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Prenoti e paghi comunque: la nuova regola nei ristoranti bolognesi

Sempre più ristoranti chiedono la carta di credito per prenotare. A Bologna e dintorni, chi non si presenta paga caro. È il nuovo fronte contro i “no show” a tavola.

Redazione Bologna

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Tavoli di un ristorante
Tavoli di un ristorante (© Depositphotos)

Da Bologna a San Giovanni in Persiceto, una nuova regola si impone nel galateo moderno della ristorazione: prenotare vuol dire pagare, anche se non ti presenti.

Una logica brutale solo in apparenza, ma che trova la sua radice più profonda in una realtà economica ineludibile: ogni tavolo vuoto è un affare perduto. Non è più tempo di capricci o indecisioni da ultimo minuto. Nei ristoranti più ambiti, la carta di credito è il nuovo passaporto per il buon gusto.

Da Me e Casa Merlò: il tempo è denaro, anche a tavola

A Bologna, due insegne di prestigio, Trattoria da Me e Casa Merlò, hanno tracciato la via. Qui non si entra se non si lascia traccia, e la traccia è quella lasciata da una carta di credito. Lo si fa per rispetto, prima ancora che per convenienza. E se la ragione non basta, parlano i numeri: 1.200 tavoli disertati nel 2022 alla sola Casa Merlò. Una disfatta silenziosa che, moltiplicata per il numero di coperti, assume i toni di una tragedia economica.

Il sistema ora è chiaro: prenotazione solo online e garanzia obbligatoria. Chi non si presenta, paga 25 euro a testa. Una penale? No, un contributo dovuto, che tiene accese le luci e paga il lavoro di chi la cena l’ha preparata invano.

L’Antica Osteria del Mirasole: dove l’assenza costa cara

Ma se Bologna si muove con decisione, è San Giovanni in Persiceto che affonda il coltello. Lì, l’Antica Osteria del Mirasole — seguitissima anche sui social — non ammette sconti: 75 euro a coperto per chi non si presenta o annulla fuori tempo massimo. Una cifra che fa rumore, sì, ma serve a far riflettere.

Sul sito, tutto è scritto nero su bianco. La carta di credito è richiesta non come formalità, ma come pegno. Il ristorante non è un parco giochi dove si prenota “nel dubbio” e si decide “se ci va”. Qui ogni ritardo oltre i 20 minuti, ogni defezione senza almeno sei ore di preavviso, comporta un addebito pieno. Nessuna pietà, ma solo logica imprenditoriale.

Un cambio di paradigma culturale

Dietro queste scelte, c’è molto più di una mera questione di business. C’è un cambiamento culturale profondo, che impone al cliente di tornare ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. In un’epoca di click facili e disimpegno diffuso, il rispetto del lavoro altrui torna a essere moneta preziosa.

Perché prenotare un tavolo e poi disertarlo non è solo scortesia: è un danno concreto a una macchina che vive di precisione, organizzazione e preparazione. È come ordinare un vestito su misura e non andare a ritirarlo. Solo che qui, lo stilista ha comprato la stoffa, tagliato, cucito e acceso le luci per te.

Il conto lo paghi comunque

Come ammoniva un vecchio proverbio toscano: “Chi rompe, paga e i cocci sono suoi”. Ma oggi, nei ristoranti dell’Emilia, non serve rompere per pagare: basta non presentarsi.

E forse, in fondo, non è neppure una punizione. È solo il prezzo della libertà di scegliere, che comporta anche l’onere della responsabilità.
Un tavolo prenotato è un contratto morale. Chi lo rompe, ne risponde.

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