Opinioni
Quel moralismo da salotto che ci rende ciechi
L’Europa si racconta male o agisce peggio? Un’analisi impietosa dell’intellettualismo salottiero che predica morale e raccoglie ipocrisia. Quando il pensiero diventa autocompiacimento.

L’Europa si flagella. Ma lo fa in guanti bianchi, davanti allo specchio, sperando che qualcuno le dica: “Come sei nobile”. In questo spettacolo grottesco di autocommiserazione, il ruolo dell’intellettuale mascherato da opinionista si conferma ancora una volta fondamentale. Non tanto per capire il mondo, quanto per confermare il pregiudizio di chi legge.
Un’Europa depressa con la coscienza sporca
Il pezzo apparso sul Corriere della Sera è il solito compendio di “europeismo da cortile”, di quei salotti dove si citano Camus e Dostoevskij tra un prosecco e una quiche di quinoa, per poi chiudere la serata con un monologo sulla “responsabilità storica dell’Occidente”.
Che l’Europa sia masochista è tesi già vista, già letta, già digerita – magari dopo un brunch letterario. Ma che il problema sia la nostra incapacità di “raccontare bene chi siamo” e non quello che facciamo, è una consolazione da club esclusivo. Si salva la coscienza, si affoga la realtà.
Russia, Gaza, migranti: la morale a senso unico
Quando si parla di Russia, si invocano le sanzioni. Quando si parla di Israele, ci si tuffa nella prudenza diplomatica. Quando si parla di migranti, si passa dalla compassione all’amnesia in meno di un paragrafo. È l’ipocrisia selettiva dell’intellettuale che si crede arbitro morale, ma si comporta come un PR della propria reputazione.
Eppure basterebbe guardare i fatti, non i sentimenti. L’Europa è debole non perché si racconta male, ma perché non decide. E quando decide, lo fa per salvarsi la faccia.
La comoda malinconia dell’intellettuale
Chi scrive certi editoriali non vive nella politica, ma nella melanconia. Una malinconia costruita a tavolino, come certi dolori teatrali: profondi, ma sempre pronti a essere raccontati in pubblico. La retorica del “dove abbiamo sbagliato” non è un’autocritica, ma una carezza alla propria superiorità morale.
Invece di chiedersi come agire meglio, ci si chiede come apparire migliori. Ed è proprio questo il veleno dell’Europa: un’élite che vuole essere compianta, non ascoltata.
Il pensiero come prodotto editoriale
C’è chi ancora crede che il pensiero critico serva a cambiare le cose. Ma per certi editorialisti, serve solo a confermare l’identità di chi legge, mai a metterla in discussione. Si gioca in casa, sempre. E si vince facile, sempre. Ma il mondo vero sta fuori, e ride di noi, con la crudeltà che solo i forti riservano ai deboli che si credono nobili.
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Piccirillo
14 Aprile 2025 at 10:13
Descrizione molto chiara sulla povera Europa, a cui non sono bastati due guerre atroci nel secolo scorso-