Politica
La battaglia solitaria di Matteo Salvini
Matteo Salvini contro l’Europa: il piano Rearm è “morto e sepolto”. Critiche a von der Leyen e Macron, sostegno a Trump, autonomia bloccata e polemiche interne alla Lega verso il congresso.

Non c’è pace per Matteo Salvini, neanche nella quieta cornice padovana, dove nemmeno una visita mattutina alla Basilica di Sant’Antonio riesce a smussare il suo ardore polemico. Il leader leghista, più che trattare di Autonomia differenziata, tema ormai arenato nelle sabbie mobili della burocrazia romana, concentra il suo fuoco sulla politica europea. Un Salvini che, per caparbietà, somiglia tanto a quello che chi scrive conobbe nei tempi in cui Roma era teatro di feroci schermaglie parlamentari, in cui la politica estera era cosa seria e non passatempo per dilettanti.
Il piano Rearm: un progetto già sepolto
Salvini attacca frontalmente Ursula von der Leyen, che descrive come “una tedesca al servizio esclusivo degli interessi tedeschi”, e punta l’indice contro il “piano Rearm”, il mastodontico investimento da 500 miliardi voluto dalla Germania per il riarmo. Un progetto che, secondo il vicepremier, è “finito, morto e sepolto” e rappresenta uno schiaffo ai principi democratici, degno più di “un Venezuela” che di una moderna Europa.
Trump, il pacificatore improbabile
Per Salvini, il grande equivoco di Bruxelles è tutto nella figura di Emmanuel Macron e nel suo velleitario “progetto dei volenterosi”. In un affondo degno della miglior tradizione polemica italiana, il capo della Lega non risparmia critiche al francese e alla von der Leyen, descritti come “politici sul viale del tramonto”, mossi da interessi che si riducono ormai esclusivamente a business e armamenti. Unica soluzione per una pace europea, secondo Salvini, è Donald Trump, definito senza mezzi termini come l’unico capace di mediare fra Mosca e Kiev, e ridare stabilità economica all’Europa intera.
Autonomia e invasione islamica: ritorno alla Fallaci
E mentre l’Europa discute di armamenti e difesa comune, Salvini riporta al centro il vero problema: la sicurezza nazionale minacciata non più dai carri armati russi ma da un’invasione islamica che avanza silenziosa. Invita a riscoprire, con piglio deciso, la voce scomoda e profetica di Oriana Fallaci, tornando a temi che sembrano ormai dimenticati dalla politica ufficiale, ma non dal sentimento comune di tanti italiani.
Nella Fiera di Padova si ritrovano in duemila per ascoltare l’ennesima promessa sull’Autonomia differenziata. Roberto Calderoli, stanco di attendere Roma, si definisce addirittura pronto a “fare il kamikaze” pur di smuovere le acque stagnanti del centralismo romano. E Salvini incalza: entro l’anno l’Autonomia sarà operativa, una promessa che pare più un atto di fede che una certezza politica, provocando una serie di scaramantici scongiuri tra i presenti.
Zaia e Vannacci: il congresso dei destini incrociati
Non mancano tensioni interne. Il governatore veneto Luca Zaia, amato e contestato padrone di casa, resta ancora incerto sul suo futuro politico, definendo lo stop al terzo mandato “un insulto all’intelligenza dei cittadini”. Salvini invece lo considera “una risorsa fondamentale”, pronta a giocare la sua parte, in quale veste non si sa. Ma nella partita entra anche il discusso Roberto Vannacci, potenziale nuovo vicesegretario leghista, accolto con freddezza da Zaia ma calorosamente sostenuto da Salvini.
La cittadinanza degli oriundi: polemica con Forza Italia
Chiude la mattinata padovana una polemica con Forza Italia sulla stretta agli oriundi proposta da Antonio Tajani, criticata apertamente dal deputato leghista Dimitri Coin. Una battaglia identitaria che colpisce discendenti di veneti e lombardi, mentre, afferma con tono amaro, si pensa a regalare cittadinanze facili ai giovani immigrati spesso islamici.
Salvini, insomma, resta il solito combattente: lucido, irrequieto e non ancora domato. Per chi avesse dubbi sulla sua strategia, una certezza rimane: non si farà dettare l’agenda né da Berlino né da Bruxelles, né da alcuna capitale estera, preferendo sempre e comunque giocare in casa, nell’unico campo che conosce e ama veramente.
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