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Veronica Giannone: «Oggi ci manca la vita, la gente non vive più»

L’ex deputata Veronica Giannone spiega al DiariodelWeb.it i progetti sociali, culturali e politici promossi dal partito Vita

Fabrizio Corgnati

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Veronica Giannone, ex deputata, oggi responsabile delle relazioni esterne di Vita (© Fotogramma)

Si è concluso con successo «La sovranità rapita e le sovranità immaginate», il convegno promosso dal partito Vita lo scorso 9 maggio al Capranichetta di Roma. Ma questo è stato solo l’inizio di un percorso sociale, culturale e politico che vedrà questa formazione coinvolta in prima persona, nelle sue articolazioni territoriali, per costruire un’alternativa realistica e dal basso. A spiegarlo al DiariodelWeb.it è Veronica Giannone, ex deputata, oggi responsabile delle relazioni esterne di Vita.

Veronica Giannone, che bilancio può tracciare dell’evento?
La saletta era piena, i posti quasi tutti occupati. Una metà era dedicata ai ragazzi delle scuole romane. Hanno partecipato, sono rimasti attenti e interessati per molte ore, qualcuno ha anche compreso il fatto che le informazioni che leggono non sempre raccontano la verità vera.

La prima parte è stata dedicata ai 45 anni dalla morte di Aldo Moro. L’intervento che l’ha colpita di più?
Quello dell’onorevole Claudio Signorile, all’epoca vicesegretario del Partito socialista. Lui toccò con mano quei giorni, la speranza di riportare Moro a casa e l’epilogo drammatico. E ha raccontato il contesto che portò a quel rapimento: l’idea di aprire a un governo di collaborazione, di riprendersi l’indipendenza dell’Italia dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra.

Un tema quantomai d’attualità, oggi che non vediamo una politica estera autonoma da parte del nostro Paese ma nemmeno dell’Unione europea.
A oggi non si vede alcuna nostra rappresentanza, non credo di dire nulla che non sia evidente. Noi abbiamo parlato di «sovranità rapita». E nella seconda parte abbiamo cercato di andare alla ricerca della nostra indipendenza, insieme a esperti di varie materie.

Ad esempio?
Il ragionamento della scrittrice Mirella Santamato sul linguaggio: le parole che usiamo tutti i giorni, senza accorgercene, costruiscono un immaginario negativo, di lotta più che di pace. Oppure il racconto di un modo diverso di fare agricoltura che curi e migliori i terreni, un’alternativa più sana per la nostra alimentazione. Il concetto è che, se vogliamo, se ci informiamo, se facciamo rete, le soluzioni le possiamo trovare, senza demandarle alle amministrazioni locali o al governo nazionale.

Un cambiamento dal basso, insomma.
Che parte da noi, dalla capacità di guardare alla realtà con occhi diversi. Da questa giornata è emerso come ciò che manca oggi, nella maggior parte dei casi, è proprio la vita. La gente non vive più. E per questo è interessata ai propri diritti, a prendersi cura di se stesso e di chi gli sta intorno.

Non lo facciamo abbastanza?
Riprendo le parole del regista del docufilm su Moro che abbiamo proiettato durante il convegno, Tommaso Minniti. Lui ha fatto notare come oggi abbiamo troppo, così tanto che non riusciamo a guardarci dentro e a capire chi siamo, cosa vogliamo, qual è il nostro scopo nella vita. Come se dovessimo imparare a nuotare: è più facile farlo in una piccola spiaggia, con poco spazio a disposizione e più punti di riferimento, che nell’Oceano Pacifico, dove si affonda dopo qualche bracciata.

Questa è una situazione in cui siamo immersi ormai da tempo.
Non vorrei essere definita complottista, come al solito, ma ci vedo un disegno di quei pochi che detengono il potere nel mondo. E che, come interesse unico, ha proprio i soldi. È più semplice darci tutto e quindi offuscarci la mente, in modo da non permetterci di ragionare sul nostro domani. Così si esercita il controllo e non si lascia le persone libere di sviluppare il proprio essere.

Ma come si può dare a un cambiamento socio-culturale come quello che lei ha descritto anche una prospettiva politica?
Noi di Vita siamo partiti dalla strutturazione di un gruppo dirigente, per darci gli strumenti basilari: statuto, regolamento, congresso. Poi abbiamo nominato i referenti regionali, per creare dei gruppi di lavoro e d’informazione, che un giorno possano candidarsi nelle amministrazioni locali. Quello sarà il passaggio alla politica attiva, perché per cambiare le leggi bisogna accedere a quei luoghi.

E a livello nazionale?
Chissà che poi un giorno, quando saremo più strutturati, non si decida di tentare l’ingresso in parlamento. Nel frattempo siamo attivi con varie iniziative: dalla raccolta firme per la soluzione diplomatica e pacifica del conflitto alla manifestazione del primo maggio a Pesaro contro la costruzione del nuovo polo di ricerca per le armi biologiche e chimiche.

Anche in questo caso, si fa rete partendo dal basso.
Puntiamo molto sulla collaborazione tra le persone. Ognuno può dare quello che ha, le sue competenze o il suo tempo, per contribuire: in Veneto c’è chi si è messo a disposizione per fare ripetizioni gratuitamente ai bambini, altrove dei commercialisti offrono informazioni a chi ha necessità senza chiedere nulla in cambio. Io stessa, anche se non sono più parlamentare, vengo ancora contattata per un supporto sul tema degli affidi dei minorenni e delle separazioni, dall’esperienza che ho maturato nella commissione d’inchiesta. Questo è il senso della comunità che vogliamo portare.

Qualcuno direbbe che è un lavoro lungo.
Lo so. Anzi, lunghissimo. Ma noi lo iniziamo, magari lo continueranno i nostri figli. Il cambiamento sta a ognuno di noi. Che, unendoci insieme nella comunità, aumentiamo la nostra forza, la nostra voglia, il nostro impegno.

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1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    pietrolLuciano diquigiovanni

    21 Maggio 2023 at 12:11

    Buongiorno, mi fa piacere certi argomenti come questo, ma ho la sensazione, o meglio il sentore che non si avverrà mai, per il semplice fatto che siamo una colonia schiavizzata dagli USA e GB, inoltre il popolo italiano non è interessato al cambiamento, sembra ipnotizzato, e quando parli di qualcosa di diverso dalla sua visione, sei estremista, per non usare altri termini. C’è da considerare che anche l’italia si sta comportando come una colonizzatrice, se non lo vedete allora è GRAVE.

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