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Salari e partecipazione agli utili: l’iniziativa di Fdi per incrementarli e “attuare la Carta”

Fdi propone un cambiamento radicale: condividere gli utili aziendali coi lavoratori per alzare i salari. Una sfida per un nuovo equilibrio nelle relazioni industriali.

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Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (© Fotogramma)

Nel corso degli ultimi sessanta giorni, il panorama politico italiano è stato dominato da intense discussioni e approfondimenti su un tema che sta guadagnando nuova linfa: la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese. La premier Giorgia Meloni ha affermato con sicurezza che l’attuale legge di Bilancio sarà focalizzata sui temi delle famiglie e del lavoro, mettendo in luce un argomento che risale a lunga data nell’agenda della destra italiana: la partecipazione degli utili dei lavoratori.

Una questione che, anche se già accennata dalla recente legge di Bilancio attraverso la detassazione dei premi di produzione per i dipendenti del settore privato, è stata ulteriormente sollevata da esponenti politici come Tommaso Foti di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro alla Camera, e Carlo Fidanza, capo delegazione di FdI-Ecr a Strasburgo e Bruxelles.

Una vecchia battaglia riprende vita

La partecipazione degli utili dei lavoratori rappresenta un aspetto dibattuto e controverso nell’ambito delle relazioni industriali. Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, ha richiamato l’attenzione sulla proposta d’iniziativa popolare della Cisl, sottolineando l’importanza di dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione Italiana, che sottolinea il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle imprese.

Questa proposta trova eco anche nel presidente della commissione Lavoro alla Camera, Walter Rizzetto, il quale ha dichiarato di aver firmato la proposta e di considerarla come un possibile elemento da valutare insieme al ministro del Lavoro e al Cnel.

Un nuovo modello nelle relazioni industriali

La proposta di partecipazione degli utili dei lavoratori è stata accolta positivamente da diversi esponenti politici, che vedono in essa l’opportunità di creare un nuovo modello di relazioni industriali. Carlo Fidanza, capo delegazione di FdI-Ecr a Strasburgo e Bruxelles, ha sottolineato la necessità di contrastare il lavoro sottopagato e di aprire finalmente le porte alla partecipazione dei lavoratori. Questa proposta rappresenta un’occasione per ridefinire il rapporto tra lavoratori e imprese, avvicinandosi a un principio radicato nella dottrina sociale della Chiesa, in particolare nella Rerum Novarum di Papa Leone XIII.

Consensi e dibattiti intensi

La proposta di partecipazione degli utili dei lavoratori ha trovato sostegno in diversi settori. Paolo Capone dell’Ugl si è detto favorevole, così come la Cisal. Anche Forza Italia si è mostrata aperta alla discussione, con il senatore Dario Damiani che ha sottolineato l’assenza di preclusioni nel confronto sulla proposta Cisl.

Anche l’associazione datoriale Anpit, rappresentata da Federico Iadicicco, ha evidenziato come la partecipazione agli utili possa favorire la produttività del lavoro e la crescita delle retribuzioni, suggerendo rappresentanze nei Cda nelle grandi imprese e accordi di secondo livello nelle PMI.

Tuttavia, la proposta non è priva di critici e dubbi. Raffaella Paita, segretaria nazionale e senatrice di Italia Viva, ha contestato la decisione di affidare al Cnel un ruolo centrale nella questione, pur sostenendo l’idea della Cisl. La questione sembra polarizzarsi anche sull’esistenza stessa del Cnel, con Paita che ritiene che tale entità dovrebbe essere cancellata.

Nonostante le divisioni, vi è un consenso crescente sulla necessità di adottare un cambiamento di paradigma, spostando l’attenzione sulla partecipazione dei lavoratori agli utili come strumento per migliorare la produttività e garantire un aumento equo dei salari.

Un percorso ancora in fase di valutazione

In definitiva, la proposta di partecipazione degli utili dei lavoratori ha avuto un impatto significativo nella sfera politica italiana, riaccendendo un antico dibattito e portando alla luce nuove prospettive per il futuro delle relazioni industriali nel paese. Mentre le opinioni possono variare e i dubbi possono persistere, sembra che l’idea stia guadagnando terreno tra vari schieramenti politici, aprendo la strada a una possibile evoluzione nel rapporto tra lavoratori e imprese. Resta da vedere come questa discussione si svilupperà e quale forma assumerà nel contesto delle prossime leggi di Bilancio e delle iniziative legislative future.

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1 Commento

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  1. Avatar

    Giorgio moratto

    13 Agosto 2023 at 10:04

    e come la mettiamo con le perdite?

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