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L’incognita Ronaldo su Portogallo-Marocco

Il ct lusitano Fernando Santos: «Va di moda puntare il dito contro Cristiano Ronaldo, ma lui è un grande esempio di professionalità»

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Cristiano Ronaldo con la maglia della nazionale portoghese (© ANSA)
Cristiano Ronaldo con la maglia della nazionale portoghese (© ANSA)

La grande occasione di conquistare la semifinale del mondiale per il Portogallo si chiama Marocco, primo quarto di finale in programma sabato alle 16. Ma tutti gli occhi sono puntati su Cristiano Ronaldo: “Va di moda puntare il dito contro Cristiano Ronaldo – dice il ct lusitano Fernando Santos – Ma lui è un grande esempio di professionalità. Ha fatto il riscaldamento normalmente con il resto della squadra, è saltato dalla panchina su tutti i gol, e alla fine è stato lui a chiedere ai giocatori di andare a salutare i tifosi”.

“Ho parlato con lui – ha detto – e non lo faccio con tutti i giocatori, è vero, ma lui è il capitano. Dovevo farlo per la sua professionalità, per quello che rappresenta per il Portogallo e per la squadra. L’incontro è avvenuto il giorno della partita nel mio ufficio, dopo pranzo. Non ci sono state discussioni prima. Gli ho spiegato le ragioni della mia scelta tattica. Cristiano è rimasto molto deluso e ovviamente non ha accettato questa decisione, sarebbe stato anormale il contrario. Ma non mi ha mai detto di voler lasciare la Seleçao. E’ stata una conversazione normale e serena”.

Ronaldo: «Gruppo troppo unito per essere spezzato»

“Un gruppo troppo unito per essere spezzato da forze esterne. Una nazione troppo coraggiosa per lasciarsi spaventare da qualsiasi avversario. Una squadra nel vero senso della parola, che lotterà per il sogno fino alla fine! Credi con noi! Forza Portogallo!”: Così, in un tweet, Cristiano Ronaldo mette a tacere le voci che lo darebbero ormai come un corpo estraneo alla nazionale, tanto da minacciare di lasciare il ritiro. Voci già smentite con una nota ufficiale dalla federcalcio portoghese.

Chi spera che Ronaldo non giochi è il ct marocchino Walid Regragui

“Non so se giocherà, spero di no. È uno dei migliori calciatori della storia, quindi sarei felice se non giocasse”. Sulla partita dice: “Non camminiamo sulle nuvole, possiamo ancora dare molto in questo Mondiale. Siamo la piccola pulce che vuole dare fastidio. Il nostro stato d’animo è quello di chi vuole dare il massimo per il suo Paese. Una squadra nazionale deve dare emozioni al suo popolo. In più siamo la prima squadra araba a raggiungere i quarti di finale e penso che i tifosi ci possano aiutare a fare la storia. Tanta gente sta pregando per noi”.

“Più si va avanti, più le difficoltà aumentano. Sarà una partita contro campioni, quelli del Portogallo, che giocano nei migliori club del mondo e contro uno dei più grandi della storia – ha aggiunto in conferenza stampa il Ct del Marocco -. Ma sarà un duello equilibrato, come lo sono stati gli altri: nessuno si aspettava che potessimo arrivare agli ottavi e tanto meno ai quarti, invece siamo qui. E non ci vogliamo assolutamente accontentare. Nessuno è sconosciuto, a questi livelli. Loro come tutti gli avversari sanno quali sono i nostri punti deboli. Ma li hanno anche loro, i punti deboli”.

“Il calcio è uno sport in cui tutto è possibile. È una pressione positiva, quella che ci circonda. Ci sono educazione, costumi, mentalità da cambiare. Ad esempio la percentuale dice che ormai ci sono sempre più allenatori africani, che il nuovo calcio mondiale si è sempre più internazionalizzato. C’è tanta competenza anche in Africa, non c’è bisogno di importare per forza gli allenatori stranieri. Noi siamo contenti di essere la squadra simpatia, ma non ci basta di sicuro. Siamo la quarta nazionale africana a raggiungere i quarti di finale del Mondiale, ma credo che nessuna abbia mai avuto un percorso complicato come il nostro: Belgio, Croazia, Canada che è la più forte del Nordamerica, poi Spagna e adesso Portogallo”.

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