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Opinioni

Gianni Alemanno: «Basta inviare armi in Ucraina, apriamo le trattative per la pace»

L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno spiega ai microfoni del DiariodelWeb.it le posizioni del comitato Fermare la guerra, di cui è portavoce

Fabrizio Corgnati

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Gianni Alemanno
Gianni Alemanno, portavoce del comitato Fermare la guerra (© Ansa)

È arrivato addirittura a incontrare privatamente Papa Francesco, sabato scorso, Gianni Alemanno. L’ex sindaco di Roma, ormai abbandonata l’attività partitica, non ha però smesso di occuparsi di politica: oggi, infatti, è portavoce del comitato Fermare la guerra. Un think tank composto da una ventina di nomi illustri, dai giornalisti Francesco Borgonovo e Angela Camuso allo storico Franco Cardini al magistrato Luciano Barra Caracciolo, che si batte perché l’Italia si ritagli un ruolo da protagonista nel raggiungimento della tregua in Ucraina e nella costruzione della pace in Europa. Ecco che cosa ha dichiarato ai microfoni del DiariodelWeb.it.

Gianni Alemanno, cosa può raccontarci del suo incontro con il Santo Padre?
Ho chiesto un’udienza privata con Sua Santità per parlare delle iniziative di pace in Ucraina, come portavoce del comitato Fermare la guerra. È stato un grandissimo onore. Ovviamente non posso addentrarmi nei termini dell’incontro, ma posso dire che è stato davvero illuminante. Mi ha fatto comprendere appieno una serie di situazioni e penso che nelle prossime settimane e mesi la nostra iniziativa sarà ancora più incisiva proprio grazie a questo incontro.

La vostra posizione è che sia un errore inviare le armi in Ucraina.
Sì, ma andiamo più nello specifico. L’aspetto più grave non è solo l’invio delle armi, ma il fatto che non viene avanzata alcuna proposta di pace, alcuna idea di trattativa per interrompere il conflitto. Ad esempio, non si mette sul piatto della bilancia un’eventuale sospensione dell’invio delle armi se la Russia accettasse il cessate il fuoco. Ci si limita a mandare le armi e basta. Dall’inizio del conflitto non c’è stata nessuna iniziativa di pace credibile da parte dell’Europa o del mondo atlantico.

Quale sarebbe una possibile piattaforma di condizioni accettabili per raggiungere la pace, secondo voi?
Ci sono due problemi: l’autodeterminazione dei popoli e l’adesione dell’Ucraina alla Nato, non all’Unione europea. Queste sono le due chiavi fondamentali che hanno generato il conflitto.

Partiamo dalla prima.
Nel Donbass e nei territori contesi bisogna indire referendum veri: non quelli fasulli realizzati dai russi, bensì controllati da organizzazioni internazionali, Onu o Osce. Sono quelle popolazioni che devono decidere in quale Stato vogliono stare.

E quanto all’ingresso dell’Ucraina nella Nato?
L’Ucraina può entrare nell’Unione europea, ma non c’è alcun motivo e alcuna logica per cui la Nato debba spingersi fino ai confini della Russia.

Non sono soluzioni facili da raggiungere.
Certo. Ma, se si vuole fermare la guerra, il primo obiettivo non deve essere quello di risolvere tutti i problemi, ma di raffreddare il conflitto. Il primo passo è il cessate il fuoco e l’apertura del tavolo delle trattative. Saranno trattative difficili e interminabili, ma meglio una trattativa interminabile che un conflitto interminabile. Questo rischia di essere un Afghanistan nel cuore dell’Europa.

Se l’Europa e l’Italia non si stanno facendo promotrici di queste trattative è anche perché la nostra politica estera è eccessivamente appiattita sugli Stati Uniti.
Certamente, questo è un errore di quasi tutta la politica italiana. Non si vuole prendere atto del cambiamento epocale in corso: stiamo passando da un mondo unipolare, centrato sull’unica superpotenza degli Stati Uniti, a uno multipolare. Siamo impegnati a raccontare, con una propaganda di guerra, che la Russia è isolata, che tutto il mondo civile è contro Putin, quando non è vero.

Cosa intende dire?
Che il resto del mondo è molto più equilibrato rispetto all’Occidente o addirittura più vicino alla Russia di quanto si possa pensare. I Brics, la Cina, l’India, l’Africa, una buona parte del mondo islamico hanno posizioni completamente diverse. Sembra che tutto questo non sfiori la consapevolezza o la valutazione della politica italiana.

È interessante che a dirlo sia un uomo di destra come lei, mentre normalmente si sostiene, semplificando, che tali opinioni siano proprie della sinistra pacifista.
Invece sono opinioni trasversali. C’è una destra bellicista e una contraria alla guerra suicida. La stessa cosa avviene a sinistra: il partito più bellicista presente in parlamento è sicuramente il Pd.

Ma che spazio hanno le opinioni contrarie alla guerra nell’attuale centrodestra di maggioranza?
Io, in questo momento, non faccio parte di nessun partito. Ma faccio notare che nell’ultimo dibattito sull’invio delle armi si sono levate delle voci, che proprio oggi vengono stigmatizzate in un fondo sulla prima pagina del Corriere della Sera, dalla Lega e anche da Forza Italia, che hanno fatto molti distinguo. Al di là della postura formale del centrodestra, c’è una discussione in corso che, secondo me, può dare spinte significative. Ma c’è un altro problema che va considerato, sul quale stiamo cercando di lavorare e di lanciare appelli.

Quale?
Che anche il fronte della pace è molto diviso, non c’è una voce comune. Noi abbiamo aderito alla manifestazione del 5 novembre, ma ancora la sinistra e la destra vanno per proprio conto. Se questa è una battaglia decisiva per il destino del popolo italiano, bisogna fare uno sforzo per superare le diffidenze e fare un fronte comune, per mettere in discussione l’idea secondo cui questa guerra deve andare avanti fino alla completa sconfitta della Russia. Se ci riuscissimo, credo che molti equilibri potrebbero cambiare.

Che opinione si è fatto di questi primi mesi di attività del governo Meloni?
Ovviamente non posso essere contro questo governo, sia perché è eletto dal popolo, sia perché per la prima volta la destra esprime un presidente del Consiglio, tra l’altro donna. Non posso non tifare per il governo Meloni. Ma vedo un pericolo all’orizzonte che va assolutamente evitato, e che non riguarda solo il tema della guerra, ma anche i rapporti con l’Unione europea e gli Stati Uniti.

A cosa si riferisce?
Il principale problema dell’Italia è la subalternità internazionale, che ci condiziona da tutti i punti di vista. Non c’è soluzione alla nostra crisi economica e al nostro sviluppo, anche di carattere culturale, se non ci liberiamo da questa sudditanza. Questo tema era centrale nella campagna elettorale del centrodestra, ma sembra quasi che si sia perso. Non bisogna farsi condizionare da tutta la pressione che sostiene che l’Italia, se non sta allineata, coperta, zitta e obbediente alla Ue e agli Usa, non ha nessun futuro.

Non è così?
Niente affatto. C’è un mondo che si sta aprendo, muovendo e trasformando, che noi possiamo utilizzare per aprirci prospettive diverse. Non per uscire dall’Unione europea, ma per far valere i nostri diritti e non essere sempre trattati come gli ultimi.

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3 Commenti

1 Commento

  1. Avatar

    Luigi Bersano

    13 Gennaio 2023 at 15:31

    Condivido TOTALMENTE la posizione di Alemanno , che è la sola logica ragionevole e sensata. Purtroppo NATO UE sono come non mai i pupi parlanti di una parte del mondo americano e non guerrafondaio , non sanno cosa si rischia , pensano di essere al sicuro ma si sbagliano. Biden anche lui marionetta non sa cosa dice. Il problema ora è che la Russia dopo essere stata sbeffeggiata con le dichiarazioni della Merkel confermate dall’ ex presidente francese (vedi accordi di Minsk strumentali e ipocriti) ha dichiarato che non si fida piu della diplomazia dell’ Occidente , risultato grande rischio di escalation con conseguenze potenzialmente apocalittiche.

  2. Avatar

    Eernesto Cremonesi

    13 Gennaio 2023 at 20:43

    Ormai è troppo tardi ricorrere ad organismi occidentali per rincorrere la pace. Hanno perso ogni fiducia e non danno più garanzie di lealtà! Abbiamo visto l’intransigenza usa e anglosassone, supportata da un’elite semplicemente criminosa, per non dire criminale!!! Questi sono ns nemici ed è inutile continuare a girare in torno senza nominarli!!!!!!! L’iniziativa deve essere presa da singole nazioni europee tipo ungheria e cercare di arrivare a creare una nuova mentalità e esigenza che dia svantaggio a certi criminali e trovare consenso con la RUSSIA!! Certamente con la Meloni penso non ci siano speranze e del resto Alemanno, penso, le abbia sviscerate. Ad un certo punto è meglio avere un uomo al vertice che abbia buon senso al posto di una donna che non l’ha, Queste osservazioni sono cazzate ereditate da vari somari che ci hanno preceduti. Se una donna è valida riuscirà comunque ad arrivare a certi livelli senza il perbeniosmo e l’ignoranza tipica di un ns leader molto nominato!!!!!!!!

  3. Avatar

    rosario fasone

    13 Gennaio 2023 at 21:06

    Grande Alemanno, peccato che questa consapevolezza è patrimonio di poche teste pensanti…..

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