Economia & Lavoro
Inflazione in calo e stagnazione economica: l’Italia nel terzo trimestre del 2023
La crescita economica italiana si ferma nel terzo trimestre del 2023, ponendo fine a una striscia di progressi che durava da dieci mesi. Nel frattempo, l’inflazione scende a livelli tra i più bassi della zona euro. Questo articolo esamina i fattori che contribuiscono a questa situazione e le prospettive per il futuro.
Dopo dieci mesi di crescita costante, l’economia italiana mostra segni di stallo nel terzo trimestre del 2023. Contemporaneamente, il paese sperimenta un calo sostenuto dell’inflazione. Questa dinamica complessa offre uno spaccato interessante delle sfide economiche attuali.
Agricoltura in calo, Industria in crescita
I dati dell’Istat evidenziano una diminuzione del valore nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, mentre il settore industriale mostra un incremento. Il settore dei servizi, invece, rimane stazionario. Questa variazione congiunturale mette in luce l’eterogeneità dell’economia italiana e le sue sfide nel mantenere una crescita equilibrata.
Dal punto di vista della domanda, il quadro è altrettanto complesso. L’Istat sottolinea un contributo negativo della componente nazionale, compensato però da un apporto positivo della componente estera netta. Questo suggerisce la necessità di rafforzare la domanda interna per garantire una crescita più sostenibile.
Inflazione, tassi di interesse e geopolitica
Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, avverte che è fondamentale tenere in considerazione gli effetti ritardati dei dieci rialzi consecutivi dei tassi BCE e l’impatto di eventuali fattori straordinari, come le tensioni in Medio Oriente sul prezzo del petrolio. Tali fattori potrebbero incidere sulla crescita del PIL nel quarto trimestre e anche nel 2023.
Cosa aspettarsi dalla frenata dell’inflazione
La frenata significativa dell’inflazione in Italia potrebbe rappresentare la fine di un periodo turbolento per i prezzi, particolarmente quelli energetici. La situazione, tuttavia, è complicata da vari fattori, tra cui la politica dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE).
La frenata dell’inflazione è stata rapida e si colloca ora all’1,8%, un livello ritenuto sano per un’economia in equilibrio. Questo potrebbe significare la stabilizzazione dei prezzi dopo una serie di aumenti repentini, soprattutto nel settore energetico.
Tassi di interesse: partita a due facce
Nonostante la calma apparente sull’inflazione, non è prevista una rapida riduzione dei tassi di interesse. La BCE ha il compito non solo di monitorare l’inflazione, ma anche di recuperare il controllo della politica monetaria post-pandemia. Questa dualità di obiettivi rende probabile che i tassi rimangano elevati per qualche tempo.
Durante il periodo di inflazione elevata, famiglie e imprese hanno apportato modifiche alle loro scelte di spesa, risparmio e investimento. La stabilizzazione dell’inflazione potrebbe quindi aprire un nuovo capitolo di inflazione più bassa, senza ulteriori shock per il sistema economico.
È ragionevole aspettarsi che i prezzi, specialmente quelli dell’energia, si stabilizzino nei prossimi mesi. Tuttavia, la BCE potrebbe optare per mantenere i tassi di interesse elevati per un periodo prolungato, allo scopo di normalizzare la politica monetaria.
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