé ciò che nessun altro poteva: una lucidità mentale, un’immagine globale, un’esperienza maturata al vertice della Formula 1. Ma soprattutto, ha portato una sensibilità tecnica affinata nel tempo, che ora cozza contro un progetto che ancora non parla la sua lingua.

La Ferrari non ha solo il compito di renderlo veloce. Ha il dovere di capirlo. E per farlo deve uscire dalla prigione delle sue certezze sbagliate. Se lui si lamenta del freno motore, non è un capriccio. Se lui non si trova con l’erogazione del motore, non è nostalgia tedesca. È la constatazione che, per essere vincenti, non bastano i milioni né i comunicati stampa. Serve un pensiero chiaro, una squadra unita, e un progetto degno di questo nome.

Leclerc, il figlio della casa

In questo scenario, Charles Leclerc si conferma l’eroe silenzioso. Conosce ogni spigolo di Maranello, ogni delusione, ogni gioia effimera. Porta la macchina oltre i suoi limiti, salva l’onore della squadra. Ma anche lui parla di potenziale che manca, di un’auto che “quasi lo manda a muro”. Il talento non basta più. Neppure il coraggio.

E allora la domanda non è se Hamilton è all’altezza della Ferrari. La domanda, più scomoda ma onesta, è se la Ferrari è all’altezza di Hamilton.

Una verità più profonda

Se davvero riusciranno a metterlo in condizione di esprimersi, allora vorrà dire che avranno trovato finalmente la strada anche per Leclerc, per la SF-25, per i tecnici, per il futuro. Perché risolvere i problemi di Hamilton significherà aver risolto quelli della Ferrari stessa.

Solo allora il Cavallino non sarà più un simbolo stanco, ma tornerà ad essere ciò che deve: un destriero che vola davanti a tutti. Con qualunque cavaliere in sella.

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