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Opinioni

Battaglia: «Occidente irresponsabile, dobbiamo augurarci che Putin vinca presto»

Al DiariodelWeb.it le posizioni del professor Franco Battaglia sulla guerra Russia-Ucraina e sulle sue conseguenze in politica energetica per l’Italia

Fabrizio Corgnati

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Il Presidente russo, Vladimir Putin
Il Presidente russo, Vladimir Putin (© Kremlin)

Il professor Franco Battaglia, docente di chimica e fisica all’università di Modena, è noto per le sue posizioni controcorrente e controverse, a partire dal tema dei cambiamenti climatici. Anche sulla crisi ucraina, e sulle sue ricadute sulla politica energetica italiana, in effetti, ha un parere molto netto. Come rivela ai microfoni del DiariodelWeb.it.

Professor Franco Battaglia, perché ritiene che la grande stampa non stia raccontando a dovere il conflitto ucraino?
Su questo non ho dubbi. In Occidente sono stati oscurati quei canali, come Sputnik, che rappresentano la voce della controparte. Ciò mi fa pensare che ci sia la precisa intenzione di far ascoltare ai cittadini solo le ragioni di una parte. È una strategia illiberale, antidemocratica, da Corea del Nord.

Che idea si è fatto della guerra?
Visto che l’Occidente, anziché fermare la guerra, invia armi, io penso che dobbiamo tutti augurarci che Putin vinca presto, affinché si fermi la pazzia di questo sangue che sta scorrendo senza ragione. Puntare alla sconfitta di Putin perdente significa che il conflitto potrebbe durare anni. La posizione dell’Occidente, compreso lo stesso presidente ucraino Zelensky, è totalmente irresponsabile.

Come mai afferma questo?
Secondo me si sarebbe dovuto immediatamente chiedere ai russi che cosa volessero. Sembrava che loro volessero la rassicurazione che l’Ucraina non entrasse nella Nato. Una richiesta ragionevolissima, perché in caso contrario si sarebbero ritrovati le basi militari americane al confine. E poi il riconoscimento dell’indipendenza di due regioni, che l’avevano già decisa tramite un referendum avvenuto sotto il controllo internazionale, nonché dell’annessione della Crimea alla Russia. Quantomeno si sarebbe potuto proporre a Putin di ripetere quei referendum, rispettando il principio dell’autodeterminazione dei popoli, sancito dall’Onu. Questo compromesso avrebbe impedito i bombardamenti e l’esodo dei profughi.

Ma non avrebbe significato darla vinta alla Russia?
Una volta fermata la guerra, si poteva discuterne al tavolo. Non mi risulta che Putin chiedesse di annettere l’intera Ucraina alla Russia. Si è creato un danno enorme per una questione tutto sommato minoritaria. L’oggetto del contendere sono due sole regioni, dove si parla russo e che, a quanto pare, sono state maltrattate dal governo centrale: mi riferisco, in particolare, alla strage di Odessa del 2014, quando furono trucidate decine di manifestanti che chiedevano l’autonomia di quelle regioni. Mi pare che nessuno oggi ricordi quella strage voluta dal governo ucraino. Non voglio fare l’esperto di geopolitica della domenica, ma se le nostre decisioni sono in mano a un Di Maio, allora posso parlare perfino io.

L’Italia che cosa rischia dalle conseguenze di questo conflitto?
La Russia ci fornisce il 40% del gas che consumiamo. E ricordo che il gas produce il 50% della nostra energia elettrica, oltre al fatto che lo usiamo anche per il riscaldamento degli edifici e per usi domestici. Se Putin dovesse chiuderci i rubinetti, per noi sarebbe un grande disastro.

Se ci ritroviamo in questa condizione di dipendenza, questo dipende da una serie di errori che risalgono molto indietro nel tempo.
Almeno a trentacinque anni fa. Innanzitutto noi votammo un referendum che fu interpretato come se fosse contro il nucleare: cosicché chiudemmo le poche centrali atomiche che avevamo e ci precludemmo quella fonte, che è la prima in Europa. La seconda è il carbone, che però noi sfruttiamo solo al 5%. L’idroelettrico per fortuna lo abbiamo: si potrebbe aumentarlo un po’, ma i pochi progetti esistenti sono attualmente bloccati. Il petrolio non lo si può bruciare per produrre elettricità, perché serve per la petrolchimica e ad altri scopi. E così ci siamo affidati praticamente solo al gas. Per questo risentiamo moltissimo di qualunque variazione sul prezzo di questo combustibile. Oggi, con questi venti di guerra, ancora di più.

Cosa dovrebbe fare il governo per cambiare rotta?
Il governo attuale dovrebbe innanzitutto cadere, perché è nelle mani di personaggi che sembrano incapaci. Lo stesso Draghi è un bluff: dipinto come Super Mario, di fatto è una gran delusione.

E un eventuale altro esecutivo, che politiche dovrebbe mettere in atto?
Immediatamente attivare tutte le centrali a carbone. È un combustibile economico, facilmente trasportabile, che può essere anche poco inquinante, se gli impianti vengono fatti funzionare bene. Il nostro 5% da questa fonte di energia deve allinearsi al 35% del resto del mondo. Poi cancellare gli 8 miliardi all’anno di sovvenzioni all’eolico e al fotovoltaico, che sono la vera causa dell’aumento delle bollette elettriche. Quindi ridurre il peso del gas nel mix elettrico e portarlo dall’attuale 50% al 15%.

C’è altro?
Non avrebbe conseguenze nell’immediato, ma bisognerebbe avviare la costruzione di centrali nucleari anche in Italia. Non si capisce perché siamo l’unico Paese industrializzato che se ne è privato. Lo abbiamo abbandonato, ma non ci abbiamo rinunciato, perché ne abbiamo fatto una fonte d’importazione.

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