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Medio Oriente

Gaza: le speranze di pace svaniscono nel conflitto senza fine

Conflitto a Gaza: l’intensità delle operazioni militari non avvicina a una risoluzione, mentre il costo umano cresce. La solidarietà tra Iran, Turchia e nazioni arabe potrebbe aggravare la situazione.

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La distruzione a Gaza
La distruzione a Gaza (Depositphotos)

La Striscia di Gaza è testimone di un’escalation militare senza precedenti che ha visto l’avanzata delle forze armate israeliane culminare in un’azione che ha diviso la regione in due. Nonostante l’alta intensità delle operazioni, con circa 11mila obiettivi colpiti dal 7 ottobre, la soluzione negoziale rimane un miraggio distante.

Il conflitto ha imposto un grave tributo di sangue con la perdita di 15 soldati israeliani il 31 ottobre, parte della brigata Givati, e circa 350 dall’inizio del conflitto. A queste si aggiungono le perdite palestinesi, la cui entità esatta rimane indefinita, ma si presume siano significative. Il numero dei civili palestinesi deceduti è motivo di controversia, con Hamas che potrebbe aver gonfiato i numeri a fini propagandistici.

Dichiarazioni e reazioni internazionali

Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha assicurato la continuazione della lotta, una posizione che si scontra con le molteplici condanne internazionali. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha sottolineato la prontezza di Israele per una campagna prolungata e complessa, nonostante la rottura diplomatica con alcuni paesi latinoamericani e la chiusura di ambasciate.

Fattore “ostaggi”

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha posto l’attenzione sulla condizione degli ostaggi, suggerendo un cessate il fuoco come condizione per il loro rilascio. Questa dinamica viene ulteriormente complicata dal supporto delle forze speciali americane, che assistono nella ricerca e salvataggio degli ostaggi, nonché nella protezione delle ambasciate nella regione.

La reazione del mondo Arabo e il rischio escalation

L’Arabia Saudita ha espresso una ferma condanna contro le azioni israeliane, soprattutto in seguito al bombardamento sul campo profughi di Jabailya. Allo stesso tempo, Iran e Turchia hanno esplicitato conseguenze gravi se non si pone fine all’aggressione israeliana, con l’Iran accusando Israele di utilizzare armi proibite.

L’espansione del conflitto è un rischio imminente, con movimenti strategici da parte di Israele contro possibili minacce da parte di Hezbollah e le milizie Houthi. Il rischio di un’ulteriore escalation è amplificato dalle dichiarazioni di Hassan Nasrallah di Hezbollah, che potrebbe posare un ultimatum a Israele.

Spiragli di umanità

In mezzo alla violenza, un raggio di speranza emerge dal Cairo, dove l’Egitto ha aperto il passaggio di Rafah per l’evacuazione di feriti e cittadini stranieri, con l’aggiunta di un ospedale da campo per assistere i feriti. La situazione a Gaza rimane tesa e incerta, con un conflitto che persiste senza una soluzione chiara in vista, e con implicazioni che si estendono oltre i confini della Striscia di Gaza, influenzando la geopolitica di tutta la regione.

UNICEF: «Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini»

Dall’inizio delle ostilità nella Striscia di Gaza, l’appello dell’UNICEF per un cessate il fuoco umanitario per proteggere i bambini e permettere l’ingresso degli aiuti è diventato sempre più pressante. La drammatica escalation del conflitto ha portato a un numero inquietante di vittime minori: oltre 3.450 bambini hanno perso la vita. La situazione si aggrava di giorno in giorno, trasformando Gaza in un luogo di estremo dolore per l’infanzia. Mentre la comunità internazionale osserva, la necessità di un intervento urgente diventa sempre più critica, con l’UNICEF che sottolinea la disperata esigenza di acqua potabile e cure mediche.

La crisi non si ferma ai bombardamenti: Gaza affronta anche una catastrofica crisi idrica. Con la sua infrastruttura compromessa, l’acqua disponibile è meno del 5% di quella normalmente necessaria, e i bambini muoiono per disidratazione. La testimonianza di una madre, Nesma, dipendente dell’UNICEF, è emblematica della disperazione quotidiana: i suoi figli chiedono una “acqua normale” mentre le risorse si esauriscono. Il trauma psicologico si aggiunge al devastante impatto fisico, con segnali allarmanti di stress nei bambini, manifestati in comportamenti autolesionistici. Tutto ciò sottolinea l’urgenza di un intervento per aprire i passaggi a Gaza, permettendo l’accesso di aiuti umanitari fondamentali e scongiurando così il rischio di un futuro ancora più tragico per i più piccoli.

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1 Commento

1 Commento

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    Ardmando

    6 Novembre 2023 at 7:53

    Quando Gaza verrà rasa completamente al suono e non ci sarà più nessuno, allora ci sarà la pace. E’ solo questione di tempo ormai.

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