Politica
Finanziaria, famiglia e natalità: la grande assente nella strategia del Governo
La Finanziaria 2024 del governo Meloni evidenzia il peso del debito pubblico, promesse non mantenute su famiglia e natalità e il paradosso del centralismo. Urgono riforme strutturali per rilanciare il paese e superare il Leviatano fiscale.
In un’epoca in cui la politica si è ridotta a gestione ordinaria, il varo della legge finanziaria rappresenta il momento in cui il potere statale si manifesta nella sua forma più pura, pervasiva e, talvolta, brutale. La recente manovra economica del governo Meloni, ricca di promesse e di contraddizioni, è il perfetto esempio del Leviatano descritto da Thomas Hobbes: uno Stato che si arroga il diritto di disciplinare ogni aspetto della vita dei cittadini.
Il Leviatano fiscale: il peso sui contribuenti
In un sistema come il nostro, dove la pressione fiscale sfiora il 43%, ogni legge finanziaria è inevitabilmente uno strumento di prelievo coatto. Il governo, guidato da Giorgia Meloni, aveva promesso una svolta: meno tasse, meno burocrazia, più crescita. Ma la realtà ci presenta un quadro diverso. Gli incentivi al lavoro e il taglio del cuneo fiscale, per quanto annunciati con enfasi, appaiono come pannicelli caldi di fronte alla vera emergenza: il debito pubblico italiano, che si aggira oltre il 145% del PIL.
Le misure proposte, dal taglio delle accise sulla benzina alle agevolazioni per le imprese, rischiano di essere vanificate dall’inefficienza cronica della macchina statale. A questo si aggiungono le critiche della Commissione Europea, sempre pronta a ricordarci che i margini di manovra concessi sono stretti come una camicia di forza.
Le priorità mancate: famiglie e natalità
Una delle grandi promesse della destra al governo era un rilancio della famiglia e della natalità. Eugenia Roccella, Ministro per la Famiglia, aveva parlato di un “cambiamento epocale” nelle politiche per i nuclei familiari. Tuttavia, i fondi stanziati per il sostegno alle famiglie appaiono insufficienti rispetto alla gravità del problema. L’Italia continua a essere uno dei paesi con il tasso di natalità più basso d’Europa, e le misure proposte, come l’incremento dell’assegno unico, sembrano più un rattoppo che una strategia.
Il paradosso del centralismo
L’Italia è un paese dove si parla tanto di autonomia regionale, ma ogni legge finanziaria sembra riaffermare un modello di centralismo imperante. Le risorse per i territori, specialmente per il Sud, restano limitate e spesso vincolate a interventi a pioggia. Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari Regionali, ha tentato di difendere il suo progetto di autonomia differenziata, ma la mancanza di fondi concreti lo rende poco più di un esercizio retorico.
Il Leviatano che divora il futuro
In definitiva, la finanziaria appena presentata è il riflesso di un sistema incapace di innovarsi. La politica, prigioniera del breve termine, continua a rimandare le vere riforme strutturali, dal sistema pensionistico alla semplificazione normativa. Intanto, il Leviatano fiscale divora risorse e speranze, lasciando ai cittadini un futuro sempre più incerto.
La grande sfida del governo Meloni sarà quella di dimostrare che non si tratta dell’ennesimo esecutivo di transizione, ma di un vero motore di cambiamento. Perché se il Leviatano è il simbolo del potere assoluto, l’Italia ha disperatamente bisogno di un’altra figura: quella del buon governo, che sappia ascoltare e restituire fiducia ai suoi cittadini.
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