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Guerra in Ucraina, l’ora della verità per l’Europa

Di fronte a una guerra che non le appartiene, il vecchio continente deve scegliere se essere attore o spettatore del proprio destino.

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Bandiere Ucraina, UE e Russa
Bandiere Ucraina, UE e Russa (© Depositphotos)

Giulio Sapelli ha scritto, con la consueta lucidità, che la guerra in Ucraina si sta chiudendo secondo una logica imperiale, con gli Stati Uniti protagonisti indiscussi e l’Europa ridotta al ruolo di comparsa. L’accordo firmato tra Washington e Kiev, apparentemente dedicato alla ricostruzione, cela in realtà una nuova forma di dipendenza, travestita da partenariato strategico.

Chi pensa che questa sia la fine del conflitto sbaglia. È solo l’inizio di un dopoguerra ancora più subdolo, in cui la geopolitica si mescola agli interessi economici e alle risorse energetiche.

L’Europa fuori dal tavolo dei grandi

Il continente europeo, dove si combatte la guerra, non ha avuto alcun ruolo nella definizione dei nuovi assetti. Ha urlato slogan, ha sventolato bandiere, ha imposto sanzioni, ma non ha inciso. E oggi ne paga il prezzo: recessione, inflazione energetica, instabilità politica.

Le cancellerie europee sembrano dimenticare una verità che gli industriali tedeschi conoscono bene: senza la Russia, non esiste sovranità energetica. E senza sovranità energetica, l’Europa rimane un mercato, non un potere.

La Russia è (ancora) un partner necessario

Possiamo continuare a condannare, a isolare, a demonizzare. Ma la Federazione Russa non sparirà, né sarà sostituita da qualche fornitore alternativo improvvisato tra i deserti del Golfo o i porti del Texas. La Russia possiede ciò che serve all’industria europea: gas, petrolio, terre rare, uranio, fertilizzanti. E una rete infrastrutturale che attraversa il continente eurasiatico come una spina dorsale.

Pensare di sostituirla con alleanze a chilometri di distanza è strategicamente miope e economicamente suicida.

Pacificare per sopravvivere

Ecco perché serve una diplomazia europea, vera, autonoma, libera dalle pulsioni ideologiche e dalle sudditanze atlantiche. Una diplomazia che non giustifica l’aggressione russa, ma che riconosce gli errori di tutti, e punta a pacificare, non a punire.

Serve una conferenza internazionale a guida europea, con il coraggio di dire che senza una Russia reintegrata nella comunità economica globale, l’Europa è condannata al declino.

Un bivio epocale

Giulio Sapelli lo scrive con forza: non è solo questione di Ucraina, ma di sopravvivenza strategica. O l’Europa sceglie di essere ponte tra est e ovest, oppure sarà sempre più cortile di servizio di altri imperi.

In gioco non c’è solo il futuro del Donbass, ma il futuro del continente europeo, che deve smettere di delegare la propria sicurezza e iniziare a scrivere, finalmente, la propria storia.

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