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Economia & Lavoro

PNRR e deficit: l’insostenibili richieste dell’Unione Europea

La Commissione Europea impone vincoli severi all’Italia per ridurre il deficit, mettendo a rischio il PNRR e la crescita economica. Le richieste di Bruxelles sono realistiche o eccessive?

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Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen
Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen (© Governo)

Venerdì scorso, la Commissione Europea ha comunicato al governo italiano le cifre che verranno pubblicate in autunno, delineando i numeri necessari per uscire dalla procedura per deficit eccessivo. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non è rimasto sorpreso, ma la questione solleva molte critiche verso Bruxelles e le sue politiche.

Vincoli eccessivi e poco realistici

I nuovi vincoli imposti da Bruxelles rappresentano un ostacolo significativo per l’Italia. Con un tetto alla spesa pubblica e una correzione di bilancio annua di oltre 13 miliardi di euro per i prossimi sette anni, le richieste della Commissione sembrano eccessive e poco realistiche. Evitare politiche finanziate per un solo esercizio di bilancio, come gli sgravi contributivi sui redditi medio-bassi, richiede una pianificazione complessa che potrebbe soffocare la crescita economica.

PNRR: un piano sotto assedio

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un elemento chiave, ma la sua lenta esecuzione solleva ulteriori dubbi. Bruxelles sembra ignorare le difficoltà reali di implementazione, imponendo un ritmo irrealistico che rischia di penalizzare ulteriormente l’Italia. Con oltre 40 miliardi di euro da spendere quest’anno e circa 150 miliardi da assorbire nei prossimi due anni e mezzo, le richieste appaiono sproporzionate e fuori portata.

L’utilizzo insufficiente dei prestiti da 122 miliardi del PNRR durante la sospensione dei vincoli del Patto di Stabilità evidenzia una mancanza di flessibilità da parte della Commissione. Gli investimenti non eseguiti potrebbero appesantire ulteriormente il deficit, proprio quando i nuovi vincoli inizieranno a essere applicati dal 2024.

Scenari di correzione del bilancio: una trappola per l’Italia

Le opzioni fornite dalla Commissione — una correzione strutturale annua dell’1,1% del PIL per quattro anni o dello 0,6% per sette anni — sembrano più una punizione che una soluzione. Il governo ha escluso il piano più breve, ma anche il piano su sette anni richiede una correzione strutturale di oltre 13 miliardi l’anno fino al 2031, un onere eccessivo che rischia di frenare ulteriormente l’economia.

Per accedere al piano di rientro, l’Italia deve presentare un piano dettagliato a Bruxelles, accompagnato da riforme e investimenti. Tuttavia, la necessità di proseguire gli investimenti fino al 2030 o 2031 agli stessi ritmi del periodo 2024-2026 impone un’ulteriore pressione su un paese già sotto stress economico.

La traiettoria della spesa pubblica: un vincolo soffocante

La “traiettoria tecnica” della spesa pubblica, che deve aumentare meno della somma fra crescita reale e inflazione, rappresenta un ulteriore vincolo soffocante. Bruxelles ha indicato un incremento della spesa di circa l’1,8% annuo, ma questa cifra potrebbe risultare irrealistica considerati i fattori economici attuali.

Previsioni mancanti e mancanza di trasparenza

La mancanza di chiarezza riguardo ai ritardi del PNRR e l’insufficiente comunicazione da parte dell’attuale governo rispetto al governo di Mario Draghi sollevano preoccupazioni sulla capacità dell’Italia di rispettare i nuovi vincoli. Senza previsioni di spesa chiare, il paese rischia di trovarsi in una situazione insostenibile.

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