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Economia & Lavoro

Deficit al 7,2%: l’ombra del Superbonus sui conti pubblici italiani

Il rapporto tra Giorgetti e il responsabile della Ragioneria dello Stato, Biagio Mazzotta, si incrina a causa dell’impatto devastante del Superbonus sui conti pubblici, con un deficit al 7,2%. La situazione richiede interventi urgenti alla vigilia del Patto di Stabilità.

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Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (© governo.it)
Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (© governo.it)

L’effetto del Superbonus sui conti dell’Italia è stato, senza dubbio, significativo. I dati certificati dall’Istat mostrano un deficit 2023 schizzato al 7,2 per cento, una cifra che supera le più pessimistiche delle previsioni. L’Istat, istituto nazionale di statistica, ha svolto un ruolo cruciale nell’evidenziare l’entità del problema, portando alla luce la gravità della situazione finanziaria dell’Italia. Il primo commento di Giancarlo Giorgetti sull’argomento è stato icastico, sottolineando come l’effetto del credito d’imposta sul disavanzo stava peggiorando «oltre le più ottimistiche previsioni».

Il cuore della questione riguarda la Ragioneria generale dello Stato, guidata da Biagio Mazzotta, l’ente responsabile della gestione finanziaria del paese in concerto con il Tesoro. La Nadef (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) del settembre precedente aveva descritto un esborso per il 2023 di circa 35 miliardi, cifra che, tuttavia, si è rivelata notevolmente sottostimata, con una spesa effettiva che si avvicina a una voragine da 75 miliardi.

Questo scostamento ha posto Giorgetti di fronte alla necessità di intervenire per tamponare una falla che minaccia la credibilità dell’Italia nel consesso europeo, specialmente alla vigilia del rientro in vigore del Patto di Stabilità. La questione del Superbonus ha quindi decretato la fine di un rapporto già teso tra Giorgetti e Mazzotta, un rapporto che non poteva concludersi altrimenti.

Nonostante Giorgetti avesse la possibilità di applicare lo spoils system sin dal suo insediamento, ha preferito avvalersi dell’esperienza di un professionista di lungo corso come Mazzotta. Quest’ultimo è rimasto in carica nonostante fosse evidente già a fine 2022 che la situazione richiedesse un intervento deciso e non soltanto un approccio tecnico.

Le critiche non si sono fatte attendere, con Bankitalia e l’Ufficio parlamentare di Bilancio che hanno espresso preoccupazioni sulla difficile copertura di un bonus che ha continuato a divorare miliardi, critiche che hanno pesato sul ministro dell’Economia. Nonostante ciò, Mazzotta è destinato a firmare anche il Def 2024, ma è chiaro che la sua posizione è divenuta insostenibile, aprendo la strada a un inevitabile avvicendamento.

La speranza di molti è che Eurostat, nel prossimo giugno, possa certificare i crediti Superbonus come non payable, ovvero contabilizzabili per anno di detrazione d’imposta, un’azione che consentirebbe di alleviare il fardello finanziario che si preannuncia anche per quest’anno superiore ai 30 miliardi. Il decreto varato da Giorgetti, che blocca de facto le cessioni dei crediti, mira a muoversi in questa direzione, rappresentando un tentativo di gestire una situazione economicamente e politicamente delicata.

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