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Economia & Lavoro

Mediobanca, vince la lista del cda con il 52% dei voti

Il CDA uscente di Mediobanca ha vinto il rinnovo del consiglio con il 52,60% dei voti in un’assemblea ad alta partecipazione. Gli investitori istituzionali hanno giocato un ruolo decisivo, inclinando la bilancia a favore del CDA.

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Logo Mediobanca (Depositphotos)
Logo Mediobanca (Depositphotos)

Nella recente assemblea degli azionisti di Mediobanca, il Consiglio di Amministrazione uscente ha prevalso con un margine ristretto, ottenendo il 52,60% dei voti degli azionisti presenti, equivalenti al 40,4% del capitale sociale. Di conseguenza, il nuovo Consiglio sarà composto da 12 membri scelti dal CDA uscente, 2 dal primo azionista Delfin e 1 da Assogestioni.

Il peso degli investitori istituzionali

L’ago della bilancia in questo contesto è stato il voto degli investitori istituzionali, che detengono il 45% del capitale di Mediobanca. Molti di questi investitori avevano già annunciato la loro intenzione di votare a favore del CDA uscente, seguendo i pareri dei proxy advisor. Tra gli altri, la famiglia Benetton, con il suo 2,2% del capitale, si è schierata a favore del CDA.

Il punto di vista di Nagel e Delfin

Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca e ora al suo quarto mandato, ha commentato la vittoria come un segno di apprezzamento generale per la proposta di governance e quella industriale presentate. Nagel ha sottolineato che, forti di questo sostegno, la banca continuerà sulla strada intrapresa, rimanendo aperta al dialogo con tutti gli azionisti.

Fonti vicine a Delfin, il primo azionista di Mediobanca, hanno fatto sapere che il nuovo CDA potrà contare sul pieno sostegno di risorse di alto profilo e indipendenti, pronte a offrire il proprio contributo al rinnovamento della banca e alla realizzazione degli obiettivi previsti nel piano strategico.

Questioni di governance

Durante l’assemblea, Nagel ha affrontato il tema del voto su ogni singolo nome di una lista del CDA piuttosto che il voto in blocco. Ha sottolineato che la competizione tra diverse liste è a vantaggio degli azionisti e ha aperto alla possibilità di modificare il sistema di voto per evitare l’autoreferenzialità e l’autoperpetuazione del management.

Nagel ha inoltre annunciato che Mediobanca non ha intenzione di vendere la propria partecipazione nelle Generali, a meno che non emergano “alternative migliori”. Questo punto mette in luce l’orientamento strategico della banca per il prossimo periodo.

Il rinnovo del Consiglio di Amministrazione di Mediobanca segna una vittoria per il CDA uscente, ma apre anche a nuove dinamiche di governance e dialogo con gli azionisti. In un contesto di partecipazione straordinaria, la decisione degli investitori istituzionali ha giocato un ruolo chiave, e il cammino futuro della banca sembra essere tracciato con un forte mandato di fiducia.

Affluenza record e sostegno decisivo al Management

L’affluenza senza precedenti di azionisti all’assemblea per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Mediobanca è un segnale inconfondibile del sostegno al management esistente, guidato dal Presidente Renato Pagliaro e dall’AD Alberto Nagel. Con un notevole 76,81% del capitale rappresentato, l’assemblea ha manifestato chiaramente il proprio orientamento: un 52,60% dei voti a favore della lista del CDA e il 40,4% del capitale.

Azionisti influenti come la famiglia Benetton, Unipol e Diego Della Valle hanno contribuito a sancire questa vittoria. Senza il loro appoggio, la situazione avrebbe potuto inclinarsi diversamente. Al contrario, la lista di minoranza presentata da Delfin ha ricevuto il 41,7% dei voti, non riuscendo a esprimere il numero di consiglieri desiderato.

Un Consiglio di Amministrazione in equilibrio

Nonostante la vittoria del CDA uscente, per la prima volta il consiglio ospiterà rappresentanti espressi da azionisti di peso, un passo che potrebbe portare a un nuovo equilibrio delle forze e a una maggiore interazione con i principali azionisti. Alberto Nagel ha sottolineato che la banca è “sempre aperta al dialogo e alle proposte che vengono da tutti gli azionisti”.

Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone ora si trovano di fronte a una decisione critica: abbassare il livello dello scontro o continuare a investire risorse. Delfin ha già ottenuto l’autorizzazione per aumentare la sua partecipazione in Generali fino al 20%, ma questa mossa potrebbe richiedere un significativo impegno di capitali. Inoltre, le future assemblee potrebbero essere influenzate da nuove regole di governance in via di approvazione, aggiungendo un ulteriore livello di complessità alla situazione.

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