Europa
L’Europa e il grottesco “kit di sopravvivenza”
La Commissione Europea presenta un “kit di sopravvivenza”: dietro l’ironia, una narrazione emergenziale che rafforza l’accentramento di potere e ignora la volontà democratica dei cittadini europei.

È difficile dire se prevalga la comicità involontaria o la preoccupazione seria nel contemplare il cosiddetto “kit di sopravvivenza” presentato con tono da influencer e ironie da social media dalla commissaria europea all'”uguaglianza e gestione delle crisi”, Hadja Lahbib. Il titolo stesso della sua carica dovrebbe già far riflettere sullo stato della politica europea: una Commissione che, pur di affermarsi salvatrice e onnipresente, sfiora ormai il ridicolo.
Ma fermarsi al ridicolo sarebbe errore grave: dietro il sorriso forzato e la rappresentazione grottesca c’è qualcosa di assai più preoccupante.
La narrazione emergenziale
Il famoso “kit”, elemento centrale della Preparedness Union Strategy, è strettamente legato al piano Readiness 2030 voluto dalla presidente Ursula von der Leyen, un programma noto originariamente con il ben più chiaro nome di Rearm Europe. Tutto ciò, dunque, non è altro che la punta di un iceberg narrativo, costruito con lo scopo dichiarato di preparare gli europei ad una guerra contro un nemico già individuato e condannato senza appello: la Russia di Putin.
Questa narrazione emergenziale ha avuto inizio nel 2022, quando la guerra russo-ucraina è stata presentata – con il convinto sostegno di Biden e del G7 – come un conflitto esistenziale tra la Russia e tutto l’Occidente. E proprio quando una soluzione pacifica, proposta dalla nuova amministrazione Trump, sembrava possibile, ecco accentuarsi da parte europea il tam-tam di un’aggressione russa imminente.
Il potere accentratore dell’Unione
Ma il punto più inquietante non è la presunta minaccia in sé, bensì l’approccio dogmatico con cui la Commissione si arroga il diritto di decidere per tutti, trasformando l’Unione Europea da organismo intergovernativo a un’autorità superiore, che ordina e indirizza. Un copione già visto con la crisi finanziaria del 2008, con il catastrofismo climatico del Green Deal e poi con l’emergenza pandemica e la campagna vaccinale di massa. Oggi, in questo mosaico di emergenze, si aggiunge l’imminenza di una guerra continentale.
Il risultato è sempre lo stesso: un accentramento di potere, giustificato da crisi date per certe e indiscutibili, che escludono preventivamente qualsiasi dibattito democratico, ridotto a mera formalità.
La retorica del salvatore
Il “kit” dunque non è semplicemente uno strumento grottesco: è la metafora di una Commissione che vuole apparire salvatrice, che rassicura il cittadino europeo come una madre premurosa davanti a un pericolo che nessuno vede, tranne le élite di Bruxelles. Una narrazione paternalistica e autoritaria, che ha ormai imposto la propria cornice cognitiva a colpi di propaganda e censura preventiva.
Le ragioni della realtà
Eppure, la distanza tra narrazione e realtà è immensa: nessuna evidenza, infatti, sostiene la possibilità concreta di una aggressione russa agli Stati europei. E qualora ciò avvenisse, il “kit” della commissaria Lahbib sarebbe tanto utile quanto un ombrello durante un uragano. Solo la deterrenza nucleare della Nato, garantita dagli Stati Uniti, sarebbe efficace in uno scenario così drammatico.
Tuttavia, porre simili obiezioni oggi, quando la narrazione è già dominante, appare quasi vano. Dovevamo parlarne prima, nelle sedi deputate, prima che l’emergenza diventasse un dogma.
La difesa della democrazia
Non è quindi solo il grottesco “kit” a essere da respingere, bensì la logica stessa che lo ispira: quella di un potere burocratico, non eletto direttamente dai cittadini europei, che si pone come unica autorità, incontestabile e benevola. Una logica inaccettabile, perché in contrasto con i principi fondamentali della democrazia pluralista, della sovranità popolare e del diritto, ormai sempre più ignorato, di scegliere il proprio destino.
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Paolo
1 Aprile 2025 at 15:29
Assolutamente da condividere. Se ne parla come fosse una battuta da cabaret, ma dietro a quelle parole si annidia il cieco interesse della sempre maledetta Gran Bretagna. Da Caterina II in poi il principale attore destabilizzante europeo è stato è sempre lo stesso.