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Tokyo alza la voce: il debito USA come leva geopolitica

Il Giappone minaccia di usare le sue riserve di Treasury USA come arma diplomatica nei negoziati con Trump. Un segnale forte che potrebbe destabilizzare gli equilibri economici globali.

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Il Ministro delle Finanze giapponese, Katsunobu Kato
Il Ministro delle Finanze giapponese, Katsunobu Kato (© DDW)

Quando un ministro delle Finanze parla di “tenere ogni opzione sul tavolo”, i mercati tendono a prendere appunti. Se poi quel ministro è Katsunobu Kato, e quel tavolo è la trattativa commerciale con gli Stati Uniti di Donald Trump, allora non siamo più nel regno delle ipotesi accademiche, ma su un campo minato della geopolitica globale.

Il Giappone ha lasciato cadere un messaggio tanto sottile quanto esplosivo: possiamo toccare i vostri titoli di Stato. Non è solo una dichiarazione d’intenti, è un avvertimento a stelle e strisce. Un promemoria silenzioso ma potente: chi presta, può anche decidere di smettere.

Un arsenale da mille miliardi

Non è una minaccia vuota. Il Sol Levante custodisce nei propri forzieri oltre mille miliardi di dollari in Treasury americani. Numeri da capogiro, che lo posizionano accanto alla Cina tra i maggiori creditori esteri degli Stati Uniti. Ma mentre Pechino ha già imparato a usare questo strumento come bastone o carota nei momenti opportuni, Tokyo ha sempre mostrato discrezione e rispetto istituzionale. Fino a oggi.

Perché oggi qualcosa è cambiato. Non tanto nelle cifre, ma nel tono. Ed è proprio il tono la prima arma che si impugna in una guerra diplomatica.

Il prezzo del patriottismo

Per comprendere appieno il significato della mossa giapponese, bisogna guardare a ciò che l’ha provocata: i dazi di Trump. Imposti con la spavalderia di chi pensa che gli alleati debbano obbedire, non discutere. Ma il Giappone non è più il partner silenzioso di un tempo. E davanti a colpi così frontali all’industria e all’export, la risposta non può che arrivare dove fa più male: sul debito pubblico USA.

Il gioco pericoloso della finanza globale

Ma attenzione: anche il samurai più determinato sa che colpire l’avversario può ferire sé stesso. Una vendita massiccia di Treasury destabilizzerebbe i mercati, affosserebbe i rendimenti e, ironicamente, ridurrebbe il valore degli stessi titoli ancora in portafoglio a Tokyo. Un boomerang pronto a colpire anche chi lo lancia.

Ecco perché la dichiarazione di Kato è più una minaccia implicita che un piano d’azione. Ma una minaccia che si fa sentire.

Un equilibrio instabile

Il mondo di oggi è un fragile castello costruito con debiti e fiducia. Il Giappone ha mostrato di avere le chiavi per aprire una delle sue stanze più segrete: quella del debito americano. Lo ha fatto con l’arte sottile della diplomazia orientale, senza urlare, ma facendosi ascoltare.

In un mondo che si crede abituato agli shock, il prossimo potrebbe arrivare senza rumore, in una conferenza stampa, in una sala Tokyo, con le parole misurate di un ministro.
Perché la forza, quella vera, non ha bisogno di alzare la voce.

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