Economia & Lavoro
I tassi sempre più su
Le speranze di uno stop alla stretta monetaria sono state vanificate dai nuovi rialzi decisi dalla Banca Centrale Europea. “Ora non possiamo dire di essere al picco”, ha dichiarato apertamente la presidente Christine Lagarde, ma la recessione dilagante fa pensare che alla prossima riunione si deciderà la fine degli aumenti o almeno uno stop.
Nuovo rialzo dei tassi di interesse (25 punti). E’ il decimo aumento consecutivo che stabilisce il record del 4,50%. Il motivo del rialzo è sempre l’inflazione con il solito obiettivo del “2% nel medio termine”. La decisione ha scontentato mondo economico e politico. Essendo scontata la competenza dei decisori, è lecito chiedersi perché, pur conoscendo la stagnazione attuale dell’economia europea, proseguano con la politica monetaria che mette in difficoltà tutti i paesi, in particolare quelli più indebitati, creando nuovi rischi di tenuta per l’euro.
All’Italia la stretta monetaria costerà 12 miliardi nel 2023, e 18 nel 2024. Grandi società internazionali iniziano a prevedere una salita dello spread, resa ancora più probabile dallo stop all’acquisto di titoli di stato italiani da parte della Bce. Per il futuro tutto è possibile. Questo aumento dovrebbe essere l’ultimo. O, seguendo l’esempio della Fed, potrebbe esserci una pausa.
Rumours ricorrenti parlano di un ritorno di Mario Draghi in un ruolo europeo. L’ex presidente Bce, ricordiamolo, è l’uomo del whatever it takes, strategia del tutto opposta a quella attuale, che sembra disinteressata ai paesi con debito pubblico alto e, di riflesso, ai destini dell’euro. Nonostante i dieci rialzi consecutivi dei tassi, l’euro flette sul biglietto verde. L’incremento del valore del dollaro sulla nostra moneta dipende anche dalla crescita della ricchezza di famiglie e privati americani, nonostante l’esplosione del debito Usa.
La crisi richiede trattative spedite per la riforma del Patto di Stabilità, accantonando le rigidità degli anni passati. Tutti sembrano voler evitare il ritorno alle vecchie regole, che, stante il momento attuale, potrebbero avere conseguenze devastanti.
In questo frangente le Borse hanno reagito sorprendentemente bene. I listini europei sono saliti; Piazza Affari ha chiuso la scorsa settimana con una crescita di oltre il 2%. La riapertura di lunedì ha poi evidenziato un arretramento, ma i mercati tengono e sembrano non aver voglia di scendere. Il consiglio è di mantenere le posizioni, puntando soprattutto sui petroliferi come titoli difensivi, su qualche farmaceutico e ancora sulle banche.
Dal lato obbligazionario sono invece interessanti, nonostante il rialzo dei tassi, i bond a cinque anni di durata, che restituiscono più dell’inflazione attesa. Nel mentre, la Commissione Europea sta preparando l’introduzione dell’euro digitale, cioè la versione virtuale dei contanti, garantita dall’Eurotower e scambiabile con il cash a valore nominale, senza commissioni (a differenza delle carte di pagamento).
Il progetto divide le banche europee, ma è talmente sentito da convincere la Bce a nominare Pietro Cipollone, un superesperto in valuta digitale, al posto di Fabio Panetta, prossimo governatore della Banca d’Italia. Certamente, l’euro digitale è un alleato per prevenire le frodi, purchè si eviti la perdita di libertà e di privacy per i cittadini.
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