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«L’onorificenza a Tito va revocata»: dal Fvg levata di scudi contro «il boia delle foibe»

Dopo il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia porta la questione in Aula. L’Anpi si dice contraria

Alessandro Cesare

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Walter Rizzetto
Walter Rizzetto, deputato di Fdi (© ANSA)

«Via l’onorificenza concessa dall’Italia al maresciallo Tito». La richiesta partita dal sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, durante le celebrazioni per il Giorno del Ricordo alla foiba di Basovizza, è arrivata fino in Parlamento. A farsene carico è stato il gruppo di Fratelli d’Italia, che attraverso il deputato Walter Rizzetto, il capogruppo Tommaso Foti e la deputata triestina Nicole Matteoni, ha presentato un progetto di legge per inserire nell’ordinamento italiano la possibilità di revoca del titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana a chiunque, anche se defunto (come il Maresciallo Tito) si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità.

Dipiazza: «Una vergnogna dello Stato italiano»

«E’ paradossale – afferma l’onorevole Rizzetto – che la legge istitutiva dell’Ordine dei Cavalieri della Repubblica preveda che non si possa annullare l’onorificenza a persone nel frattempo decedute. Da qui l’iniziativa di Fratelli d’Italia di modifica della legge per poter poi revocare il titolo al sanguinario dittatore comunista jugoslavo».

Per il sindaco Dipiazza si tratterebbe di «rimediare con i fatti a una vergogna dello Stato italiano, ridando una doverosa dignità ai nostri esuli e ai nostri infoibati. Va revocata la cittadinanza al boia Tito».

Come spiega Rizzetto, quello concesso al maresciallo Tito nel 1970, «è il titolo onorifico più elevato della Repubblica italiana. Per decenni sono stati celati ed esclusi dalla narrazione storica e pubblica i fatti legati a coloro che persero la vita nelle foibe. Oggi che però la verità storica è stata ristabilita, appare assurdo che la Repubblica Italiana, da un lato, riconosca il dramma delle foibe e celebri la memoria delle sue vittime in occasione del Giorno del Ricordo e, dall’altro, annoveri tra i suoi più illustri insigniti proprio chi ordinò la pulizia etnica degli italiani in Istria e nell’Adriatico orientale», chiude il parlamentare friulano.

L’Anpi si dice contraria

Da parte sua, l’Anpi, l’Associazione partigiani, si è detta contraria alla revoca, stigmatizzando le parole del sindaco Dipiazza: «Parole farneticanti – dice il presidente di Anpi Udine, Dino Spanghero -. Siamo qui per andare avanti, non abbiamo bisogno di invettive. Frasi come quelle pronunciate da Dipiazza non sono degne di un rappresentante istituzionale». Per il presidente dell’Anpi, l’onorificenza a Tito «deve restare, cosa vogliamo fare un’altra guerra con la Jugoslavia?».

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