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Politica

L’astensionismo elettorale in Italia: un fenomeno complesso e multiforme

Negli ultimi decenni, l’affluenza elettorale in Italia è crollata dal 90% a meno del 50%, e si prevede bassa anche alle prossime elezioni europee. Le cause includono la convergenza politica verso il centro, la sfiducia nei partiti per promesse non mantenute, la sensazione di impotenza appresa e la perdita di fiducia nelle istituzioni.

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Elezioni e astensionismo
Elezioni e astensionismo (© Depositphotos)

Negli ultimi decenni, l’affluenza alle elezioni in Italia è crollata vertiginosamente. Se un tempo si registravano percentuali superiori al 90%, oggi si è scesi sotto il 50%, con punte ancora più basse in alcune circostanze. Le previsioni per le prossime elezioni europee non sono incoraggianti, indicando una possibile ulteriore diminuzione della partecipazione. Ma quali sono le cause di questo astensionismo sempre più diffuso? Cerchiamo di analizzare le ragioni di questa disaffezione elettorale attraverso alcune ipotesi.

Il paradosso dei gelatai

Una prima spiegazione potrebbe essere fornita dal cosiddetto paradosso dei gelatai. Immaginiamo due gelatai su una spiaggia lunga un chilometro, ognuno con il proprio chiosco posizionato a metà della propria metà della spiaggia, inizialmente a 500 metri di distanza l’uno dall’altro. Con il tempo, per attrarre più clienti, entrambi si avvicinano sempre più al centro della spiaggia, fino a ritrovarsi uno accanto all’altro.

Questa metafora rappresenta l’idea che destra e sinistra, nel tentativo di accaparrarsi i voti del centro e degli indecisi, abbandonino le loro posizioni più estreme, convergendo verso un ipotetico centro. Di conseguenza, gli elettori percepiscono una mancanza di differenza significativa tra i principali partiti politici. Fratelli d’Italia, Lega e Partito Democratico sembrano ormai esprimere gli stessi concetti, lasciando molti cittadini a chiedersi: perché votare l’uno o l’altro se, alla fine, saranno comunque la stessa cosa?

La sfiducia nei partiti politici

Un’altra causa significativa è la progressiva sfiducia degli elettori nei confronti dei partiti di riferimento. Un esempio emblematico è la Lega. Nel 2019, la Lega inserì nel simbolo elettorale per le elezioni europee la scritta “No Euro”, ottenendo oltre 9 milioni di voti e il 34,26% dei suffragi, il miglior risultato elettorale di sempre, diventando il partito più votato in Italia. Tuttavia, le posizioni “No Euro” furono poi completamente abbandonate, e la Lega scese sotto il 10%.

Questo episodio ha generato una profonda delusione tra gli elettori, che si sentono traditi dalle promesse non mantenute. Non solo la Lega, ma anche il Movimento 5 Stelle e, più recentemente, Fratelli d’Italia hanno visto calare il loro consenso a causa di promesse disattese. Gli elettori si ricordano di chi fa promesse solo per ottenere voti e difficilmente si lasciano ingannare una seconda volta. Chi si fiderebbe di un politico o di un partito dopo essere stato platealmente tradito e preso in giro?

L’impotenza appresa

Un’altra spiegazione potrebbe essere fornita dal concetto di “impotenza appresa”, elaborato dallo psicologo Martin Seligman negli anni Sessanta. In un esperimento, i cani, una volta resisi conto che non potevano evitare scosse elettriche, smettevano di fare qualunque tentativo di cambiare la situazione. Questo concetto è stato poi applicato al comportamento umano: una volta constatata la propria impotenza, le persone accettano passivamente gli eventi senza fare più alcun tentativo di cambiarli.

In ambito elettorale, i cittadini percepiscono di non avere più alcun controllo sugli eventi, vista la quantità di vincoli esterni e cessioni di sovranità. Questa sensazione di inutilità del voto porta molti a rinunciare a partecipare alla “farsa elettorale”. Perché votare, se il voto è percepito come completamente ininfluente e la sovranità popolare è ormai un’illusione?

La questione del “Dovere civico”

Infine, c’è chi potrebbe sostenere che, anche se i cittadini rinunciassero al diritto di voto, resterebbe comunque il dovere civico di esprimere il proprio suffragio. Tuttavia, molti cittadini hanno smesso di riconoscere questo dovere nei confronti dello Stato italiano. Nel 2021, il Presidente del Consiglio Mario Draghi dichiarò i non vaccinati “fuori dalla società”, generando un forte sentimento di esclusione e sfiducia nelle istituzioni. Questo episodio ha contribuito ad accentuare il distacco tra cittadini e politica, alimentando l’astensionismo.

Conclusioni

In sintesi, il calo dell’affluenza elettorale in Italia è un fenomeno complesso, determinato da una molteplicità di fattori. La convergenza delle posizioni politiche verso un centro indistinguibile, la sfiducia nelle promesse elettorali disattese, la sensazione di impotenza appresa e la perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni sono tutti elementi che contribuiscono a spiegare questa disaffezione. Nonostante tutto, non è escluso che l’affluenza possa tornare a crescere in futuro, smentendo queste ipotesi. Tuttavia, per invertire la tendenza, sarà necessario un profondo ripensamento del rapporto tra politica e cittadini, con un ritorno alla trasparenza, alla coerenza e alla partecipazione attiva.

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1 Commento

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    Carlo Grassi

    15 Maggio 2024 at 15:26

    se tu voti un partito voti una idea che però ormai non vale nulla. Saranno le segreterie dei partiti a scegliere i candidati e spesso non sono cero i migliori ma solo yes men che non devono rompere le palle. Delle promesse non ne parliamo perché sono aria fritta.I partiti italiani (come anche quelli europei) rappresentano solo sé stessi completamente slegati dal mondo reale. e non ho usato parolacce

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